FOTOGRAFIA_ Tra assi da stiro e arcani maggiori
Ultimo martedì di primavera del MArteLive e ultime foto in mostra, questa volta l’excursus mentale offerto dalle immagini è veramente ampio e seguire i diversi progetti dei fotografi in gara un’impresa ardua.
Iniziamo con la critica sociale in versione iconografica di Soshemi, il duo costituito da Massimiliano Magno e Gabriele Sisti, presenta dieci degli Odierni tarocchi, progetto più ampio e in corso d’opera, gli Arcani Maggiori infatti sono ventidue e mancano ancora undici dei tópoi individuati per raccontare i vizi della nostra società.
Proprio come nella commedia classica, lo scopo del duo è quello di presentare, maschere di soggetti che sono nel nostro quotidiano, vicini e lontani. Personaggi che “regolano il nostro destino” ci spiega Magno, che dalla pittura passa al teatro per arrivare alla fotografia, e porta in questo suo ultimo progetto artistico ogni componente del suo background. Quindi il banchiere, il rivoluzionario, il teledrogato, durante la fase di postproduzione, diventano delle figure classiche grazie alla luce: le foto si trasformano in icone di personaggi facilmente riconoscibili con dei richiami immediati.
“Sono tutti dei volti maschili e anche in questo vogliamo fare una critica alla società maschilista”, spiega Sisti, il fotografo tout court del duo, che dopo aver avuto esperienze di reportage, pur vivendo a Barcellona ha trovato il modo per collaborare con il suo amico dai tempi del liceo e realizzare un progetto fotografico in cui l’identificazione è stata talmente forte che gli stessi realizzatori sono diventati i soggetti delle loro foto. “Noi siamo dentro questa società!” riprende Magno. Quelli che rappresentano sullo sfondo nero sono come dei vizi sociali, degli atteggiamenti che appartengono a tutti noi.
Dal nero dei tarocchi di Soshemi al bianco di Sheson Delay, artista complessa e poliedrica, Sheson non si limita a realizzare un vero e proprio progetto fotografico, piuttosto lega diverse espressioni artistiche. Assieme a Carlo Marrone approfondisce la collaborazione musicale ed estende lo stesso discorso supportandolo con delle immagini. Tu m’uccidi è un progetto visivo che prende corpo e si sviluppa in diverse tranche, il trittico presentato all’Alpheus ha titolo Carne al vapore e illustra una donna, la stessa Sheson Delay che si espone e si trasforma in un corpo da stirare, da annichilire, da appiattire. Presente nelle immagini anche Carlo Marrone, con cui Sheson Delay ha dato vita al duo Murder.
Ma intorno ad un progetto, che parte dalla musica e arriva alle immagini, si sono avvicinate una serie di persone, che hanno dato il supporto necessario a realizzare le forme espressive di questo duo artistico. Le foto sono patinate e molto fredde, effetto che Sheson ha richiesto a chi materialmente ha realizzato lo scatto, Luca Bellumore, fotografo di moda, e la provocazione sta proprio in questo mettersi in gioco e trasformarsi in un oggetto artistico. “Mi sentivo soggetto di tutta la riflessione” spiega Sheson, “perché quello che mi interessava era proporre un ribaltamento e creare quasi una confusione in chi osserva l’immagine”. Di certo il lavoro di ricerca che parte dallo studio della musica di Carlo Gesualdo, musicista del ‘500 e uxoricida, ha portato a delle riflessioni forti sul contemporaneo, e la provocazione è comunque percepibile a seconda anche di una diversa interpretazione della foto. Sheson ci colpisce per una ricerca accurata nella costruzione dell’immagine e al contempo dell’immaginario collettivo e personale.
La provocazione si annulla nelle foto di Lara De Angelis, per la De Angelis è solo il corpo a parlare, solo la luce e il buio a riferire. E tutto si ferma, diventa immobile nella fotografia! Lara De Angelis usa delle proiezioni trasformando il corpo in una tela. “Solo al buio si rivelano le emozioni, perché tutto ciò che non è visibile a occhio nudo non si può spiegare a parole, allora si descrive l’inconscio con Shine”. Shine è la tecnica di proiezione sul corpo che la stessa De Angelis ha codificato e presenterà anche alla Biennale di Venezia nel Padiglione Italia. L’artista di Grottaferrata non vuole che esplorare l’inconscio e le emozioni e riportarle come un discorso non individualista, ma universale, da qui appunto il titolo del progetto: Universal.
Un discorso sofisticato che crea quasi delle foto in cui la luce danza, a questa elaborazione visiva si contrappone la semplicità di Stefania Casellato. “Quello che voglio fare con la fotografia è invitare gli altri a distrarsi”. Ma negli scatti apparentemente semplici, la Castello cerca qualcosa di sottile e impercettibile. I suoi Incontri a metà strada non sono incontri tra persone, ma tra il visibile e l’invisibile. “Voglio fotografare quello che non c’è. Cerco qualcosa che non esiste.”
Come se la fotografia potesse appigliarsi a qualcosa che non è reale, pur attaccandosi indissolubilmente al tangibile. La De Angelis crea una ricerca formale per arrivare all’essenza dell’essere mentre la Casellato fa il discorso inverso.
L’importante è usare la luce nel modo giusto e cercarla per individuare un incontro tra conscio e inconscio, come fanno seguendo percorsi differenti sia la De Angelis che la Castellato, riuscendo a portare agli altri anche una lettura della società che ponga, quanto meno, delle domande mai banali e inutili come quelle avanzate dal duo Soshemi e dalla performer Sheson Delay, allora la fotografia si stacca dalla pura immagine e diventa poesia o dissertazione sul mondo.
Rossana Calbi
Foto per gentile concessione degli autori
31 maggio, fotografia, Gabriele Sisti, Lara De Angelis, Luca Bellumore, martelive 2011, martemagazine, Massimiliano Magno, Rossana Calbi, Sheson Delay, Stefania Casellato