La Dorothy Circus Gallery si tinge di verde
[GRAFFI(A)TI AD ARTE]
Il bar notturno in piazza Camerino a Roma fa il miglior caffè della zona: dopo una serata al Circolo degli Artisti o un giro nel quartiere Pigneto non riesco a resistere alla tentazione di un espresso affogato in un crema zuccherosa e decorato con simpatiche faccine di cioccolato. Una vera delizia da gustare anche seduti sulle panchine della triste piazza Camerino.
Una piazza che esiste solo per regolare un incrocio, intasata ulteriormente dai lavori per la linea C della metropolitana di Roma, due aiuole su vista fermata dell’autobus. Qualche sera fa, anzi qualche notte fa, era impossibile gustare il caffè in santa pace, le chiacchiere erano coperte dal rumore della zappa nel rivoltare la terra. Tre signori di mezz’età vangavano le tristi aiuole di piazza Camerino, innaffiavano e nella calda notte estiva, mentre le automobili aspettavano che il semaforo diventasse verde, loro seminavano e innestavano rigogliose piantine.
E chi immaginava che a fare guerrilla gardening fossero dei seri signori di mezz’età? Pensavo a dei ragazzi un po’ alternativi con serpentini dred raccolti e cani al seguito, invece si fa guerrilla anche con i pantaloni di fresco lana e la camicia a quadretti e l’ovvio calzino bianco, che in questo caso disturbava veramente poco. Quei tre signori erano semplicemente poetici.
Quei simpatici signori con i calzini bianchi e le zappe in mano nel pieno di una notte cittadina si sono nutriti di cose belle e le vogliono vedere attorno a loro. Queste sono azioni che ti insegnano da bambino e che dimentichi quando ti scontri con un cinismo di cui non comprendi neanche l’origine. Calvino diceva che “chi sa quanto è raro nella poesia […] costruire un sogno senza rifugiarsi nell’evasione, apprezzerà queste punte estreme di autocoscienza che non rifiuta l’invenzione d’un destino.”
Il seme della bellezza si può spargere in molti modi: l’importante è seminare!
La Dorothy Circus Gallery ad esempio ha appena concluso la mostra Green Blood, fino al 20 luglio venticinque artisti hanno eretto i loro alberi facendo scorrere sulle loro tele la passione per la natura. Urla di dolore o tenere carezze, espressioni diverse usate per dichiarare il disagio nel vedere il verde scomparire, e allora l’invito dei maggiori artisti internazionali e nazionali, che producono un’arte che riesce a comunicare facilmente con l’immaginario perché usa dei linguaggi che appartengono al quotidiano e all’onirico, piantano le loro radici su una tela per urlare o piangere malinconicamente.
Quello che manca in Green Blood è la retorica, esattamente come nei guerriglieri notturni di piazza Camerino, c’è invece la volontà di giocare e l’invito a fare.
Le curatrici della mostra sono due donne fattive Alexandra Mazzanti e Tara McPherson, la prima è la direttrice della galleria romana e la seconda è un’artista di fama internazionale.
Nella mostra la natura è femmina e invita a ballare, è la bambina con le corna di Alessia Iannetti, il cui viso bianco e crepato come marmo, in lei c’è tutta la forza di un’ingenuità forte e creativa, la dolcezza di questo lavoro è spiazzante e per questo diventa forte e carico di tensione, esattamente come la natura. Bella e da proteggere come una donna dagli occhi infossati e lo sguardo perso nella preoccupazione, Travis Luie non gioca in questo caso creando dei mostri, eppure sarebbe facile visto il tema dell’esposizione, gli occhi della sua Miss Moffat sono infossati, quasi spenti, e l’espressione è stanca, come se scegliesse di dire basta.
La speranza torna a essere piena di colori grazie a una donna Yosuke Ueno che colora un folletto, al quale non ci si può avvicinare se non con dolcezza.
Una natura che è bella e prolifera come la protagonista dell’acquerello di Tara McPherson. Dalla testa della ragazza un po’ punk nasce l’ingenuità del lilium, un fiore doppio che nasconde la sua velenosità, rappresentata dai petali trasformati in teste di serpenti. Un’ingenuità che deve difendersi esattamente come la femminilità debole e timida deve erigere delle forme protettive.
Un monito artistico a difendere quello che ci si ritorce contro se trascurato.
La bellezza insegna bellezza, credo che se ci nutrissimo più di bellezza sapremo rispettare quella che ci circonda e crearne di nuova, magari anche facendo un po’ di guerrilla.
www.guerrillagardening.it
www.dorothycircusgallery.com
Shiba
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