Nada_ Vamp
Nada Malanima, la minorenne vincitrice di un lontanissimo Sanremo, di strada ne ha fatta, da pulcino sgraziato della canzonetta a vera signora della musica pop intellettuale e griffata, ora Vamp di una sentimentalità in continuo aggiornamento, senza mai guardare indietro seguendo il passo evolutivo della musica.
Quanta acqua è corsa da “Ma che freddo fa”, “Pà diglielo a mà” o “Il cuore è uno zingaro”, sembrano ere siderali, ma la toscanaccia Nada, dopo essere passata per infinite slogaggini della vita e molteplici esperienze musicali dal jazz, al revival, sembra cadere sempre in piedi, forte del suo temperamento accresciuto nei momenti cantautorali all’ombra quasi ascetica di Piero Ciampi, nella serietà delle sperimentazioni e nelle fanfullate dei traditional folk di casa nostra. Parte dal pop – allora blasfemia acuta – e ritorna al pop, e questo lo testimonia il nuovo Vamp dove l’artista della provincia di Livorno si spoglia della sua notorietà e ricomincia da capo, si rimette in discussione tornando vergine alla scoperta della vita, quella nuova vita che lei stessa ora inquadra come un’affiatamento da collegare al turbo di una terza giovinezza.
Ora lei si fa vamp di un pop contemporaneo che ibrida 10 tracce che si sfilano una dietro l’altra, come una collana a cui si è rotto il filo, e dietro parla d’amore, poteri e sogni non con le parole ferrate dei dogmi della canzonetta, ma con la liberazione di un lessico che prende paragoni da dettagli e umori che pizzicano intuizioni acute; all’immediatezza espressiva s’interfaccia la sincera simpatia di questa grande interprete, che – nonostante gli anni di repertorio – sbuffa e offre una vitalità non comune dove non esiste proporzione, ma una tempesta di fairplay ed ormoni sonici che tracimano sin dalla buffa copertina.
Mixato interamente negli Abbey Road Studios di Londra con la collaborazione di Manu “Max Stiner” Fusaroli, nel disco girano anche guests che abbracciano il progetto quali Appino e Karim Qqro (Zen Circus), Lele Battista e Marco Gasbarro, Fabiano Marcucci, Ludovica Valori (Ardecore), ed è festa d’intuizioni rock-pop dalla qualità certificata, un segno dei tempi che scava nella sostanza e centra l’avvenenza – a tratti friabile – di un’artista testarda e raffinata, che sa rivoltarsi la giacca ogni qualvolta che vuole dire la sua senza apparire “stanca” o arida nei sentimenti sonici.
Il pop leggermente sintetico è il filo a piombo della struttura viva dell’intero album, ma solo un accenno che svanisce – dopo aver battuto i solchi di “Sirena” – nella voce roca ed elettrica di “La febbre della sera” che scoppia poi nell’insonnia a denti stretti in “La canzone per dormire”; arte allo stato puro che si cristallizza nel ritmo snodato di “Il Comandante Perfetto”, nella ragazzata bighellona “Sarebbe una serenata” per poi fondersi in bit, campionatori e arie “chimiche” che pompano e si fanno aliene “Piantagioni di ossa”, una finestra di soluzioni astratte aperte sul futuro.
Nada è tornata, con meno fantasmi in tasca e molto “oltre” negli occhi, Nada è tornata in questi momenti austeri e sommessi per donarci un piccolo sconquasso di vita ed un fraseggio di gusto tenero. Come sempre stupendo pop d’autore!
TRACKLIST:
Sirena
La febbre della sera
La canzone per dormire
Chiodi
L’elettricità
Raccogliti
Il comandante perfetto
Sarebbe una serenata
Stagioni
Piantagioni di ossa
Max Sannella