Un siculo globale: Tony Canto
Dopo Il Visionario e La Strada, torna sulle scene musicali Tony Canto, che col suo Italiano Federale conferma le sue doti di cantautore di cui ha dato prova anche nelle collaborazioni con Mario Venuti, Mannarino, Patrizia Laquidara e altri. L’abbiamo intervistato dopo la sua tappa romana all’Auditorium Parco della musica di Roma.
Come nasce Italiano Federale?
Italiano federale nasce dall’esigenza di dire delle cose in un momento in cui c’è un abbattimento totale dei valori, lo si può definire come un disco d’amore per l’Italia. Nel concetto stesso di”Italiano Federale” c’è una contraddizione in termini, come dire ghiaccio bollente, perché italiano per me è un aggettivo che indica il sentimento di essere italiani il quale contrasta con quello che è il federalismo … è un titolo ironico!
Come ti sei evoluto rispetto ai tuoi precedenti lavori?
Gli altri miei lavori sono condizionati da un background musicale e da un’ispirazione romantica che si rifà soprattutto al mondo brasiliano, in questo lavoro me ne sono un po’ distaccato. Più che di evoluzione credo sia meglio parlare di cambiamento perché, nonostante prima mi piacessi e fossi maturo, in questo caso si è più sviluppata una coscienza sociale e politica sebbene sia intrisa di sentimenti d’amore.
Cosa vuol dire essere un italiano federale nel centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia?
Io l’ho visto come una sorta di cartone animato, una sorta di ritorno al passato, infatti sulla copertina dell’album ci sono io con un cartone con gli spaghi sul quale c’è scritto “Brescia – Stato Lombardo Veneto”. Vuole essere uno scherzo, una cosa quasi impossibile: non si può essere italiani federali!
Nel disco c’è una canzone “Nun nni mi vaju” perché, come hai detto durante il concerto, ancora oggi sembra naturale andare a lavorare a Milano. Com’è possibile che a 150 anni dall’Unità d’Italia ci siano ancora queste discrepanze a livello economico?
Oggi come oggi basta andare a Milano! Nella propria terra è sufficiente stare bene, col lavoro che faccio sono privilegiato perché non ho bisogno di uffici o altro. Basta essere connessi con se stessi. Intorno a me, nella mia terra, vedo molta felicità, sicuramente per alcune professioni purtroppo spostarsi resta necessario, ma questo non riguarda solo la Sicilia, purtroppo, riguarda tutta l’Italia: c’è un intasamento, uno stallo, dovuto a diverse problematiche. Ad esempio ci sono molti anziani ma non c’è più rispetto per loro, per il valore che comunicano e contemporaneamente non si crea molto spazio nell’ambiente lavorativo per i giovani.
La tua musica miscela elementi della tradizione musicale italiana, e in articolare siciliana, con elementi provenienti dall’area internazionale, come la bossa nova, come la definiresti?
Sto capendo adesso che la mia musica è una musica che ha sicuramente radici sicule, ma è un siciliano globalizzato, siculo-global. Lo dico perché comunque si sente l’influenza manouche, l’influenza brasiliana per la quale devo mettere un freno alla grande passione che ho per il genere cercando di non intingere troppo anche se è metabolizzata. Allo stesso tempo, però, si sente anche la radice melodica siciliana, per cui diciamo che guarda il mondo e quindi è abbastanza globale.
Cosa direbbe Modugno dell’Italia di oggi?
Penso che se ne starebbe a casa a suonare la chitarra aspettando un momento per poter cantare! Scherzi a parte io non lo so, però personalmente non sono uno di quelli che si lamentano con i soliti cliché, anzi proprio perché c’è un abbattimento dei valori, in questo momento è tabula rasa, e quindi è proprio il momento giusto per fare delle cose belle, per prendere la chitarra e cantare. Forse adesso Modugno uscirebbe fuori mentre negli anni precedenti c’è stato un buio totale. Sono molto contento, però, di quello che sta succedendo in giro in Italia, perché sento che dopo il buio totale c’è un fermento cantautorale e artistico generale che un po’ rappresenta la carboneria dei vecchi tempi e che in maniera molto difficoltosa cerca di portare avanti valori artistici che invece, purtroppo, spesso vengono messi da parte per la logica del mercato.
Progetti per il futuro?
Adesso completerò la presentazione di “Italiano Federale” che esce il 29 marzo in tutti i negozi e intanto mi occupo anche di produzioni musicali, tra cui la produzione artistica di Mannarino, cantautore romano, Pilar, altra fantastica cantante romana, insomma mi occupo di musica dietro le quinte.
C’è una collaborazione a cui sei particolarmente legato?
La collaborazione a cui sono particolarmente legato è quella che sta nascendo adesso con Bungaro, che non ha bisogno di essere presentato, perchè è un autore incredibile, di grande raffinatezza e con cui sto collaborando su varie cose: abbiamo già collaborato a livello discografico producendo insieme Pilar, e poi ci stiamo organizzando per lavori futuri. Inoltre ho collaborato anche con Patrizia Laquidara, bravissima cantante per la quale ho scritto dieci canzoni per due album, senza contare Mario Venuti col quale ho lavorato per quindici anni a tutti i suoi album, ma anche Joe Barbieri, insomma tutte collaborazioni di qualità!
Com’è stato il pubblico romano?
Bellissimo, non me l’aspettavo neanche! Ho avuto la fortuna di essere invitato a suonare anche alla manifestazione La Costituzione Day a Piazza del Popolo: c’erano 200.000 persone ed è stato bellissimo, perché, oltre al fatto che le tematiche sono molto attinenti a quelle del mio album, ritengo che la Costituzione italiana sia il caposaldo della nostra democrazia.
Giuditta Danzi
Giuditta Danzi, Intervista, martelive, martemagazine, musica, Tony Canto