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Miguel Angel Berna: jota d’autore

Foto di Federico Ugolini

Foto di Federico UgoliniROMA- Martedì 6 marzo, Miguel Angel Berna approda a Roma al Teatro Olimpico per il Festival Internazionale della Danza 2012 (fino al 22 aprile). Mudejar… bailando mi tierra! è lo spettacolo che presenta al pubblico romano.

Uno spettacolo che raccoglie in sè danze di origine diversa, che sono però unite dalla contaminazione che serpeggia tra le tradizioni, commistioni che creano una sorta di mezcla che giustifica il titolo dello spettacolo, Mudejar appunto, cioè ciò che sopravvive alla mescolanza.
La grande personalità di Berna unita alla sua indubbia capacità di ballerino di jota (una delle danze più antiche e conosciute del Paese), danza in cui si cimenta da quando aveva 8 anni, è elemento imprescindibile dello spettacolo.Tecnica strepitosa, velocità fulminea di esecuzione e incredibile capacità di suonare le nacchere fanno di lui uno dei massimi virtuosi di questa arte tradizionale e antichissima. L’unione con la Compagnia Danza Viva (Manuela Adamo, Yolanda Barrero, Yasmina Pineda, Yasmina Sànchez, Ramòn Artigas, Francisco Morgado, Pablo Perez), poi, non fa che esaltare la bellezza e l’armonia che unisce sapientemente movimenti del corpo e musica.
Ad accompagnarlo dal vivo un’orchestra composta da bandurria e laùd (Alberto Artigas), basso (Antonio Bernal), DSC 0680chitarra (Ernesto Cossio), flauti e cornamusa (Miguel Angel Fraile), cajòn e percussioni (Josuè Barres), percussioni (J. Luis Seguer), e dalla voce limpida e incantevole di Lorena Palacio.
Mudejar non è uno spettacolo di flamenco in nessun modo, ne richiama in sè degli elementi, ma sin intravvedono anche le movenze del fandango e della sardana, tutto alla scopo di contaminare la purezza storica della jota. Mudejar è, piuttosto, un tuffo nel folklore della Spagna più antica, reinventato e immerso nella modernità. Una jota purificata dagli orpelli, asciugata nelle linee, nei costumi  che arriva a noi per farci assaggiare un pizzico di quell’antico, così da renderlo intrigante e travolgente, nella sua naturale carica passionale.
Improvvisazioni di percussioni, musiche che si alternano e rimbalzano sui ritmi forsennati delle gambe e delle nacchere (le famose castañuelas), suonate in maniera diversa rispetto al flamenco, mentre l’attenzione nonostante gli spostamenti sul palco è catalizzata dai movimenti ipnotici delle braccia e delle mani. Tutto contribuisce a rendere questo spettacolo imperdibile, anche la scenografia essenziale e minimalista, dalle luci soffuse che si animano lentamente, come fossero l’anima del risveglio del movimento frenetico delle mani con le nacchere che ci accompagnano nel gran finale.
Assolutamente da vedere: la Spagna con la sua tradizione coreutico- musicale è una fonte inesauribile di scoperte.

Edyth Cristofaro
Foto di Federico Ugolini

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