L’Indignato Spettacolo dei Linea 77
ROMA – Indignazione. Questo traspariva dalle parole che Emi e Nitto hanno dispensato fra una canzone e l’altra il 18 luglio scorso a San Lorenzo (Roma). Indignazione politica, pessimismo generale, sensi di colpa per quello che è successo poco prima. Già, perché l’evento si è aperto con la sorpresa del pubblico che si è visto alzare il prezzo del biglietto da zero a dieci euro.
Che vi fosse inclusa una consumazione non faceva poi molta differenza. A sentir loro è stata un’idea dei promotori, di cui sono venuti a conoscenza solo pochissime ore prima dello spettacolo. Rimaneva da scegliere se suonare o meno, e l’hanno fatto alla grande. Non è stato importante l’ordine, la scaletta. Basta dire – e provate solo ad immaginarlo – che hanno suonato tutti i singoli di maggior successo dal debutto ad oggi. E con tutti s’intende tutti, da “Fantasma” a “A Noi”, da “Third Moon” a “66”. Un muro di suono che si è abbattuto sui numerosi accorsi a S. Lorenzo, nonostante sul numero totale gravasse l’effetto-biglietto. Ha cercato di combattere anche questo, il gruppo torinese, facendo sì – più o meno a metà concerto – che coloro che erano rimasti fuori dalla palizzata entrassero e partecipassero alla festa. Roma – in compenso – si è comportata bene, addirittura sorprendendo i cinque ragazzi quando, durante “Vertigine”, le mani hanno cominciato a battere il ritmo della canzone senza che fossero state in alcun modo sollecitate dal palco. Cori su cori, pogo su pogo: un evento decisamente memorabile.
C’è stato – come già accennato – anche il tempo per riflessioni politiche e sociali e, soprattutto, per una simpatica ripicca contro gli amici e concittadini Subsonica: il siparietto ha previsto che tutti dessero per qualche secondo le spalle al palco. “Qualche hanno fa – ha spiegato Nitto ridendo – avrebbero fatto sedere tutti a terra, ma pare che Samuel e compagni abbiano copiato la loro idea con la canzone Tutti giù”.
Delle sonorità del gruppo non vale la pena di soffermarsi più di tanto: il prodotto sonoro è stato esattamente quello che ci si aspettava, forte della carica adrenalinica che un genere come il Nu Metal sa regalare.
Nell’introdurre “Tank!”, poi, Emi ha lasciato spazio anche alla cultura: « …ogni guerra è una guerra civile » – ha detto – citando Pavese. Non sono servite – come al solito – luci colorate o particolari diavolerie: quelle le lasciano a chi non sa fare musica senza spettacolo. A loro sono bastati tre strumenti, due microfoni, un paio di bacchette spezzate nella foga, una pila di amplificatori su cui arrampicarsi, un pubblico nel quale tuffarsi.
A fine serata non è rimasta che l’amara consapevolezza di un ritorno alla realtà, del termine di un evento che ha ipnotizzato centinaia di persone per un’ora e mezza, trascinandole in alto coi colpi della grancassa, per poi farli cadere di nuovo a terra, cantando “Fantasma” con le lacrime agli occhi.
Luca Barbon
Foto di Paola Soldi
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