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Svalbard: natura dominatur

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[TRIP: NOTE DI VIAGGIO]

viaggiLongyearbyen è una piccola comunità di 2mila anime. È il centro abitato con oltre 1000 abitanti più a nord del mondo. Le sue coordinate geografiche (78°13′ N 15°33′ E) parlano di condizioni estreme: siamo in Europa, ma ben oltre il circolo polare.

Dopo averle scoperte “ufficialmente” nel 1596, l’olandese Willem Barents chiamò le isole Svalbard Spitsbergen, che significa “montagne aguzze”. Da quel momento divennero una base Svalbard_1internazionale per la caccia alle balene e a varie altre specie di animali, lo sfruttamento minerario e grandi spedizioni verso il Polo Nord. Un trattato internazionale firmato nel 1925 stabilisce sulle isole la sovranità norvegese, ma ne fa una comunità internazionale neutrale e demilitarizzata, con un governo autonomo gestito da un Governatore locale.
Longyearbyen fu fondata nel 1906 da John Munroe Longyear, proprietario della compagnia mineraria Arctic Coal Company di Boston, e ha nel suo DNA il carbone. Il paesaggio intorno porta i segni dello sfruttamento intensivo partito negli anni ’20: baracche di legno e lamiere pendono come sanguisughe sui fianchi scoscesi delle montagne; lunghe file di pali di legno, destinati un tempo a trasportare i carrelli pieni di carbone, oggi scenografici ricordi del passato industriale; macchie nere di carbone, come macchie di sangue rappreso, circondano le ferite profonde inferte Svalbard_2alla Terra.
Qui intorno (nel senso molto ampio del termine) ci sono pochi altri centri abitati, alcuni dei quali ridotti a città fantasma. A 55 km di distanza appena, ma raggiungibile solo via mare (o in elicottero), c’è l’insediamento minerario russo di Barentsburg, dove vivono circa 850 persone, minatori ucraini e russi, alcuni con famiglia al seguito. Sopravvissuti alla crisi del 1998, si barcamenano tra miniere e turismo.
Ben più impressionante è la città fantasma di Pyramiden.Fondata nel 1910 dagli svedesi, fu acquistata nel 1927 dai russi, che portarono avanti lo sfruttamento di carbone in grande stile. Un tempo vi abitavano più di 1000 persone, oggi ne restano una quindicina appena in estate (solo 2 in inverno). Anche qui si pensa di ripristinare a scopi turistici alcune delle strutture rimaste praticamente intatte dopo la frettolosa partenza dei suoi abitanti il 10 gennaio del 1998.

Longyearbyen ha avuto un destino migliore. Oggi è un centro molto attivo che ha fatto della ricercaSvalbard_3 scientifica e del turismo le sue attività principali. L’estrazione del carbone è ridotta al minimo. Scienziati da tutto il mondo sono qui per studiare il fenomeno del cambiamento climatico e l’impatto dell’uomo e delle sue attività sull’ambiente naturale. Gli amanti dell’esplorazione e della natura selvaggia vengono qui per provare emozioni estreme: qui con la natura non si scherza.
L’uomo da queste parti ha lasciato e continua a lasciare delle tracce che, nonostante l’indefesso lavorio del tempo e degli agenti atmosferici, permangono. Gli uomini che vivono qui sono abituati a una vita dura, dove la caccia (comunque attentamente regolamentata) non è uno sport, ma rappresenta ancora una fonte di proteine; le temperature invernali scendono anche a -40°C, ma in estate raramente salgono oltre i 5-6°C; ci si muove con le motoslitte, i cani da slitta, barche e kayak, qualcuno in bicicletta. Uscire dal centro abitato significa lasciare l’esiguo tracciato stradale e inoltrarsi nel regno dell’orso bianco (di qui l’obbligo di essere dotati di fucile e pistola di segnalazione, oppure muoversi scortati da guida armata). Mare, ghiaccio, montagne impervie. Un Svalbard_4ambiente grandioso, paesaggi solenni, condizioni di vita estreme che richiedono rispetto e la consapevolezza che, nonostante tutta la nostra tecnologia e sapere, siamo molto piccoli e possiamo diventare vulnerabili in un batter d’occhio. Un confronto utile con un ambiente unico, di una bellezza estrema, sempre più minacciato dall’attività dell’uomo, per tornare a casa più umili e più responsabili.

INFO
Si arriva a Longyearbyen con una serie di voli della SAS (www.flysas.com/it) con scalo a Oslo e poi Tromsø. Trovate esaurienti informazioni sulle isole Svalbard sul sito dell’Ente del Turismo Norvegese (www.visitnorway.com/it/Stories/Regioni/La-Norvegia-del-nord/Le-isole-Svalbard) e anche su www.svalbard.net. In particolare tenete presente che, considerate le particolarità del luogo, non si gira da soli, ma è sempre necessario essere accompagnati da guide esperte (ed armate: una precauzione per fronteggiare al meglio eventuali incontri con gli orsi polari). Quindi affidatevi agli esperti del posto e scegliete tra le numerose attività che è possibile praticare, a secondo della stagione: trekking a piedi o con gli sci, giri in motoslitta, escursioni con le slitte trainate dai cani, tour in barca e kayak, fossil hunting, whale e bird watching…
La parola d’ordine resta: contatto con la natura. Ma non solo: a ottobre dal 21 al 24 si tiene il Dark Season Blues (http://blues.svalbard.com), festival di musica blues, con ospiti da tutto il mondo.

Dove dormire: atmosfera d’altri tempi allo Spitsbergen Hotel sulla collina di Longyearbyen Svalbard_5(www.spitsbergentravel.com/Start/Accommodation/Spitsbergen-Hotel), costruito nel 1947 per ospitare i funzionari delle miniere all’inizio dell’epopea mineraria.
Dove mangiare: in hotel c’è il celebre Funktionærmessen Restaurant, con finestra panoramica. In Longyearbyen troviamo anche la Brasseri Nansen e il Barentz Pub & Spiseri, entrambi presso l’hotel Radisson Blu (www.radissonblu.com/hotel-spitsbergen). Sulla via centrale troviamo anche lo SvalBar (www.svalbar.no) e il Fruene Kaffe & Vinbar, caffetteria con ottime torte e sandwich. Vale la pena di fare una visita anche al Huset (www.huset.com), ristorante e night club, con sala cinematografica sulla collina, presso l’edificio che un tempo ospitava l’ospedale locale.  

Amanda Ronzoni
Le fotografie sono di Amanda Ronzoni © 2010 – riproduzione vietata.

Amanda Ronzoni, martelive, martemagazine, Rubrica trip: note di viaggio, Svalbard, viaggi

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