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Uovo

dewey dell
[MULTIARTISTICO]

dewey dellMILANO- Tra il 21 e il 25 marzo a Milano, al Teatro Parenti, alla Fabbrica del Vapore e alla Triennale si è svolto Uovo, Performing Arts Festival, giunto alla decima edizione.

Uovo ha visto quest’anno la presenza di artisti rinomati quali Nick Steur, Romeo Castellucci, il coreografo William Forsythee il duo pathosformel, che hanno presentato sia un’istallazione che una performance e i musicisti Port – Royal, “Alcune primavere cadono di inverno” che ha per protagonista il vento, in contrapposizione con la presenza dei massi. Vi era poi un’istallazione site specific, dal titolo “Don’t be afraid of the clocks”, con palloncini sotto a ventilatori, un’altra riflessione sulla leggerezza.
Una bellissima sorpresa è stato “Memories”, che raccoglie, proiettandole, le migliori esibizioni di questi dieci anni.uovo-2012-william-forsythe-antipodes-I-II-foto-di-Julian-Gabriel-Richter-2-480x768 La parte del leone la fa Dewey Dell, di cui si sono rivisti “-à elle vide” e l’impressionante, fortissima “Cinquanta Urlanti Quaranta Ruggenti Sessanta Stridenti” in cui Sara Angelini, Agata Castellucci, Teodora Castellucci hanno ballato su musiche spaventosamente suggestive composte da Demetrio Castellucci.
Tra i ricordati, anche gli evocativi pathosformel (Daniel Blanga Gubbay e Paola Villani) con “La prima periferia”, in cui i manichini sono trattati come corpi dai burattinai infermieri. In questa pletora di spettacoli basati sulla fisicità, il ritmo e la danza (Xavier le Roy con il suo progetto di coreografia e microbiolologia “Self unfinished”, che studia e decostruisce il corpo; Eva Meyer-Keller con “Death is certain”, in cui si uccidano le ciliege; Meg Stuart’s alibi” di Marteen Vandem Abeele sullo scontro tra realtà e spettacolo).

Forsythe – che ha vinto il premio alla carriera alla Biennale di Venezia 2010 – è uno dei più importanti coreografi al mondo e a MIlano era presente con la tripla videoistallazione “Solo”; “AntipodesI/II” (due video in contemporanea) e “Suspense”. “Antipodes” dialogano tra loro, con il coreografo nello stesso ambiente intento a muoversi. Il trucco è che i punti di vista sono sfalsati: Antipodes I è mandato al contrario, così sembra che Forsythe sia appeso al soffitto e cerchi con fatica di toccare il terreno (invece si spinge verso l’alto); in “Antipodes II” il coreografo è sdraiato sul pavimento, ma sembra appoggiato alla parete, e fluttua, come se fosse in acqua. Insomma, l’opera è una riflessione sulla forza di gravità. “Solo” è invece una riflessione sulla forza fisica e su ciò che il corpo può fare.
Molto bello il video di Jérome Bel, “Véronique Doisneau”, che racconta dell’omonima ballerina, 43 anni, quando lasciò il balletto classico e le Ballet de l’Opéra de Paris. L’artista domina la scena, usando pochissimi oggetti. Parla uovo-2012-luca-del-pia-la-nascita-della-bellezza amleto-luca-del-piain tono meccanico, senza pathos, ma tradisce carisma, humor e umanità da ogni poro: quando balla facendo la musica con la bocca, quando rivede con noi la sua sequenza di ballo preferita (Giselle interpretata da Mats Ek), e quando, in una lunga scena struggente, rifà, sola, il ballo di fila del Lago dei Cigni, quello in cui le 32 ballerine fanno le pose a contorno dell’etoile. Doisneau non era un’etoile, ma una ballerina di fila e di ruoli secondari. Struggente, toccante, umana e carismatica. ll lavoro è forte, e ci aiuta a comprendere cosa è la vita di una (qualsiasi) ballerina, quanto sia il loro impegno e il loro esercizio.
Le performance viste sono state quasi tutte una tappa di un percorso di ricerca che esplora le reazioni che un ambiente induce nel comportamento, quasi sempre muovendo da un ambiente neutro.

Silvia Tozzi

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