La Storia e le storie della Sweet Home Europa
C’è qualcosa di profondamente simbolico nella bandiera che rappresenta l’Europa: dodici stelle disposte in circolo che si inseguono l’un l’altra diventando spirale, senza un inizio e senza un fine. In questo disegno le storie si disperdono nella Storia, e diventa difficile riconoscere il discrimine che distingue un Uomo dall’Altro. Ma è necessario farlo?
Sweet Home Europa. Una genesi. Un esodo. Generazioni, in scena al Teatro India di Roma fino al 26 aprile, non vuole risolvere questo dubbio. Come una lente di ingrandimento, mostra impietosamente le macerie di una società, intesa nella sua universalità, che continua a costruire su se stessa. Non c’è vera innovazione, ma continuo riappropriamento di tradizioni e di modi di pensare che si tramandano da una generazione all’altra, da un popolo all’altro, mescolandosi e adattandosi di volta in volta al nuovo contesto. Muoversi tra le rovine è difficile e faticoso, per rimettere insieme i pezzi serve un collante forte, una comunicazione che non sia solo comprensione di una lingua altra, ma anche, e soprattutto, capacità e volontà di rendere comune.
I protagonisti di Davide Carnevali, autore del testo, seguono geometricamente questo movimento circolare, dodici capitoli in cui un Uomo (Michele Di Mauro), una Donna (Francesca Mazza) e un Altro uomo (Matteo Angius) si scambiano continuamente i ruoli sociali e generazionali, muovendosi nel tempo e nello spazio pur rimanendo ontologicamente immobili. Il desiderio di (ri)costruire e di integrare ogni parte nel tutto (ma a discapito di chi?) non è sufficiente ad impedire una costante disintegrazione, un’esplosione (che si realizza in scena) che rende “la Grande Casa Europea – come sosteneva Gorbaciov – un cantiere ancora aperto”, dove ogni singolo frammento si disperde impedendo la formazione di un unico, solido nucleo.
Valentina Mallamaci
Davide Carnevali, Francesca Mazza, Matteo Angius, Michele Di Mauro, Sweet Home Europa, Teatro India