“Shadow Rift” di Siane Yoo
a cura di Domenico de Chirico
inaugurazione: 13 dicembre 2016, h.18.00
13.12.2016 – 11.02.2017
The Gallery Apart, Via Francesco Negri 43, Roma
The Gallery Apart è lieta di annunciare Shadow rift, la prima mostra personale in galleria di Sinae Yoo, a cura di Domenico de Chirico.
Una libera e vivida interpretazione di situazioni, oggetti, figure e un complesso linguaggio di segni all’interno della cultura pop e ancora estesi scambi culturali che si muovono attraverso composizioni e motivi storici, che presentano le nozioni di un sé espressivo; questo è il punto di partenza del lavoro dell’artista coreana Sinae Yoo (*1985). Attualmente di stanza in Svizzera, per la sua prima mostra personale in Italia presso The Gallery Apart ha prodotto una nuova grande serie di lavori, quali un video con colonna sonora, installazioni, disegni e ceramiche.
Con ‘Shadow rift’, Sinae Yoo cerca di decostruire il senso privilegiato dalla theoria occidentale: la vista. Vedere non è esclusivamente vedere poiché ogni sguardo necessita di un occultamento. Tale modo di procedere, di stampo tipicamente derridiano, fa sì che la riflessione sulla vista, sulla visione, sullo sguardo e sull’occhio s’intrecci indissolubilmente col tatto: «Se due sguardi si guardano negli occhi, si può dire che in quel momento si toccano?».
Visione e tattilità, distanza e prossimità s’incrociano dunque come un chiasmo e il con-tatto degli occhi si dà come condizione affinché ci siano contemporaneamente lo sguardo e l’incontro con l’altro. L’essenza di questo discorso è indubbiamente di natura etica: Sinae Yoo indaga il modo d’essere e la capacità di porsi di fronte all’altro. Questa teoria oculare si risolve, per così dire, in un’impasse tecnologica: la visione si fa tatto e lo sguardo diventa contatto. Pertanto, il rapporto con l’altro decostruisce il movimento tra prossimità e distanza, la loro presunta dualità e la loro nitida separazione. Nella vicinanza estrema l’occhio non vede più, punta e tocca come un dito ed è così che la sua funzione, in ultima istanza, diventa digitale, non più ottica ma aptica (processo di riconoscimento degli oggetti attraverso il tatto). Si vuole così sottolineare un rapporto nuovo, ricostruito e attualizzato con la vista e con l’apertura degli occhi sul mondo. Per dirla con il filosofo francese Jean-Luc Nancy, «bisogna toccare senza toccare, cioè saper toccare senza toccare, senza troppo toccare».
All’interno della mostra, ricca di sinestesie, la riflessione sullo sguardo diventa anche una questione d’identità che si concretizza e si formalizza integrandosi con le distanze tipiche dello spettrale, immateriale e farmaceutico cyberspazio: qui è possibile baciarsi a distanza.
‘Shadow rift’ dà il benvenuto con uno zerbino tipico della Corea del Sud, il quale è solitamente posizionato fuori o dentro l’ingresso di una casa o di un edificio, per consentire alle persone di pulirsi le suole delle scarpe prima di entrare. L’invito a compiere un gesto ritualizzato, una consuetudine cerimoniale, vuole fungere da introduzione a una mostra che colleziona tutti gli aspetti di un mondo privato. Una volta dentro, lo spettatore viene sopraffatto da un’atmosfera protettiva in cui si conservano una serie di messaggi, simboli e oggetti universalmente riconoscibili. Ad accogliere c’è un paravento mobile, inteso simbolicamente come un soggetto immune, risultato visivo del raggiungimento di un possibile stadio finale di pulizia digitale e di privacy personale. Il blu che padroneggia su questo lavoro installativo è esattamente un campione di blu Nivea. Questa nota crema ‘bianca come la neve’, candida e dotata di particolari funzioni che permettevano di mantenere sempre la pelle di color alabastro, ottenne un successo subitaneo anche perché poteva essere conservata per lunghi periodi. Questo prodotto cosmetico ha acquisito nel lavoro di Sinae Yoo una rilevanza metaforica poiché è riconosciuto all’unisono come uno dei più longevi del mercato di massa tedesco, seppur riconducibile ai tempi del regime nazista, periodo in cui venne definito come la ‘crema degli ebrei’ poiché ebreo era il presidente del consiglio di amministrazione della società Beiersdorf nella quale veniva prodotta.
Qui, per chiari rimandi storici, è possibile cominciare una riflessione sulla differenza antitetica tra antigene e anticorpo, interno ed esterno, amici e nemici, io e l’altro, puro e impuro, negatività e positività. Alcune sushi-boxes, arricchite da creature ‘embrionali’ fatte di ceramica, dipanano chiaramente la questione del cibo confezionato, mediante l’utilizzo di perfette e accattivanti incubatrici, al fine di rassicurare il consumatore: è una presa di posizione formale che si schiera contro la questione della somiglianza estetica dei prodotti a livello commerciale. Invece, i disegni esposti sono volti a indagare il rapporto, generalmente problematico, tra la sfera sociale e quella biologica. Un’altra installazione è costituita da una serie di pilastri che contengono telecamere di sorveglianza, coperte da tessuto semi-trasparente, volte a evidenziare l’impossibilità di chiarezza nei rapporti interpersonali. Infatti, secondo una visione del tutto freudiana, l’esistenza umana non è limpida neanche a se stessa e tale lacuna si ripercuote anche nel rapporto con l’altro.
Il piano inferiore della galleria, adornato da barattoli di crema Nivea, ospita il video ‘The Dead by Many Firsts’ (2016), corredato da una colonna sonora realizzata ad hoc, in cui una ragazza cieca nuota in un bluescreen-like water: si tratta del fantasma di un fantasma che vive in uno stato di deificazione della propria igiene mentale e che tenta narcisisticamente di potenziare, in quanto a sanità, l’immagine che gli altri possono avere di se stessi, mediante l’utilizzo di una certa mimica adattabile e di modelli protettivi e di blocco dello schermo. Inoltre, il video tenta di esplorare il concetto di cyber-hygiene, nel corso del XXI secolo, con i suoi molteplici significati non d’immediata comprensione. A tal proposito, infatti, secondo il giornalista britannico Ben Hammersley: «The most important life skill we’ll be teaching our children over the coming decades will be cyber-hygiene. Fighting infections in the 21st century is less about washing your hands and more about not clicking on untrusted email attachments. Those of us who don’t understand this will be shunned as digitally unclean». *
La mostra sarà corredata, durante l’opening, da un live act del giovane performer e coreografo tedesco Nils Amadeus Lange che darà vita a una one to one performance per esplorare differenti forme di intimità & igiene con l’uso di crema Nivea ispirandosi al video di Sinae Yoo ‘The Dead by Many Firsts’ (2016).