‘O Rom_ Vacanze Romanes
Commistioni. Percorsi. In teoria questi due elementi li si possono ricavare e dedurre da tutto ciò che accade ogni volta che metti insieme due o più musicisti a suonare.
Nondimeno, ci sono casi in cui questo assunto prende contorni meno generici e molto più autentici e sanguignamente riconoscibili, e forme di musica alle quali è difficile non riconoscere un’effettiva marcia in più nel testimoniarlo. Una di queste forme espressive la prendiamo in esame qui, ed è quella del folk gitano.
Tanto ampio quanto flessibile, questo contenitore ha dimostrato più volte una capacità quasi magica di comprendere e rielaborare indifferentemente tutte le numerose influenze etniche, che attraversano quel mondo nel mondo che dal Mediterraneo porta oltre i Balcani, e viceversa.
Storie di canti popolari, di rivendicazione sociale, di amore nato nella e per la strada, di viaggio, di abbandono, di avventura malinconica ed espedienti: tale ne è il dna, e tale è il disegno sfumato e speziato che ce ne propongono gli ‘O Rom, talentuososettetto partenopeo di origini Rom.
La loro opera prima si intitola Vacanze Romanes, esce per Terre In Moto e contiene undici tracce che di questa opera di fusione decidono, piuttosto insolitamente, di accentuare soprattutto il versante della cura della dicitura stilistica.
Se infatti “Kalinifta” suonerà certo familiare a chiunque abbia frequentato una qualsiasi delle ultime, facciamo sette-otto estati salentine, non certo inferiore è la storia di tradizionali bosniaci come “Nocas Mi Srce Pati” o di brani strumentali rumeni come “Ciocarlia” o “Kalushua”: e l’atteggiamento devoto col quale il tocco elegante di fisarmoniche, violini, bouzouki e contrabbassi accarezza e lucida queste melodie pare proprio rispecchiare una precisa e commossa volontà di omaggiarne la storia.
Un risultato qualitativamente garantito da esecuzioni la cui inusuale, vellutata pulizia non fa che ulteriormente nobilitare l’ascolto: ma il fascino dell’intera operazione si deve alla splendida resa dell’elemento romantico.
Infatti anche nei canti che si propongono più festaioli, a farla da padrone non è la spensieratezza di un ritmo comunque coinvolgente e scanzonato, bensì un caldo senso di nostalgia, che scorre laterale all’ascolto e racconta di vite tradite dal destino e di un’ardua e rassegnata arte di accettazione della vita.
Non a caso, è al termine di quaranta minuti di salti e melodie salaci e trascinanti che si cela la vera perla del disco, l’incantevole “Solnuska” che chiude un’opera prima che ha il merito di favorire un avvicinamento non sempre facile in direzione di musica come questa, fatta di – si diceva – commistioni e percorsi: la cui riscoperta, però, in questo caso non vi deluderà.
‘O Rom:
Carmine D’Aniello: voce, bouzuki, tamburi a cornice
Carmine Guarracino: chitarre
Ilie Pipica: violino
Ion Tiţa e Doru Zamfir: fisarmonica
Ilie Zbanghiu: contrabbasso
Amedeo Della Rocca: percussioni
TRACKLIST:
01. Kerta Mange Daje
02. Opa Tsupa
03. Noćas Mi Srce Pati
04. Kalushua
05. Čaje Šukarije
06. Geljan Dade
07. Erdelezi
08. Ciocarlia
09. Tutti Frutti
10. Kalinifta
11. Solnuška
Francesco Chini
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