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F come figura

Siamo giunti alla F. Quanti significati vengono in mente, a quante cose pensiamo con il temine “figura”: fisica, immaginaria, geometrica, allegorica, umana, teatrale, animale, artistica, simbolica, religiosa, mistica, decorativa, comportamentale, sportiva, filosofica, letteraria. Ma a nessuno viene in mente la figura musicale, che non ha nulla a che vedere né con l’espressione artistica né con l’estro di un musicista, né tantomeno con la forma di uno strumento.

In teoria musicale, la figura è un termine che indica quantità e non qualità, come solitamente siamo abituati a pensare. La figura, in musica, indica il valore di una nota, e cioè la durata che una nota deve avere al momento della sua esecuzione.

Dato per scontato che riconosciamo la posizione delle note poste sul pentagramma (ricordandole, a partire dal basso, le note sui righi sono MI, SOL, SI, RE, FA; e quelle negli spazi sono: FA, LA, DO, MI), e quindi sapendo che il DO lo ritrovo nel 4° spazio, quanto lo dovrò suonare? Quanto dovrò far durare la mia nota?Se ho uno strumento a fiato, quanto tempo soffierò per quella nota? Sarà lunga? Sarà breve?

Eccoci, allora, le figure musicali ci indicano la durata delle note, a partire dall’intera, e cioè da quella più lunga fino a quella più corta, più breve. E nell’ordine, a dispetto del suo nome, partiamo da quella più lunga che si chiama “Semibreve” e la vediamo sugli spartiti disegnata come una sorta di “o” aperta (cioè tutta bianca all’interno) e appiattita: la semibreve dura 4/4, rappresenta cioè un intero. Pensiamo ad una torta; ecco la semibreve rappresenta tutta la torta, e per sapere quanto deve durare si conta in testa: 1, 2, 3, 4!

E’ quella figura che quando si fa solfeggio (chi l’ha fatto lo ha odiato, chi ci ha provato lo ha rimosso, e chi ha visto qualcun altro farlo l’ha preso per pazzo nel vedere un braccio con un pugno chiuso che si dimena nell’aria in 4 movimenti). Mah…. questa è un’altra storia!

Dicevamo, la semibreve è una torta intera. Dopo di essa, viene la minima, raffigurata con una “o” aperta e una gamba, e vale la metà della torta e cioè 2/4. E cioè per fare una torta intera, ci vogliono 2 minime.
Dopo la minima, c’è la semimina, che è raffigurata come la minima, ma con una “o” chiusa. E vale ¼, è un quarto della torta e per farne una quindi ce ne vorrebbero quattro.
E di lì a scalare, ciascuna figura vale la metà di quella precedente: dopo la minima viene la semiminima, dopo viene la croma, la metà della croma è la semicroma, poi la biscroma e la semibiscroma che vale 1/64, cioè è uno dei 64 pezzi che avrebbe la nostra ipotetica torta. E sono raffigurate tutte con una “o” chiusa, una gamba e dei tagli, da uno della croma ai quattro della semibiscroma.

O.R.

dizionario musicale, editoriale, numero082015

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