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Giulio Voce, “C’eri tu” è il nuovo singolo del cantautore romano

Giulio Voce è un cantautore romano che si definisce pirata e poeta del mare, dalla penna intrisa di salsedine e passione. In questa intervista ci ha raccontato la genesi del suo EP, Voce, e il progetto #cantautoreadomicilio, un tour molto particolare per continuare a portare la musica in giro per l’Italia nonostante il difficile periodo storico. 

Il tuo percorso inizia da Roma, la tua città. Che percezione hai del panorama musicale della capitale e in che modo pensi che ti abbia aiutato o ostacolato nella tua crescita artistica?

Da una parte è stato indubbiamente stimolante, qui a Roma ci sono tante belle realtà, mi sono confrontato con tantissimi musicisti, abbiamo scambiato idee, energie, abbiamo suonato insieme. Dall’altra però, purtroppo, per quella che è la mia esperienza devo constatare che la scena romana è ancora molto provinciale, legata ad amicizie, amicizie di amicizie, discorsi non molto professionali, antipatie, simpatie etc. Spesso c’è la tendenza, tra “colleghi”, non ad aiutarsi, bensì a vedere gli altri come dei nemici, finendo così per farsi la cosiddetta “guerra tra poveri”. Se penso che negli anni ‘70 esisteva il Folkstudio dove suonavano insieme Venditti, Rino Gaetano e De Gregori, tutti in amicizia…e adesso vedo a volte situazioni molto tristi. Ci ho scritto una canzone che si chiama “5 di mattina” e che parla proprio di questo. I locali a volte puntano su quantità, cover band, etc. e poco sulla qualità. Dico sempre che il pubblico va anche educato, se tu gli proponi sempre le stesse cose non cambieranno mai il modo di vedere e di ascoltare anche le nuove proposte.

Qual è stato il primo artista che ti ha fatto pensare di voler intraprendere questa strada? 

La band punk rock “Offspring”, quando avevo 12 anni. Rimasi colpito da una loro canzone e dal video “Pretty Fly (for a white guy)”. Ho cominciato a prendere lezioni di chitarra, per poi evolvermi, abbracciare tanti stili diversi sul piano musicale, ad esempio ampliando i miei orizzonti grazie ai grandi cantautori italiani: su tutti De Andrè e Guccini, la musica rock degli anni ‘70, il folk etc. Poi verso i 19 anni ho iniziato a scrivere e comporre brani miei.

Una costante nelle tue canzoni è il mare, un elemento che si apre a un’infinità di interpretazioni e percezioni. In te cosa scaturisce a tal punto da renderlo un fondamento delle tue produzioni musicali?

Sì è vero, il mare torna sempre, volente o nolente. Inconsciamente rappresenta in me quella antica voglia di libertà, di fuga dalla routine, dal quartiere, la voglia costante di avventure. Per me rappresenta sensazioni semplici e bellissime allo stesso tempo. Ti fa sentire in pace con te stesso o inquieto, ma comunque come se facessi parte di un “tutto”. Da un malinconico tramonto, passando per un cazzeggio con gli amici sulla spiaggia davanti a un falò, una nuotata fino a dove non si tocca e infine una gita in barca con qualche amico, in mezzo a scogliere, fondali etc. È sempre stato grande fonte di ispirazione per me, soprattutto adesso che sto scrivendo un concept album che parla di pirati, mare e del concetto stesso di viaggio, unendo elementi moderni a quelli classici, vita di tutti i giorni ad avventure esotiche. Per il momento è uscito solo il videoclip della canzone “Tortuga” perché sto ancora finendo di scrivere l’album.

Giulio Voce 4

Dopo un album e un EP che ti hanno portato a esibirti su numerosi palchi, a Roma e in tutta Italia, è uscito “Voce”, un EP composto da 4 tracce che lo scorso 24 aprile hai rilanciato in versione digitale. Il titolo richiama il tuo nome e allo stesso tempo uno dei mezzi più potenti per esprimere il proprio pensiero. Tu cosa hai voluto comunicare con questi brani?

