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Cosa ho imparato dalle prime due giornate di Sanremo

Per settimane si è parlato di Boycott Sanremo e, diciamo la verità, tutti avremmo voluto boicottarlo. Ma poi quando il martedì della prima settimana di febbraio, ogni anno, arriva il fatidico giorno, siamo in pochi a resistere alla tentazione di accendere la televisione e assistere al carrozzone carnevalesco che si svolge sul palco dell’Ariston da ormai settant’anni. L’ironia sta nel fatto che non lo abbiamo mai visto neanche quando i nostri genitori lo guardavano pedissequamente e ora ci siamo trasformati in loro e ci piace dirci che no, non è per la musica,

fa tutto schifo, che lo guardiamo perché il trash è ipnotico e anche bello, ma la realtà è che di Sanremo, sotto sotto, ci piace tutto, ma soprattutto ci piace il fatto che nulla ci piaccia davvero e possiamo creare nuove polemiche ad hoc solo per lui.

Cosa abbiamo imparato dalle prime due giornate di festival, quindi? Che nella vita tutto è possibile e lo abbiamo capito quando per la prima volta abbiamo sentito la mancanza di Claudio Baglioni. Chi lo avrebbe mai detto? Noi no di certo, lo abbiamo trovato insostenibile che intonasse ogni singola canzone su quel palco per due anni di fila. Ma non sentivamo la necessità di regalargli un vocabolario di sinonimi e contrari: Amadeus invece non è un grande cultore della nostra lingua, infatti conosce solo tre parole “Canone Rai” e “bella”. Di Amadeus in realtà abbiamo scoperto tantissime cose: già qualche settimana fa che è un maschilista “ingenuo”, ma ora sappiamo anche che non è in grado di fingersi sorpreso davanti agli scherzi di Fiorello e che i suoi gusti musicali sono pessimi. D’altronde, come si può pensare di far salire sul palco Junior Cally o Billy Blue?

Un’altra cosa a cui forse non avevamo mai fatto caso è che Tiziano Ferro ride tantissimo: lo fa, in modo inconsulto, anche mentre canta Almeno Tu Nell’Universo; non vogliamo qui sparare sulla croce rossa, perché cantare Mia Martini è un compito che nessuno dovrebbe affrontare nella propria vita, ma avrebbe almeno potuto evitare di ridere. Lo perdoniamo quando canta per noi Sere Nere e ci ritroviamo sotto la terrazza del Pincio a guardare Marco Maccarini e Giorgia Surina intervistarlo a TRL. Insomma, la nostalgia canaglia lui ce l’ha fatta sentire, al posto di Al Bano e Romina. Avremmo voluto cambiare canale, lo ammettiamo, ma quando abbiamo sentito gli ennesimi giovani cantare di “schiaffi d’amore”, durante la seconda serata, ci sarebbe piaciuto ritrovare la loro “Felicità”. Ma siamo comunque stati allietati dall’ottimo playback dei Ricchi e Poveri, una reunion attesissima forse solo da Amadeus, ma che, dobbiamo ammetterlo, ci ha risvegliato dalla puntata più noiosa della storia del festival. Gli ABBA nostrani si sono esibiti in un medley d’oro a cui nessuno ha saputo resistere.
La più grande scoperta, però, è forse il fatto che la giuria demoscopica è composta da 300 ascoltatori usuali di musica sopra i 15 anni che, palesemente, fanno uso di droghe pesanti.

