La musica (a)PO(ca)LIT(t)ICAMENTE scorretta di Jacopo Ratini
ROMA – Il The Place, ormai vetrina indiscussa della musica di qualità, apre i battenti il 18 gennaio per una serata dedicata alla musica romana, cantautorale, con un pizzico di sonorità d’oltreoceano. Protagonista Jacopo Ratini, giovane musicista, ispirato anni ‘60, viziato pop con piglio ed espressività post modern.
Nell’arco di tre anni Jacopo mette in tasca alcuni premi significativi, fa fagotto e sforna il suo primo disco, Ho fatto i soldi facili, per lasciare l’anonimato, per vivere la vita senza preoccupazioni, perché il senso della vita sta tutto lì. Parodia e metafora di un controsenso, singolo divertente e divertito, senza dubbio un passatempo per cui bisogna subire le conseguenze dovute agli eccessi della banconota accumulata senza sudare.
Il passo indietro è forzato, ma necessario per introdurre l’artista che apre le porte del The Place. E’ Francesco Spaggiari a fare gli onori di casa e presentare al pubblico – giusto per ricoprire tavoli, gradinata e puff colorati – sei brani tratti dal suo primo lavoro, Hotel Balima. Albergo piccolo, dimora per viaggiatori tra Barcellona, Lisbona e Madrid, luogo sicuro ricco di note prelibate. Sei canzoni, un tre moltiplicato che è numero perfetto. Solo chitarra acustica voce e un pianista profeta, Giorgio Picardo, che entra in scena in seconda battuta per coprire frequenze e intrecciare gli accordi complessi del musicista romano.
Spaggiari offre un assaggio preso fresco dal suo Riedicola Tour, dieci tappe presso le edicole della Capitale per promuovere il lavoro appena sfornato. I suoni sono quelli di Francesco, graffio della voce e folk rock d’autore, spinti da un’ottima acustica e da adrenalina che ancora gira in corpo. L’assaggio è prelibato e sul piatto del The Place serviti caldi arrivano “Di poche parole” “Prima le donne e i bambini”; “Quando il migliore non c’è”, poi ancora “Hotel Balima”; “L’amore ritorna” e a chiudere “Violet boy on war”.
La finestra va aperta ora, perché i due si conoscono e si scambiano complimenti reciproci. E’ il momento di Jacopo Ratini, sul palco in camicia bianca e Jeans. Band al completo per un suono ricco e spumeggiante. La trama è presto fatta: si scalda il pubblico con le sonorità tipiche di quei Sixtees rivoluzionari e spensierati, ci si cala in una ballata con dedica e nei complicati rituali per approfittare di qualche ora di sonno. “Dormire la notte” miscela e rigenera disco music e rock d’annata. Perché mai dormire quando di giorno bisogna studiare, lavorare e poi passare a miglior vita? “Studiare, lavoro, pensione e poi muoio” è la traccia da seguire fino alla dedica della serata. L’arrangiamento per “Il cielo in una stanza” è gradevole e rigenera un grande classico di Gino Paoli. Il locale è ben chiuso anche perché fuori il tempo è rigido, evidentemente la brezza arriva proprio dalla musica di Jacopo. Freschezza spensierata con un velo sottile ed ironico, per sciabolare qualche colpo alla banalità, ai cliché e ai moralismi imposti dalla società e un occhio all’ecologia. Ma Jacopo sprizza ironia e sfodera “Fiori Rossi, fiori di Crespo” sciorinando, sulla musica che fu di Lucio Battisti, una sequela di campioni del calcio, formazione improbabile per una tattica di gioco sui campi di un tempo e su quelli di oggi. Chiude in poesia Jacopo, che delle parole ne ha fatto un mestiere. Il pubblico ringrazia per i due bis finali e per la piacevole serata in musica. Con o senza maggiordomo…
Jacopo Ratini: Voce, Chitarra e Poesie (a)PO(ca)LIT(t)ICAMENTE scorrette
Alessio Rossiello: Chitarra elettrica e cori
Gianluca Pellegrino: Basso, cori e sequenze
Emanuele Tomasi: Batteria
Francesco Spaggiari: voce e chitarra acustica
Giorgio Picardo: tastiera
Federico Ugolini
(Foto di Federico Ugolini)
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