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La musica classica scende dal pero

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[MUSICA]

brunello-bnROMA- Si è conclusa la nona edizione del Tekfestival, la rassegna romana di cinema indipendente che si è svolta dal 6 al 13 maggio tra la capitale, Genzano e Frascati. “Ai confini del mondo…dentro l’Occidente” è il sottotitolo che ha caratterizzato le scelte di questa edizione alla quale hanno partecipato sessanta titoli tra i migliori della più recente produzione indipendente, documentari e lungometraggi narrativi.

Ed è proprio con un lungometraggio, anzi per essere esatti, con un mediometraggio che si è aperta questa edizione 2010: In tempo, ma rubato (Jolefilm, 2009) del regista Giuseppe Baresi.
Marco Paolini è la presenza che fa accendere il lanternino dell’attenzione agli amanti di un certo tipo di narrazione, partecipata e acuta. Attraverso la sua intervista il documentario ci porta a conoscere uno dei musicisti migliori del contemporaneo panorama internazionale che – ma guarda un po’! – è un nostro compaesano: Mario Brunello, violoncellista affermato vincitore a soli 26 anni del prestigioso Premio Tchaikovsky. Per due anni la produzione ha seguito e filmato Brunello nei diversi momenti della sua carriera, concerti classici, lezioni a giovani musicisti e concerti sulle montagne, nei boschi e nel deserto. Eh sì, perché questo signore dentro le rigidità dell’ambiente della musica “alta” proprio non riesce a stare. Oltre a suonare diretto da nomi del calibro di Abbado o Mehta e a collaborare con Accardo o Zimmermann (solo per citarne alcuni) Brunello ama eseguire suite e quanto altro il suo strumento gli permette nei posti più strani, dalle Dolomiti al Monte Fuji in Giappone, fino ad una cartiera e nel mezzo deserto. Ha iniziato pian piano – racconta – prima suonando ai concerti nei templi sacri della classica senza il rigoroso frac, poi arrivando alle sue montagne tanto amate da buon veneto, nei boschi o comunque in luoghi in cui la brunello_paolinisua musica non tornava alle sue orecchie in modo narcisistico, ma si donava alla natura intera. E a tutti quei “pazzi” che si radunavano intorno a lui per ascoltarlo rapiti. Con grande sorpresa, racconta nella chiacchierata con Paolini, ha avuto indietro una risposta più che positiva alle sue iniziative, segnale del fatto che il pubblico amante della musica classica ha bisogno evidentemente di rinverdire questo amore con qualche novità. Il rapporto con i suoni di Haendel o Bach in contesti naturali e meravigliosi amplifica infatti la grandiosità dei pezzi interpretati. La commozione è palpabile anche dallo schermo: Brunello sa incantare.

Oltre ai pezzi classici, il musicista ama sperimentare improvvisando nel jazz e collaborando con interpreti molto diversi dal suo genere musicale di nascita: uno tra tutti Vinicio Capossela (anche lui presente nel documentario per raccontare l’incontro con il violoncellista della natura). Insieme hanno ideato lo spettacolo Fuggite, amanti, amor – Rime e Lamentazioni per Michelangelo notevolmente poetico e dirompente.
Mario Brunello racconta come sia possibile per la musica classica “scendere dal pero”, avvicinarsi cioè alla gente, arrivando nei cuori, farsi evento di rottura e portatrice di valori fino ad ora non riconducibili a quel mondo in doppiopetto, come il rispetto dell’ambiente o il piacere della condivisione. E anche l’umiltà, di questi tempi non molto di moda.
Il rapporto con il suo strumento, che scherzosamente chiama Mr Cello, è un altro aspetto saliente. Brunello assaggia con le dita la pelle di legno del suo adorato violoncello, un Maggini dei primi del ‘600 che preferisce persino agli Stradivari (ma quest’uomo è un impertinente d.o.c.!). Il suo suono, afferma, è stato cercato a lungo e voluto, come un figlio proprio. Solo con lui trova la “sua” voce. Quando viaggia in aereo prenota due biglietti, uno a suo nome l’altro per…Mr Cello.
Marco Paolini si dimostra un ottimo intervistatore: il rischio di oscurare il vero soggetto del racconto con la sua voce c’era, ma in questa prova è stato un eccellente gregario, potando in cima la storia di un personaggio che valeva la pena raccontare.
Il Tekfestival ha aperto le sue giornate, quindi, con una scelta rivoluzionaria: parlare agli amanti di arte indipendente e alternativa di un musicista classico. Aggiungiamo: un musicista classico rivoluzionario, che non ama l’esposizione mediatica e  il gesto plateale, ma preferisce il silenzio delle albe di montagna. Accompagnato, però, dal dolce suono di Mr Cello.

Francesca Paolini

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