LETTERATURA_ Abstract degli Anni 0: il Collettivo Scrittori Precari
Si doveva chiudere la porta, la porta della sala, come va di moda dire adesso, “dedicata”, la sala della sezione teatro e letteratura dell’ultimo appuntamento della selezione regionale del MArteLive. Una platea contenuta ma interessata, il palco necessariamente semibuio, il microfono – a volte due – e in alcuni tratti la musica misurata di una sola chitarra elettrica a correggere il caos prepotente, che si proponeva dalla porta d’ingresso.
Oppure no, quella porta doveva essere tenuta semiaperta, un sottofondo indistinto di voci e variegati generi musicali, molesto, ma non abbastanza da coprire le storie dei giorni nostri lette da quelli del Collettivo Scrittori Precari. E forse, quel sottofondo indistinto e indisponente e incontrollato e involontario era l’unico possibile per descrivere questi anni precari, anni 0, anni dell’approssimazione, anni della crisi globale, del berlusconismo e del bla bla bla. Trovare una collocazione sistematica a questo cumulo informe di pensieri e problemi non è operazione semplice, forse nemmeno così indispensabile, ma discuterne, parafrasarlo, metterlo in rima baciata, incrociata, alternata o confezionarlo in racconti brevi o lunghi da leggere in libri e blog e soprattutto ascoltare in reading questo sì, è utile, creativo e in più intrattiene.
Intrattiene la storia di una ragazza che si capisce che vuole operarsi, che straparla del sesso disinibito delle amiche e della volgarità becera maschile e non si capisce bene che intervento intenda fare. Lo ha svelato solo alla fine Alex Pietrogiacomi, l’ultimo acquisto (nell’era del consumismo così si deve chiamare quello che si aggiunge ad un gruppo alla fine) del Collettivo, che la ragazza vuole farsi fare un buco, un guardiano per le sue parti intime sotto forma di piercing.
Angelo Zabaglio, che scrive in coppia con Andrea Coffami, ha letto La cosa bella del nostro rapporto, sconforto senza fine per un rapporto sentimentale ipocrita e malato, con lettura incalzante e divertita, scherno schietto e senza pregiudizio per quelle relazioni senza senso, come quella con la prostituta cinese di “Paolo il caldo”, per nulla diversa da quella di due genitori che non si amano da tempo.
Ed è di nuovo il Teletubbi viola il personaggio più ambiguo delle letture del MArteLive. Chi c’era al primo appuntamento lo ha visto giganteggiare inquietante su un maxischermo in un milione di pixel di colori artificiali nel video di Giovanni Di Iacovo (http://www.martemagazine.it/sezioni-artistiche/item/13541-letteratura_-il-genocidio-dell’indigenza-giovanni-di-iacovo). Torna in versione mignon in Dormiamoci sopra, ultimo pezzo letto da Zabaglio, sotto forma di un equivoco amichetto fallico adescatore di un bambino, strumento per il gioco perverso di un genitore vittima della peggiore forma di depravazione. L’espediente del gioco come ricatto di seduzione condensato in una lettura breve che fa male allo stomaco sul serio.
Simone Ghelli, cofondatore del collettivo insieme a Gianluca Liguori, ha portato alcuni pezzi tratti da L’ora migliore. Sono racconti che hanno l’acqua come elemento legante, immateriale materia in cui galleggiano ricordi e sensazioni spesso estranianti. In particolare, colpisce la storia di Ermete, operaio come tanti che nonostante sia anche lui, in qualche modo, vittima dell’alienazione che cancella reminiscenze e percezioni, rimane cosciente davanti alla fine dell’acciaieria, mostro inerte che un tempo aveva un ventre caldo sbuffante fumi nocivi.
E se in qualche modo Simone Ghelli legge una parte di storia già conclusa, quella della crisi industriale, Gianluca Liguori, nel racconto Il colera ai tempi dell’amore, attraverso il memoir cronologico del trentenne medio ha composto un exursus degli anni di formazione di quelli nati a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Pubertà irrimediabilmente condizionate da una televisione nazionale scadente alla Non è la Rai più che dai telefilm di importazione, uno per tutti Beverly Hills; baci al sapore nauseante e chimico delle big babol e poi i problemi veri affrontati con sprovvedutezza, la disoccupazione, la frustrazione di un presente inutile, risultato di scelte poco consapevoli che portano ad un ovvio regresso.
Infine poesie per Luca Piccolino, che legge sul sottofondo musicale di Luca Cartolano storie di un’umanità frustrata, devastata, consumista e dall’identità confusa.
Alla fine del reading gli Scrittori Precari, soprattutto il nucleo più antico, cioè Simone Ghelli e Gianluca Liguori, nel rumore di musiche ancora più acuto fuori dalla sala, si sono lasciati fare qualche domanda. Ne è venuta fuori una conversazione a più voci sulla letteratura italiana contemporanea, sui paradossi di certe conventicole di intellettuali, sulle letture indipendenti e un po’ sulla politica in un mix indistinto, che è proprio la voce di questi anni 0, anzi un sommarsi di voci variegate, ma coerenti e lontane da ogni ipocrisia di sorta.
Milena Mariano
Foto di Lorenzo Pellizzaro
31 maggio, Abstract degli Anni 0, Alex Pietrogiacomi, Andrea Coffami, Collettivo Scrittori Precari, Elsa Piccione, Gianluca Liguori, Giovanni Di Iacovo, letteratura, Luca Piccolino, martelive 2011, martemagazine, Milena Mariano, Simone Ghelli