Il Tezuka danzante di Cherkaoui
ROMA – Febbraio è un mese importantissimo per gli amanti della danza contemporanea. L’appuntamento è fisso da 8 anni a questa parte. Il luogo è sempre lo stesso, l’Auditorium Parco della Musica, le sale, la Petrassi e il Teatro Studio, ospitano per circa un mese l’evento romano più importante dedicato a questo genere di danza: il Festival Equilibrio.
Un genere di danza che a guardare la pienezza delle sale non si direbbe poco conosciuto e sostenuto. Ma in effetti è ancora così. Sono molte le persone che ignorano il filone, troppe quelle che pensano che ci sia una similarità con quello scempio di danza che vedono in televisione, e ancora di più quelli che pensano che sia qualcosa di molto noioso. La danza contemporanea, dal canto suo, diventa regina del tempio della musica per un mese intero, proponendo le compagnie e gli artisti più innovativi del periodo, con un programma internazionale di indubbio valore. Ad aprire le danze del festival il 7 Febbraio è proprio il coreografo che da tre anni a questa parte ne è direttore artistico, il belga Sidi Larbi Cherkaoui.
L’ultimo lavoro di quello che, a nostro parere, è uno dei rappresentanti più importanti della danza contemporanea attuale, è ispirato all’ opera e alla figura del visionario animatore e artista manga giapponese Osamu Tezuka.
Tezuka, il titolo della rappresentazione, è stata creata da Cherkaoui e dai suoi 11 interpreti internazionali proprio in Giappone, nel periodo in cui quest’isola felice viene sconvolta dal violentissimo terremoto che ha portato poi allo tsunami e all’ormai noto disastro nucleare di Fukushima. Insieme ai performer-danzatori sul palco un calligrafo e tre musicisti dal vivo esplorano, sulle note di sottofondo del pluripremiato compositore Nitin Sawhney, l’universo dell’artista partendo in particolare da due storie divenute molto celebri nel mondo nipponico, Astro Boy e Buddha.
Ascoltando lo speaker che annuncia la durata dello spettacolo, 45 minuti nel primo tempo 20 minuti di pausa e 55 minuti nel secondo tempo, si è presi da una certa paura. Spettacoli di danza così lunghi rischiano di essere noiosi o ridondanti. Ma già dalla prima scena si è catturati da un insieme di fattori perfetti, che catturano tutti i sensi e che fanno volare il tempo. Il leit motiv dello spettacolo è nell’associare la visionarietà dell’artista manga alla contemporaneità del Giappone, con i suoi disastri nucleari, con la sua fragilità e il suo equilibrio spezzato. Le atmosfere giapponesi sono nelle scenografie e nella musica eseguita perfettamente dai tre musicisti. I disegni originali dei manga di Tezuka vengono proiettati durante le performance. I performers giocano con le videoproiezioni, ne sono schiacciati, le guidano o ne vengono intrappolati come nei riquadri dei fumetti. I movimenti quadrati, spezzati e precisi di alcune scene meravigliosamente all’unisono rendono l’idea della quadratura di un popolo, come della inquadratura di un manga. Mentre i movimenti più fluidi riproponevano i movimenti dei pennelli nella scrittura degli ideogrammi creati in diretta dal calligrafo Tosoi Suzuki e proiettati nei lunghi rotoli di carta bianca che scendevano dall’alto.
Scene di straordinaria poeticità si sono avute nei passi a due in particolare in quello di Damien Jalet e Daniel Proietto. Energia e precisione nella simulazione dei combattimenti giapponesi e nel contact. Ma soprattutto un tripudio di floor work sensazionale come il nord Europa ci insegna.
Una performance semplicemente perfetta, in cui danza, videoproiezioni, teatro e musica si fondono in maniera eccezionale. Alla fine delle due ore lì dentro, si ha come la sensazione di volerne ancora e ancora e ancora. La paura iniziale è stata completamente fugata!
Valeria Loprieno
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