5 pesci nella boccia in 4 mura di cartone
[TEATRO]
ROMA- Ha spento tutto d’un fiato ottanta candeline lo scorso 7 ottobre il Teatro Duse, lo storico teatro romano di via Crema 8 (S. Giovanni), che il nuovo direttore artistico, Sandro Torella, ha voluto festeggiare presentando per l’occasione le Compagnie in cartellone nella stagione 2010-2011 che hanno brevemente e ironicamente illustrato i frutti del loro ingegno.
Il Teatro Duse aperto nel lontano 1930, quando fu concepito proprio in funzione di incontri culturali, ha mutato la sua destinazione d’uso durante la guerra divenendo rifugio antiaereo per poi essere nuovamente ripristinato e riportato alla luce negli anni ’70 per riproporre spettacoli.
Ristrutturato ad hoc, mantenendo però invariato il suo stile classico, ha aperto le porte al primo spettacolo andato in scena dal 14 al 24 ottobre: 5 pesci nella boccia in 4 mura di cartone con la regia di Simone Fraschetti dell’Ass. Cult. Pescatori di Poesia che cerca di proporre un Teatro “politico”: «attento e attinente alla “città”, cioè al Paese in cui operiamo e alla società», dice.
Una performance che si sviluppa e si snoda in un appartamento alla periferia di una grande città e che metaforicamente rappresenta nel suo titolo la condizione di 5 giovani ragazzi – tra studenti e lavoratori – che cercano di realizzarsi e nel frattempo sono alle prese con un proprietario di casa “strozzino”.
Una casa che in realtà per questi ragazzi non è la ‘propria’ casa, ma solo un luogo effimero, privo di contenuto, per questo dunque “mura di cartone”. Un luogo di passaggio che non rappresenta fedelmente le loro personalità quindi; impersonale, nudo e scolorito come un cartone. Ma nonostante tutto, questo luogo è per i protagonisti una sfida, la loro sfida che decidono di giocare e affrontare nella speranza che la loro condizione cambi… Prima o poi.
Ed è in questa cornice che si racconta un stralcio di vita dei nostri giorni che accomuna la vita di molti giovani, interpretati in questo spettacolo da Valeria Nardella, Barbara Chichiarelli, Carlo Di Clemente, Damiano Fabbri, Aurora Deiana e Simone Fraschetti.
Giovani ragazzi che si arrampicano sugli specchi e fanno tutto il possibile, catapultandosi nell’oceano della vita, pur di mettersi alla prova, pur di mantenersi a galla senza salvagente tra le feroci onde e schiaffi acquatici, combattendo nel contempo con le problematiche quotidiane di ognuno: il gentil sesso, la ricerca della pace nel mondo e nello spirito, un sussidio economico attraverso varie forme (per esempio le hot line).
E da qui un susseguirsi di episodi, che si incontrano e si incrociano un ventaglio di ironia che spazia nelle menti del pubblico, e che lo rende partecipe proprio per la vicinanza delle vicissitudini che condividono con gli spettatori. E su di uno spartito di note ridenti, anche una nota malinconica che riempie lo spettacolo di sentimento e di riflessione e che come sempre risulta un momento catartico.
Una proiezione di se quindi: sapere di non essere i soli a vivere questi sentimenti di precarietà assoluta nei confronti del fututo è confortante. Un modo per trarre da questo la forza di proseguire, sorridendo.
Maria Logroio
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