GRAFICA finalissima_ L’apparenza inganna
Gran finale per l’appuntamento grafico del MArteLive 2010, un viaggio incominciato lo scorso 27 aprile che ci ha tenuto compagnia fino agli ultimi spasimi di questa estate. E sono stati proprio molti dei partecipanti alla prima serata a giungere direttamente alla finalissima di questa kermesse artistica romana.
Come i lavori grafici di Sara Udinesi, Alessandro Di Rollo e Margherita Fortuna, che hanno preso di pieno petto la sfida stilistica basata sull’inganno delle apparenze, tema centrale della competizione artistica di quest’anno.
Lavori che pagano un grande debito citazionista nei confronti di Magritte, con un grosso asterisco centrato su un fondo giallo, e affiancato da un altro asterisco più piccolo e dotato di una reale funzione di rimando a un testo in calce, che porta la definizione grammaticale del simbolo stesso.
Per passare quindi a opere dedicate al rischio di un’apparenza ingannevole, dove un mazzo di fiori può celare, nella sua ombra, un’arma pronta a sparare. L’aspetto poco veritiero si traduce quindi in un gioco linguistico basato su bugie e icone (i fiori come strumento di corteggiamento attrattivo si rivelano un’esca posta da un cacciatore ben addestrato).
Di fronte a tante incertezze e a falsi messaggi, la domanda che si pongono quindi i nostri artisti è: cos’è che ci rende umani? Può bastare una semplice radiografia con i nostri organi interni a dimostrare l’essenza dell’uomo (o donna, nel caso dell’opera in questione)? Un quesito posto in duplice maniera, con un claim che enuncia chiaramente il dubbio in questione, e uno schermo a raggi x che sonda internamente il corpo di una ragazza.
L’inganno non riguarda solo il nostro sistema comunicativo o la nostra concezione scientifica e filosofica dell’interiorità, ma coinvolge anche il nostro rapporto con il mondo esterno. Come nel caso di Michele Palazzo, che ci chiede come in una bambola lasciata nella stazione metro di Valle Aurelia possa celarsi una bomba giocattolo, strumento di morte in voga negli ultimi anni, soprattutto nelle zone già devastate dalla guerra.
Ed è proprio sull’inganno dei sensi che si basa l’opera di Carlotta Cacciante, lavoro che dapprincipio ci appare totalmente in nero, quasi come se stessimo fissando un muro spoglio, ma che a un secondo sguardo ci mostra dei sottili giochi di luce su un pallone da calcio. In basso, il claim “punti di vista”. Un punto di vista transitorio, come l’esperienza di un viaggio durato cinque mesi. Un viaggio pronto a ricominciare, all’insegna della prossima sfida grafica.
Giampiero Amodeo
Giampiero Amodeo, grafica, martelive, martelive 2010, martemagazine, settembre 2010