‘O Scarfalietto
[TEATRO]
ROMA- Ridere, ridere, ridere: si è aperta la nuova stagione teatrale al Quirino di Roma, con Lo Scarfalietto di Eduardo Scarpetta con la regia di Geppi Gleijese. Lo spettacolo è un susseguirsi di risate fra equivoci e doppi sensi, il segreto che garantisce da anni il successo di questo spassosissimo testo teatrale.
A interpretarlo c’è un cast di tutto rispetto: Lello Arena nel ruolo del protagonista Felice Sciosciammocca e Geppi Gleijese (che firma anche la regia) nei doppi panni di un avvocato e di un testimone. Marianella Bargilli, già affermatasi nella scorsa stagione per il ruolo di Silia nel pirandelliano Giuoco delle parti è ora Amalia, la moglie del protagonista, mentre Gianni Cannavacciuolo interpreta con pregevole leggerezza il personaggio di Rafael e quello dell’ Usciere.
E poi ancora Gina Perna (Dorotea Papocchia), Margherita Di Rauso (Emma Carcioff), Antonio Ferrante (Direttore del teatro), Luciano D’Amico (Avvocato Saponetti), Gino De Luca (Michele Pascone-Carmelo), Antonietta D’Angelo (Rosella Paparella) e Vincenzo Leto (Gennarino-Ciruzzo).
La trama vede protagonisti, Amalia e Felice, freschi sposi, che litigano per qualsiasi banalità. Stavolta è la rottura dello scarfalietto (scaldino) nel letto nuziale a provocare il finimondo, con convocazione di avvocati e richieste di separazione. Alle liti violente assiste Gaetano Papocchia, buffo carattere di anziano pretendente che capita in casa della coppia per affittare un “quartino” destinato alla soubrette Emma Carcioff, per cui da tempo spasima. Da questa crisi matrimoniale scaturiscono una serie di situazioni esilaranti, comiche, al limite del grottesco fino al delirio finale all’interno del tribunale, alla brillante esplosione dei meccanismi drammaturgici scarpettiani.
Scrive il regista Gleijeses nelle sue note di regia, spiegando la scelta dell’opera di Scarpetta: «Un grumo di passioni, un viluppo di sentimenti e di ricordi avvolti dalla nostalgia di anni lontani e gioiosi mi ha fatalmente riportato alle origini del teatro comico napoletano “moderno”. Per me rappresentare Scarpetta era una necessità, ma è la prima volta che lo interpreto dopo 35 anni di mestiere, perchè per affrontare un genio che rappresenta psicoanaliticamente anche tutto il tuo passato non si possono fare passi falsi. Nello “Scarfalietto” ci troviamo di fronte alla più straordinaria farsa mai scritta per il teatro napoletano: un miracolo di fattura e un intarsio perfetto».
Nota a margine sullo ‘scarfalietto’: un tempo per dar calore agli ambienti si usava il braciere e quando si andava a dormire si metteva sotto le coperte una bottiglia che, riempita d’acqua bollente e ben tappata, teneva il letto ben caldo. A Napoli come altrove nei primi del Novecento c’era ancora quest’uso e lo scaldino diede spunto ad Eduardo Scarpetta di scrivere nel 1881, una tra le sue più esilaranti commedie. Una commedia che riporta alle origini, al padre naturale di Eduardo De Filippo, a quell’Eduardo Scarpetta che riformò il teatro comico napoletano, sostituendo la maschera di Pulcinella con il borghesuccio Felice Sciosciammocca, con il suo bastoncino di canna, le scarpe lunghissime, il mezzo tubo e il fracchettino che anticipò Charlot.
Gabriella Radano
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