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Il Giappone di Monica Casadei

artemis_giappone
[DANZA]

artemis_giapponeROMA- Sbarca a Roma, al Festival Itali@rte di Mediascena, la nuova produzione della coreografa emiliana Monica Casadei. La compagnia Artemis Danza ha presentato il nuovo lavoro nato dalla residenza artistica in Giappone , Sole dell’anima sola. Giappone, tappa del 2009 del progetto “Artemis incontra Culture Altre”, che dopo il triennio sudamericano Brasile, Cuba, Messico, prevede un triennio asiatico Giappone, Vietnam, Corea.

La coreografia, dedicata al grande maestro di danza butoh Kazuo Ohno recentemente scomparso all’età di 103 anni, vuole, come la stessa coreografa ci dice dopo lo spettacolo, proporre al pubblico il frutto delle sperimentazioni e delle esperienze che l’intera compagnia ha maturato nel corso di questa lunga residenza.
E infatti il pezzo incomincia con un interessante sequenza di atteggiamenti ritmicamente e formalmente di stampo butoh, una evidente sperimentazione di tutti i quei principi che il grande maestro ha insegnato nella sua centenaria vita, ripetizione e lentezza, ciclicità e resistenza, fino ad arrivare a quel punto di trance in cui non si avverte più dolore, né difficoltà e si potrebbe continuare per ore senza sforzo.
L’atmosfera oscura e decadente nei costumi, nella scenografia e nelle musiche è perfettamente in sintonia con il richiamo butoh di tutta questa lunga sequenza iniziale, che porta lo spettatore da un iniziale momento di  gradevole ipnosi ad un vero e proprio momento di trance.

Il pezzo continua, sulla scia dell’inizio, con una serie di coreografie che ripetono formalmente lo 78_ridstesso schema. Ripetizioni e stop di uno o due danzatori, echi di duelli giapponesi e echi di posture e atteggiamenti da geisha. Da questo momento in poi fino alla fine, ci si trova davanti al riconoscibile stile della coreografa, che ribadisce lo stesso concetto in modo ossessivo, ciclico e estremamente vigoroso. Tra i performer segnaliamo soprattutto le grandi abilità del danzatore Vittorio Colella.
Non si intravede più quella volontà di ricerca proposto all’inizio, ma si intravede un Giappone mediato dalla visione e dalla esperienza occidentale della coreografa.
E quindi delle domande nascono spontanee: siamo veramente capaci noi occidentali di parlare di una “cultura altra” dopo così poco tempo di contatto? O ne saremo mai capaci veramente anche dopo anni? E soprattutto, con tutte le difficoltà e le soggezioni che abbiamo nel parlare della nostra martoriata cultura, abbiamo veramente necessità di indagarne altre così lontane da noi, così complesse e quasi divinamente inaccessibili come quella Giapponese? Monica Casadei, più che darci delle risposte, ci fa porre delle domande. E’ questa la sensazione che si ha uscendo da questa esperienza del Giappone secondo la Casadei!

Valeria Loprieno

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