Primo Maggio 2011: un concertone speciale!
ROMA- ‘La Storia, la Patria, il Lavoro’: questi i tre temi che hanno caratterizzato il Concertone del Primo maggio. Interamente dedicato ai 150 anni dell’Unità d’Italia, la festa dei lavoratori paradossalmente giunge nel giorno festivo di domenica, con un cielo contro ogni previsione, limpido e azzurro, mentre Roma apriva le porte alle migliaia di pellegrini giunti da tutto il mondo per la beatificazione di Papa Giovanni Paolo II.
Insomma, una concentrazione di eventi e di significati che ha donato un valore ancora più intenso e più impegnativo alla ormai tradizionale manifestazione musicale che celebra le vittime e le problematiche del lavoro con il linguaggio della musica. E se qualcuno non ha ben gradito l’idea di far coincidere il “sacro con il profano”, di distrarre l’attenzione dei media dal valore storico che ha un concerto del genere con la consacrazione a santo di un Papa divenuto simbolo di pace e di unione soprattutto dai giovani, bisogna comunque ammettere che nessuno ne è rimasto deluso.
Il concerto del Primo Maggio è stato un vero successo, il pubblico e gli appassionati che lo seguono ormai da anni non hanno deluso le aspettative né degli organizzatori, né degli artisti che vi hanno partecipato. Sicuramente il senso di patria, in questo anno che l’Italia ha celebrato i suoi 150 anni di vita, ha in qualche modo tirato fuori un evidente stato di appartenenza, incentivato forse dalle molteplici delusioni e crisi che il nostro governo e il popolo italiano tutto subisce ogni giorno. Possiamo così affermare che la piazza di San Giovanni è stata una vera risposta a questo disagio e allo stesso tempo ha sottolineato la voglia di stringersi, di unirsi in uno spirito prettamente nazional popolare attraverso il linguaggio universale della musica. Proprio per questo il Concertone quest’anno ci ha regalato sfumature musicali, non limitandosi al genere rock popolare, ma toccando i toni più alti, quelli della musica classica e sinfonica. Perché la piazza del Primo Maggio, i ragazzi che la vivono intensamente non devono essere digiuni di cultura musicale, devono arrivare ad amarla, ad assaporarla attraverso un canale diretto, come è del resto il concertone stesso.
L’ occasione migliore per creare questo connubio è arrivata direttamente dal Presidente della Repubblica, proponendo agli organizzatori di dedicare uno spazio alla ricorrenza dell’unità d’Italia, e l’esperimento è riuscito più di ogni aspettativa. Ennio Morricone, il grande Maestro e ospite di quest’anno, ha creato e diretto appositamente per l’occasione il brano “Elegia per l’Italia” con l’Orchestra Roma Sinfonietta diretta dallo stesso. La piazza ha così assistito a 14 minuti di sinfonia creata apposta dal Maestro e non solo, la piazza è stata travolta da canzoni antiche, di storia, di arte, quindi non solo rock. Brani in scaletta come: Bella ciao, Và pensiero, Te voglio bene assaje, Volare e l’Inno di Mameli.
Momenti emozionanti, il canto di Verdi, canto del Risorgimento italiano e dell’Unità d’Italia ha rappresentato appieno il tributo che il Concerto del Primo maggio ha voluto regalare ad un anniversario così importante per il nostro Paese, non dimenticando mai il significato che ha un evento del genere, per il mondo dei lavoratori, per i disagi e i problemi dei precari e soprattutto per le vittime sul lavoro.
La simpatia e l’intelligenza della conduzione di Neri Marcorè ha sicuramente contribuito a dare credibilità alla delicata alternanza di toni a seconda della necessità, riuscendo ad essere un bravissimo perno attorno al quale ha ruotato l’intera giornata, presentando, accompagnando gli artisti, imitando e arrivando a duettare con Barbarossa.
Ma con grande stupore il vero protagonista è stato l’Inno di Mameli, cantato varie volte, inizialmente con le chitarre elettriche di Eugenio Finardi, poi quello più romantico e dolce di Ennio Morricone e infine quello classico cantato in coro da tutti, sul palco e in piazza, un momento davvero emozionante e unico che portato in tutti un senso di italianità puro e forse nuovo, senza sfiorare minimamente la retorica.
Ilenia Polsinelli
Foto di Federico Ugolini
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