“Voce” credo rappresenti una piccola sintesi di quello che è il mio percorso musicale/artistico. Non mi sono mai sentito legato a un genere in particolare, mi è sempre piaciuta l’idea di spaziare, di assecondare l’istinto e le variegate influenze che ho sempre avuto, cercando sempre di dare un’identità unica al mio lavoro. Ci sono canzoni più “sporche”, quindi più rock, canzoni più leggere di facile ascolto, canzoni più profonde e impegnate, ma anche canzoni più ironiche e che raffigurano la realtà. Ovviamente sono solo 4 brani. Nel nuovo album che sto scrivendo c’è molto di più, è una continua evoluzione, ma sono molto soddisfatto di “Voce”: credo sia un piacevole “antipasto” dove ci sono comunque alcuni brani che mi rappresentano maggiormente e che sono tra i più apprezzati dal pubblico. Ci sono io nelle mie varie sfaccettature, con la mia parte più romantica, quella più leggera, la più malinconica, la più beona etc.

Con il singolo “C’eri tu” ritorna il tema del mare legato alle esperienze estive, rievocando una leggerezza che in questo periodo storico è del tutto assente. Come nasce questo brano e cosa vuoi che arrivi a chi lo ascolta? 

È vero, è un momento particolare in cui abbiamo tutti bisogno di leggerezza; infatti “C’eri tu” è stato un po’ una specie di inno dei miei fan durante la quarantena, mentre scorrevano le varie dirette… dicevano che torneremo “a ballare a piedi nudi sulla vita”, citando la canzone. E così sarà. “C’eri tu” forse è uno dei miei brani più “pop”, diverso dagli altri. È nato quasi per caso con questo riff di chitarra così estivo, a tratti reggae. Scriverci sopra in realtà è stato molto difficile, perché scrivere una canzone di facile ascolto è davvero molto complicato secondo me: il rischio di cadere nella banalità è sempre dietro l’angolo. Di solito scrivo in maniera più ermetica o con testi più profondi, quindi misurarsi con un brano come questo è stata una bella sfida ma la cosa più importante è che è stato spontaneo, è venuto tutto naturale, volevo proprio fare un brano così che richiamasse quella leggerezza, quei flirt, quegli amori che nascono al mare, durante un falò o una festa. Del resto “C’eri tu”, nonostante sia già stato pubblicato nell’EP “Voce”, è comunque una piccola anticipazione perché fa parte del concept che sto scrivendo insieme a “Tortuga”, per l’appunto. Anzi dal punto di vista cronologico, nella storia dell’album che sto scrivendo adesso è la canzone subito successiva a “Tortuga”. Dopo i bagordi serali dell’isola di Tortuga ci si rifugia su una spiaggia a ballare e cantare conoscendo qualcuno, scambiandosi sguardi, in attesa il giorno dopo di partire per altri porti e nuove avventure.

Cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? 

Oltre alla registrazione del concept album di “Tortuga”, sto pensando a un nuovo format estivo che si chiama #cantautoreadomicilio. Devo dire che ha suscitato l’interesse di diverse persone, è uscito anche un articolo su Tgcom24: in pratica, siccome a causa dell’emergenza COVID-19 è saltato il tour che avrei dovuto fare questa estate nel quale c’era uno dei concerti che aspettavo da molto tempo all’Auditorium Parco della Musica a Roma, ho deciso, quasi per scherzo all’inizio, di farlo lo stesso il tour. In pratica andando nelle case, ville, giardini, barche delle persone che mi hanno chiesto di andare a suonare da loro, in giro per l’Italia, il tutto accompagnato da altri operatori del settore video/audio per poterne trarre un docu-film, in una sorta di “baratto”, di ritorno allo stato di natura delle cose. Io ti porto la musica e tu metti a disposizione uno spazio, una cena, un pranzo: questa è l’essenza del mio progetto on the road, tutto per poter ri-vivere un bellissimo momento di convivialità e condivisione. Nel frattempo, sono arrivate adesioni da tutta Italia, infatti penso che saremo costretti a dividere il format in due parti e… non vedo l’ora! Intanto, se volete maggiori informazioni sul tour #cantautoreadomicilio, le potete trovare sui miei social (Instagram e Facebook, @giuliovoce); oppure tutti coloro interessati possono sempre contattarmi su quest’ultimi o inviare una mail a giuliovocepressoffice@gmail.com, mail ufficiale che al momento stiamo utilizzando anche per raccogliere le adesioni al progetto.

 

GUARDA IL VIDEO DI “C’ERI TU” 

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c'eri tu, giulio voce

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