Andrea Brancone: gli ingredienti di un giovane talento
ROMA – Ore 12, zona Re di Roma. È lì che ho appuntamento con il giovane fresco e solare Andrea Brancone. Esce dagli studi della Fonoroma dopo il turno di doppiaggio e facendo due passi mi racconta di sé. Attore, appena trentenne, pugliese nato a Taranto, vive tra Roma e Milano percorrendo in lungo e in largo la Penisola.
Instancabile, sale su un palcoscenico e un attimo dopo lo ritrovi in tv nello spot più in voga dell’anno. Attore di teatro, di fiction, sit com, doppiatore e speaker. Bel volto dalle sopracciglia folte e scure, voce profonda.
Qualcuno lo ha visto in tv e lo ha definito “il ragazzo ideale per ogni figliola d’Italia”. Ma nel corso della nostra chiacchierata si scopre che non è solo il fidanzatino ideale delle teenager, ma ha fascino, determinazione, carisma. Il suo racconto parte dalla maestra di nome Stella, una donna tarantina che alle scuole elementari gli propose un ruolo per la recita di fine anno. Faceva l’angelo, una piccola battuta. Forse il suo destino era nel nome della sua maestra? A poco più di 7 anni Andrea capì che voleva fare l’attore. E ha trascorso questi anni tra accademia, progetti, laboratori, workshop e palcoscenici.
Come hai capito che era la tua strada?
Quando interpretando i primi ruoli e leggendo i primi copioni mi sono sentito al posto giusto. Da quel momento ho impostato la mia vita per far diventare questa passione il mio mestiere.
Qual è stata la prima “mossa”?
Mi ero informato, chiedendo ai miei conoscenti o a chi era più grande di me quale fosse la strada da seguire per diventare attore. Non c’era dubbio dovevo fare l’accademia. Questa parola ha accompagnato la mia adolescenza sperando che il tempo volasse pur di iscrivermi e diventare un attore. A 18 anni, sapendo che avrebbero girato una fiction a Taranto, per la Rai, partecipai ai provini. Mi meritai una figurazione speciale con il ruolo di ministrante per la fiction “Sarò il tuo giudice”. Ma proprio in quei giorni di euforia, tra il set e le emozioni di quel primo ruolo dimenticai il termine per spedire la lettera di ammissione all’Accademia Nazionale Silvio D’Amico. Ma all’Accademia dei Filodrammatici di Milano i termini non erano ancora scaduti. Provai, superai tutte le selezioni e riuscii a far parte dell’Accademia. Il mio sogno da bambino stava iniziando a diventare realtà!
Come hai affrontato il mestiere d’attore all’interno dell’Accademia? Quali insegnamenti porti con te da quel periodo di studi?
Alla fine dell’ Accademia, entrai nella Compagnia Stabile del Teatro dei Filodrammatici di Milano. In compagnia, e in altre in seguito, ho recitato per anni, sia a Milano che in tournée: teatro contemporaneo, commedia musicale, teatro classico da Shakespeare a Checov, poi Machiavelli, Goldoni e tanti altri. Grazie all’Accademia e al lavoro sul palco insieme ad ottimi professionisti ho potuto acquisire una tecnica e dare rigore alla mia passione.
Un attore che viene dal teatro, molto attivo anche in tv. Due mondi diversi, per qualcuno inconciliabili…
Bè se è vero che amo il teatro e sono nato professionalmente sul palcoscenico, è anche vero che la tv offre tante opportunità. Non credo molto nella popolarità momentanea che può dare la partecipazione ad un reality, anche se ci sono stati dei casi fortunati negli ultimi anni. Mi piace pensare ad una tv fatta di professionisti impegnati, di attori che hanno una solida formazione alle spalle. Recitare per la tv ha una bellezza completamente diversa da quella del teatro. Non hai un feedback immediato da parte del pubblico, ma il calore della gente che ti apprezza è lo stesso e per un attore che sia in tv, cinema o teatro il consenso del pubblico è indispensabile.
Sei anche uno dei volti di una campagna pubblicitaria piuttosto nota. C’è chi vorrebbe il tuo poster in camera e chi ha fatto ricerche incrociate sul web per scoprire il tuo nome…
Addirittura??(sorride). E pensare che all’inizio l’idea di una telecamera fissa e (oltre lo schermo) milioni di spettatori mi agitava. Poi da un provino all’altro ho cominciato a prenderci gusto. A divertirmi veramente. Ho anche condotto la trasmissione televisiva “Quarta Parete” di Pino Strabioli. Qualche anno dopo grazie ad una serie di spot di una pubblicità comparativa sono entrato piano piano nelle case degli italiani e questo mi ha garantito una certa visibilità.
Ma allora sei popolare?
Non esageriamo, non sono riconosciuto proprio ovunque! Ma qualcosa di bizzarro è successo. Ad esempio ero in scena al teatro Out Off di Milano con “Le Furberie di Scapino” di Moliere, per la regia di Roberto Trifirò.
All’uscita del teatro, alcune persone del pubblico in sala volevano farmi i complimenti anche perché ero quello della pubblicità!
Cosa pensi del fermento culturale del Teatro Valle Occupato e dell’occupazione di centri d’arte e teatri un po’ in tutta Italia?
Sono sempre stato favorevole alla cultura e all’arte. Alla promozione e valorizzazione del talento. I tagli al FUS sono un’indecenza e un attentato all’arte che prescinde dalla politica. L’Italia è la culla dell’arte quindi lavorare per sensibilizzare all’arte è piacevole, giusto, fondamentale. Occupare uno spazio è dichiarare una presenza, esserci e per l’arte dovremmo esserci tutti sempre. Perché l’arte fa bene e fa pensare, permette al pubblico di immedesimarsi, di rivivere le proprie scelte e la propria vita.
Sei appena uscito da una sala di doppiaggio…
Era uno dei miei sogni: quando ero al liceo imitavo le voci degli attori e desideravo lavorare con la voce. In questi giorni sto lavorando al doppiaggio di un film con uno dei più grandi maestri italiani, Tonino Accolla (storico direttore e voce di Homer Simpson ed Eddie Murphy). Un professionista che costruisce i personaggi nel doppiaggio, recita, fa teatro in sala di doppiaggio.
Sogni da realizzare?
Tanti. Soprattutto approdare al cinema. Magari interpretando un ruolo in un film storico, in costume. Vestire i panni di un personaggio che ha lasciato un segno con le sue gesta. Ma soprattutto continuare ad approfondire, attraverso i personaggi che interpreterò, le vite degli altri.
Un consiglio per chi vorrebbe fare l’attore. Da giovane a giovane!
La curiosità è la benzina di questo lavoro. Il mio sembra un consiglio da vecchio saggio: si deve studiare per fare questo mestiere. La famosa gavetta di cui spesso non si parla più è la vera palestra. Insieme ai provini che vanno male, alle ore e ore di prove per mettere in scena uno spettacolo. Sacrifici, rinunce, fatica…. Le cose facili non esistono, ecco quello in cui credo!
Elsa Piccione
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