La kryptonite nella borsa, regia di I. Cotroneo
C’era una volta una famiglia italiana, di Napoli precisamente, una famiglia piccolo borghese composta da una madre, Rosaria (Valeria Golino), un padre (Luca Zingaretti) e un pargolo di circa 10 anni di nome Peppino (Luigi Catani).
Questa famiglia, la famiglia Sansone, è una come tante in una Napoli un po’ vintage, una Napoli che si risveglia nel pieno degli anni ‘70 con camicie colorate e pantaloni a zampa. E un padre fedifrago e una madre depressa condizionano la vita del piccolo Peppino, il quale viene affidato ai suoi zii Titina (Cristiana Capotondi) e Salvatore (Libero de Rienzo) dalla condotta molto liberale.
E poi c’era anche il cugino di Peppino che crede di essere Superman, a caccia di kryptonite di cui nutrirsi, anche quando appare nei sogni del bambino che guarda con estrema curiosità le persone che gli ruotano intorno.
Il film viene farcito dalle sedute dallo psicologo a cui viene sottoposta Rosaria, incontri tra femministe a cui Peppino non può sottrarsi, ore di svago forzato affinché suo padre possa incontrare la sua amante durante le pause di lavoro, tra una macchina da cucire e un’altra, comparse improvvise di Superman che disorientano il piccolo protagonista. Lui, Peppino, il bambino con gli occhiali giganti e dalla chioma arborea è quasi sempre la telecamera vivente che posta al centro dell’attenzione, e forse quasi sempre dimenticato, registra le vicende dei personaggi del film, questo primo lavoro cinematografico del regista napoletano Ivan Cotroneo, tra l’altro autore del libro che porta il titolo del film, il quale sottolinea i vizi e le virtù di una tribù di uomini e donne alla ricerca di una bussola con cui indirizzare la propria esistenza in un mare di bugie e finzioni.
Sembra una storia comune, una storia come tante altre in cui l’amore, o meglio il tradimento è al centro della trama, come ci insegnano le varie edizioni scadute dei Manuali d’amore o de L’ultimo bacio e il successivo Baciami ancora, eppure forse grazie alla bravura di una Valeria Golino placida e in preda alla nostalgia nelle scene del film, o forse per merito di un bambino che accoglie tutte i bizzarri e strampalati tentativi da parte dei membri della sua famiglia di renderlo meno partecipe della sofferenza di sua madre, a fare salire l’indice di gradimento di questo film, il quale si avvale inoltre di una buona colonna sonora, in primis il rifacimento firmato Planet Funk del brano “These boots are made for walking” cantata da Nancy Sinatra.
Forse sarà proprio il piccolo Peppino e non gli adulti ad avere quell’elemento giusto, quella kryptonite di cui si cibano tutti i supereroi che ripetutamente soccorrono gli esseri fragili.
In fin dei conti La kryptonite nella borsa è un film da vedere, di domenica con qualche buon amico, tanto per darsi una carica prima che arrivi il lunedì.
Eva Di Tullio
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