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J. Fante, La strada per Los Angeles

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images“Il miglior scrittore che abbia mai letto”, “Il narratore più maledetto d’America”, “Era il mio Dio”. Chi parla, o forse è meglio dire parlava? Charles Bukowski, che così si esprimeva a proposito di John Fante, uno dei più grandi autori del ‘900 finito preso nel dimenticatoio e fortunatamente riscoperto negli anni ’80 proprio da Bukowski, che ha ridato la giusta luce ad uno scrittore che si stava spegnendo cieco e senza gambe a causa del diabete.
Se non fosse stato per la riscoperta di Bukowski, quindi, probabilmente oggi non si parlerebbe più di Fante, o almeno lo si farebbe ancor meno di quanto non lo si faccia, un autore che ha avuto il suo momento più prolifico negli anni ’30, con la celebre saga di Arturo Bandini.

Ed è quindi proprio uno dei romanzi di questa saga, riscoperto negli anni ’80, del quale parliamo. La strada per Los Angeles è il primo romanzo della serie Bandini, scritto nel 1933, eppure in molti, case editrici comprese, lo segnalano come il secondo romanzo della sega, dopo Aspetta Primavera, Bandini! del 1938. Questo perché La strada per Los Angeles è stato pubblicato per la prima volta solo nel 1985, grazie alle insistenze di Bukowski al proprio editore, dopo che Fante aveva scritto nel 1982, poco prima di morire, l’ultimo capitolo della saga: Sogni di Bunker Hill, dettato dall’autore alla moglie, non essendo più in grado di scrivere a causa della cecità.  

Nel romanzo troviamo quindi le tematiche classiche che hanno accompagnato le vicende di Arturo Bandini, uno dei personaggi più amati nella storia della letteratura, soprattutto dal mondo degli scrittori. Qui Bandini è un ragazzo, diciotto anni appena compiuti, che cerca l’indipendenza dalla madre e la sorella e l’autodeterminazione della propria personalità tra riviste per adulti, lavori cambiati di continuo e le decine di letture dei testi filosofici di Nietzsche, Schopenauer e tutti i principali filosofi tedeschi, nutrendo il sogno di diventare uno scrittore.
Un personaggio, quello di Bandini, assolutamente rivoluzionario per l’America puritana e bacchettona degli anni ’30, un personaggio sulla scia dell’Holden di Salinger, sia dal punto di vista letterario che di impatto sui lettori. Era infatti, per l’epoca, del tutto sconvolgente leggere in modo così aperto di un ragazzo che si masturba appena può, che si forma sui libri di filosofia, e ha un atteggiamento talmente dissacrante verso due istituzioni dell’epoca come la famiglia e la religione, da apparire blasfemo negli Usa, e non solo, di quegli anni. A distanza di ottanta anni, ancora si può percepire la straordinaria ondata di novità portata da Fante con il suo personaggio, e per questo ci sentiamo di consigliare caldamente quest’opera.

John Fante, La strada per Los Angeles, Einaudi, pag. 218, € 12

Alan Di Forte

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