Transmetropolitan, ritorna il reporter del futuro
[STRIP-TEASE: FUMETTI MESSI A NUDO]
Perché non parlarne sarebbe stato davvero antigiornalistico. Perché probabilmente in questa serie c’è la summa di tutto quello che abbiamo amato della fine dello secolo scorso: da Hunter S. Thompson al cyberpunk, dal cinismo da reduce alle sperimentazioni della Vertigo. Perché non averlo mai letto è a prescindere una pecca gravissima.
Transmetropolitan è un fumetto decisamente troppo sottovalutato dalle nostre parti. Pubblicato in Italia in un periodo in cui i comics Marvel e Dc avevano ancora le ossa rotte, questa testata (al pari di Hitman) aveva tutte le carte in regola per entrare nel gotha delle grandi produzioni anni ‘90. E parliamo di serie di qualità come Sandman e Preacher, mica di giocattoli per bambini come La Morte di Superman o La Saga del Clone. Anche qui ad esempio abbiamo un autore della scuola inglese, quel Warren Ellis che davvero non ha bisogno di presentazioni e che ancora oggi fa discutere per la sua gestione di serie come X-Men e Authority. Al suo fianco abbiamo Darick Robertson, mai troppo lodato illustratore di The Boys.
Grazie alla ristampa in volumi della Lion, è finalmente possibile rileggere le storie di Spider Jerusalem, ex giornalista d’assalto ritiratosi in montagna e costretto a ributtarsi nella mischia cittadina per risolvere un contratto firmato cinque anni prima. La Città, un agglomerato futuristico non dissimile da New York, è una megalopoli il cui melting pot non coinvolge più la sola razza umana, ma anche alieni, cyborg e coscienze umane trascese a una nebbiolina di nanomacchine.
Il problema di Spider, oltre a una totale mancanza di senno (roba che in confronto Tank Girl e Lobo sono degli impiegati del catasto), è il suo bisogno innato di raccontare la verità. Una caratteristica che già in passato gli ha portato parecchi guai, che accumula con indifferenza e dei quali si cura solo in vista di un ulteriore possibile articolo.
Ciò che coinvolge più della lettura è il classico espediente che già in passato rese famose molte delle storie di 2000 AD: sfruttando l’elemento fantascientifico, Ellis critica la società odierna con sgarbata efferatezza, esasperandone difetti e stili di vita. E per un fumetto nato alla fine degli anni 90, risulta parecchio divertente scoprire quanto si è azzeccato in quasi quindici anni.
Tuttavia, quello che davvero ci spiazza è proprio il senso etico di Spider: cinico in un mondo di cinici, irresponsabile, sgraziato, cattivo e parecchio schizzato. Ha un gatto con due facce che fuma sigarette, un elettrodomestico con problemi di tossicodipendenza e un paio di occhiali dalle lenti completamente scoordinate (che spesso si sposano perfettamente con un sopracciglio abitualmente inarcuato). Eppure Spider è un uomo totalmente dedito al lavoro, e soffre parecchio il suo vivere in una società ottusa che continua imperterrita a farsi abbindolare dal politico di turno. E sebbene raccontare la verità sia quasi inutile in un mondo a cui nessuno importa, quello di Spider è un impulso al quale non riesce a trattenersi.
Transmetropolitan è una serie che non dovrebbe mai mancare sul banco di uno studente di giornalismo, sempre ammesso che ne esistano ancora. Niente a che vedere con le classiche dottrine snocciolate alla facoltà di Comunicazione, ma qualcosa di gran lunga più vicino alle lezioni del Gonzo Journalism, che sarebbe riduttivo (e anche un po’ offensivo) ricordare con un Johnny Depp strafatto a Las Vegas. In un’epoca in cui, specialmente in Italia, fare un po’ di giornalismo scomodo ti porta subito a credere di essere il depositario della differenza tra Bene e Male, è decisamente piacevole riscoprire come raccontare la verità spesso non porti ad alcun vantaggio personale, ma solo a una marea di problemi e all’inimicizia di tutte le parti in causa. E nonostante tutto, sentirsi in dovere di raccontarla comunque. Perché in un fumetto il senso etico non deve insegnarcelo per forza un tizio col mantello e le mutande sopra i pantaloni.
Giampiero Amodeo
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