Voilà…i Trocks!
[DANZA]
ROMA- Invito alla Danza, la rassegna che allieta il panorama estivo della capitale, venerdì 6 luglioci ha regalato risate classiche sotto le stelle.
Nella meravigliosa location della rassegna, il Teatro all’aperto di Villa Pamphilji, a farla da padroni sono stati i nuovi classici Trocks, abbreviativo amorevole di LES BALLETS TROCKADERO DE MONTE CARLO.
La compagnia nata a metà degli anni ’70 come parodia en travesti del balletto classico, da danzereccio fenomeno sociale, parodia, satira, ora è divenuta anch’essa un “grande classico”, in tutte le sue forme.
Mai come in questo caso ci si sente in dovere di utilizzare l’espressione forme: strane ed irriverenti infatti sono quelle dei corpi di danzatori-trici completamente diversi tra loro, altissimi, tarchiati, simil rugbisti o soavi e filiformi, che presentano sul palco sequenze coreografiche tra le più difficili del repertorio classico, con un pizzico del loro particolarissimo pepe.
Vederli sul palcoscenico dà la stessa spensieratezza che può dare una di quelle scene domenicali sui tetti di Roma alla Ferzan Ozpetek, anche se si sta pur sempre guardando un pas de deux di “le Corsaire”, “les Silfide” o la celeberrima “Morte del Cigno”, e si è comunque immersi nel rigore del balletto.
Indubbiamente la soddisfazione di conoscere la danza classica sotto un aspetto non convenzionale è appagante; nonostante il fenomeno trocks sia ormai diventato parte della storia della danza, serve ancora qualcosa che riesca a contrastare il brutto ambiente che è quello di un corpo di ballo che rende le persone che vi lavorano all’interno uniformate ad uno stereotipo ottocentesco, che non dovrebbe più essere la regola ma una delle tante eccezioni.
Ci sono delle storie dietro a questi travestiti danzanti, non stiamo vedendo solo la parodia di esili spettri che si muovono al grido di “sii identica alla ballerina davanti a te”. Cito da una sorta di foglio di sala distribuito durante uno dei due intervalli: “nonostante possegga un guardaroba così grande da avere un codice postale, rimane una vera ballerina del popolo…” oppure “…diventando la prima etoile ad essere lanciata in orbita…” ed infine “..lo strudel di prugne del balletto russo…”.
Come non apprezzare le distinzioni davvero marcate anche in tutto ciò che fa parte del corollario scenico di un balletto? Insomma con questi assaggi biografici voglio continuare a sottolineare le meravigliose particolarità che ci rallegrano tanto, in ovvia comunione con sguardi ammiccanti, buffe papere sceniche e azioni senza senso che sono all’ordine del giorno nel loro lavoro come, per esempio, quella di entrare in scena durante il finale di Paquita solo per andarsene, attraversare il palco et voilà.
Un elogio particolare va alla “Morte del Cigno” che inizia con un palcoscenico vuoto illuminato da un enorme faro, di quelli del cinema, o forse è meglio dire di quelli che nel cinema vediamo inseguire i ricercati appena evasi di prigione! Dopo un po’ di titubanza ecco arrivare il Cigno che, oltre a trasmettere sofferenza, semina piume ovunque, il tutto con una comica serietà sbalorditiva. Mi rendo conto che è paradossale usare questi aggettivi, ma è proprio ciò che si prova vedendoli: tutto funziona anche se, nella logica danzereccia, nulla di ciò che funziona dovrebbe essere permesso.
Anche sul piano tecnico va premiata l’ironia con cui vengono recitate quelle che, magari, sono le problematiche reali di ogni persona, parlo dell’uso di occhiali appariscenti per difficoltà visive piuttosto che lift palesemente evitati per paura di colpi della strega precoci.
Il movimento, tutt’altro che soave nella maggior parte dei casi, assume una sua armonia, una sua logica del
grottesco, non perché sia ricercato nell’interpretazione, ma solo perché gli occhi dello spettatore sono viziati dai canoni estetici dell’oggi, le famose linee.
I Trocks però sanno supplire anche a questo,con la peculiare ironia che li caratterizza spostano l’attenzione su particolari divertenti, come gli spostamenti di formazione a suon di camminata da maratoneta, sempre ovviamente meravigliosi nei loro abiti luccicanti che lasciano intravedere petti villosi.
Gran finale distintivo per loro che, abbandonate movenze classiche e ricevuta una gran dose di applausi,si lanciano in piccole sequenze disco music anni ’80.
Avete presente aver voglia di alzarsi e andare a ballare con loro? Ecco…
Giovanna Rovedo
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