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Edda: l’uomo che cantava le donne

edda
[MUSICA]

eddaROMA- Nei secoli dei secoli l’altra metà del cielo è  sempre stata per il sesso forte ispiratrice di poemi, canzoni, guerre, complotti e molto spesso anche di amori splendidi. Eroine o streghe, amanti o madri, sempre però la caverna divina dalla quale nasce la vita. 



Nonostante la parità sia stato un diritto conquistato con le unghie e con i denti, è innegabile che tutte noi filo da torcere agli uomini ne abbiamo dato.
Stefano Rampoldi, in arte Edda, è un uomo che conosce le donne. Non so se abbia ben chiaro quello che vogliamo, (in fondo nemmeno una donna ha la risposta a questo dogma!) ma di certo sa come siamo, sa come riusciamo ad essere perdutamente tenere, sensuali, accomodanti, buone e come potremmo trasformarci in arcigne dominatrici.
Il 9 maggio alla Locanda Atlantide, nell’unica data romana del tour di Odio i Vivi (Niegazowana/Venus 2012) Edda ci ha fatto conoscere le sue donne e quello che loro hanno fatto di lui e più che un concerto ci ha regalato l’ intima confessione di un rocker che è diventato felicemente un pontista.
Già, perché oggi Stefano non è più quello dei Ritmo Tribale, ma è un uomo tra i tanti, che ha saputo perdersi per poi ritrovarsi e tornare ad incanalare tutta la confusione, che c’han dato in dotazione con il peccato originale, nella più dea tra le dee: la musica.
“Emma”, “Marika”, “Anna” sono i fantasmi di Stefano e danzano intorno a noi come archetipi femminili. Sono gli angeli sterminatori. Sono lo specchio in cui Stefano si è giudicato. Non le odia, come non odia i vivi. Le ha amate. Tutte per motivi diversi e in modi diversi ma le ha amate, anche se l’hanno ucciso.

Capelli arruffati ed occhi sereni l’alter ego di Stefano, Edda, mette da parte l’acustica e torna a fare rumore. Il edda1concerto elettrico, stridente, ritmato, scorre tra i brani di Semper Biot e Odio i Vivi .Senza essere fedele alle parole, Edda si lascia andare, pervaso dallo sturm und drang e sorride parlando di cose tristi, perché l’amore sa esser bello anche quando ti uccide. L’amore in Edda diventa venerazione e vuole farsi sentire, vuole fare rumore, vuole dire  io ci sono. Edda urla: “Io ci sono” , anche se qualcuno lo ha dimenticato,anche se non ci sono i Ritmo Tribale, anche se lui non è quello che ti aspetti.
E se i suoi dischi richiedono una concentrazione emotiva particolare perché tutta l’empatia che suscitano è inevitabilmente alterata dalla tecnologia che separa noi dalla musica, nel live tutta la struggente verità dei brani si tramuta in un racconto ironico che diventa sempre più vero e nostro.
Il trio Edda (voce e chitarra) Sebastiano De Gennaro (percussioni ) e Filippo Pedol (basso) funziona in maniera ineccepibile per un noise d’autore piacevolissimo. Mancano i fiati, la sinfonia delle seghe e degli altri strumenti del “mestiere” che caratterizzano  il mood elettrico e rivisitato nel quale Edda si tuffa nell’album, ma di certo non mancano energia e catarsi.
Edda dal vivo si rivela una figura affascinante, un risultato perfetto di un incidente, una creatura fatta di rock, reincarnazione, ponteggi. Un essere umano che trova pace nei  peccaminosi piaceri terreni, sperando di essere redento per reincarnarsi in un qualcosa di diverso che abbia una vita più facile. Ma dato che per ora gli tocca questa di vita alla fine ha  trovato il suo mantra: Ricordati che devi morire, rilassati!

Ornella Stagno

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