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Non abbiamo abbastanza spazio per discutere delle accuse di sessismo perpetrate contro Amadeus nelle ultime settimane, ci vorrebbe la Trilogia dell’Anello al completo per spiegare perché siamo d’accordo con le polemiche. Dalla presenza di Muccino, a quella di Al Bano e D’Alessio, ai testi dei monologhi scritti da autori uomini per le povere inconsapevoli Diletta Leotta e Rula Jabreal – lontani anni luce dal monologo di Emma D’Aquino sulla pericolosità del lavoro del giornalista. Peccato che ogni spunto leggermente interessante sia intervallato da una mummia della musica italiana resuscitata per l’occasione, una pubblicità molesta e un limitato sketch di Fiorello.
Così, tanti intermezzi che ci scordiamo due tre volte a puntata che in realtà è una gara canora e che gli artisti in gara sono ben ventiquattro, senza contare i giovani.
La realtà è che la qualità musicale è bassa e ci piace dimenticarcene, perché è triste pensare che sono in pochi, davvero in pochi ormai, a saper scrivere una bella canzone. E a proposito di canzoni, alcune le promuoviamo, altre, molte, le bocciamo completamente.

Le promosse

Tra le canzoni promosse c’è la raffinatezza malinconica di Tosca (Ho Amato Tanto), che ci dimostra ancora una volta di venire da un altro pianeta.
C’è Rancore che porta a casa un pezzo in collaborazione con Dardust (Eden) che ci ha fatto quasi saltare dalla sedia appena partita: per il secondo anno consecutivo uno dei migliori rapper italiani sbaraglia tutti gli avversari.
Grande sorpresa è stata Elodie che porta una canzone dal giusto ritmo che funziona benissimo; lei emozionata al punto giusto, ma comunque in controllo e bravissima.
Quando si parla de Le Vibrazioni ammettiamo la nostra assoluta assenza di oggettività, ma Sarcina è difficile non amarlo e Dov’è è un pezzo che non possiamo bocciare, così come Me ne frego di Achille Lauro: è chiaro che Achille Lauro sembri trasgressivo sul palco dell’Ariston, con la sua cadenza strascicata e imbarazzante tutina dorata. Non è davvero promossa la sua canzone, quanto più quello che porta sul palco: “Partecipo a questa pagliacciata, ma divento un pagliaccio anche io”, sembra dire, “Voi qui con le vostre etichette di genere, io mi vesto da Britney Spears e fanc*** il machismo”. Impossibile non amare lo showman che è diventato.
Sopra la sufficienza anche Tikibombom di Levante, una canzone orecchiabile e la sua buona presenza scenica, mentre Bugo e Morgan (Sincero) portano una canzone interessante, trainata da un motivetto accattivante, accompagnata però da una performance pietosa.
Ancora tra i promossi i Pinguini Tattici Nucleari (Ringo Starr), perfettamente a loro agio sul palco, con una canzone che fa cantare e ballare e che sentiremo a lungo.

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Rimandati

Tra quelli che non sapevamo se promuovere o bocciare e che ci riserviamo il diritto di riascoltare, troviamo Marco Masini (Il Confronto) con un brano che forse vanta il miglior testo della prima serata. Con lui Irene Grandi (Finalmente Io) e Rita Pavone (Niente – Resilienza 74), entrambe arrabbiate e piene di grinta. Diodato con la sua Fai Rumore ci ha fatto cadere le braccia dalla noia, ma non possiamo negare che sia comunque bravo, come non possiamo non dirlo di Anastasio (Rosso di Rabbia) che ci ha sorpreso ma non del tutto convinto. Gli ultimi in attesa di promozione sono Piero Pelù (Gigante), copia della copia di se stesso, Francesco Gabbani (Viceversa), per una canzone carina e orecchiabile e Michele Zarrillo (Nell’Estasi e Nel Fango).

Bocciati

A malincuore, Elettra Lamborghini (Musica – E il Resto Scompare), prevedibilmente Junior Cally (No Grazie). Bocciati anche la retorica di Giordana Angi (Come Mia Madre) e la canzone fuori stagione di Raphael Gualazzi (Caprioca). Meno che sufficiente anche Paolo Jannacci (Voglio Parlarti Adesso), che cerca di essere il padre con scarsi risultati.

Non Classificati

Enrico Nigiotti (Baciami Adesso), Alberto D’Urso (Il Sole ad Est) e Riki (Lo Sappiamo Entrambi): dimenticati.

achille lauro, amadeus, musica, Sanremo

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