Buon Compleanno Enrico!
MILANO- Forse ai più giovani il nome di Enrico Montesano dirà poco, complice anche la sua scomparsa dal jet set italiano, ma l’attore romano può vantare ben 45 anni di onorata carriera tra teatro, cinema e televisione. E certo un po’ dispiace nel non trovare più lo spazio che merita, soprattutto in una televisione generalista sempre più a corto di idee e professionalità.
Fortunatamente Montesano è riuscito a ritagliarsi un piccolo spazio a teatro, il suo primo amore, dove debuttò nel 1966 e dove periodicamente ritorna. Ed è proprio a teatro che ha deciso di festeggiare degnamente la sua lunga carriera con Buon Compleanno, one-man show scritto, diretto e interpretato dallo stesso Montesano e andato in scena al Teatro Manzoni di Milano. L’ obiettivo? “Il divertimento, senza nostalgia” – ha dichiarato il protagonista “Con qualche riflessione. L’attore deve esibirsi, ogni pretesto è buono per farlo, quindi questo è un recital di arte varia, un’allegra serata in compagnia degli spettatori, perché senza il pubblico non esiste neanche l’attore. La festa è con loro”.
E la festa inizia non appena calano le luci: Montesano entra spingendo un motorino nelle vesti di uno stralunato pony express, riproponendo un suo vecchio personaggio che aveva debuttato anni fa proprio a Milano, nel fu Teatro Fiera. Dopo aver dimostrato di conoscere bene la realtà milanese, fatta di vigili urbani pugliesi e della problematica area C (problematica soprattutto per gli auto-maniaci e i commerciati, N.d.R.), lo spettacolo entra nel vivo, preceduto da un sentito ringraziamento al pubblico in sala, senza il quale non ci sarebbe stata nessuna carriera da festeggiare.
Il comico romano inizia così una lunga cavalcata autobiografica, che parte da quando, all’età di 6 anni, visitava con la nonna la Chiesa di San Martino a Roma. Filo conduttore della narrazione, una serie di regali che vengono recapitati in scena da un’attrezzista particolarmente loquace (Ottavio Buonomo) e che sono il motore dei ricordi: si passa così dalla sua prima (disastrosa) prova attoriale, nelle vesti di un ammantato Enrico V ai primi successi, arrivati con la scoperta della sua vis comica. Da quel momento perseguirà una missione, quella di “alleggerire”, cosa che di questi tempi, per sua stessa ammissione, non è una cosa facilissima. Ma Montesano riesce ad onorare la sua “missione”, grazie ad una serie di monologhi intervallati da suoi personaggi che ripropone dopo anni di oblio: dalla romantica turista inglese all’attualissimo pensionato Torquato, sempre pronto a guidare l’assalto all’INPS e a menar stoccate contro chi, come Monti, crede che il “problema dei pensionati non muoia mai”.
Quello che va in scena, però, non è uno spettacolo comico tout court, ma un caleidoscopio di registri, dove c’è spazio per la battuta, ma anche per il ricordo dei grandi del passato che Montesano ha avuto il privilegio di conoscere: dal grande (in tutti i sensi) Aldo Fabrizi, all’indimenticata sodale Gabriella Ferri, a cui dedica “Dove sta Zazà”, pezzo che l’aveva resa celebre e che avevano avuto modo di cantare insieme nell’omonimo spettacolo televisivo. Non manca poi una puntatina in quel teatro shakespeariano con cui aveva provato a debuttare, ma che in seguito, preso dal fuoco sacro della comicità, ha sempre trascurato.
Sullo sfondo, immancabile per un romano “de Roma” come lui, il ricordo della Città Eterna e in particolare di via Margutta, a due passi da Piazza del Popolo, via romana cult dove era possibile incontrare e scambiare quattro chiacchiere con i coniugi Fellini, ma anche con Nanni Loy, Paolo Panelli, Marcello Mastroianni e tanti altri: ed è questo forse il momento più “nostalgico” dello spettacolo, nostalgia nei confronti di un passato talmente tanto grande da far impallidire un presente caratterizzato da spread, default e downrating.
Insomma, uno spettacolo a tutto tondo che non si fa mancare nemmeno un accenno di balletto (con la ballerina Luisana Di Fiore) e la musica dal vivo, grazie all’ausilio della Non Conforme Jazz Quartet, che consente a Montesano di regalare al pubblico anche un paio di canzoni, secondo la miglior tradizione del varietà italiano, quello stesso varietà che tanto prestigio ha dato e continua a dare alla RAI ogni qual volta ci sono dei seri professionisti dietro le quinte e in palcoscenico. Prosit Enrico!
Christian Auricchio
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