Baby’s In Black: come Amburgo trasformò i Beatles
[STRIP-TEASE FUMETTI MESSI A NUDO]
Come ci si sentirebbe a scoprire che un Beatles ti sta soffiando la ragazza? E’ la prima, incolpevole domanda che potrebbe saltar fuori leggendo le pagine iniziali di Baby’s In Black, di Arne Bellstorf.
Siamo nell’ottobre 1960, e il giovane Klaus scopre questa nuova band in giro per Amburgo. Deve farla assolutamente conoscere a Astrid, la sua ragazza.
In quei giorni i Beatles erano cinque, e il nome della band non era ancora del tutto deciso, anche se proprio ad Amburgo era stato firmato il primo contratto a nome degli scarafaggi. Senza Ringo, alle batterie c’era Pete Best, al basso Stuart Sutcliffe. Paul, John e George non avevano ancora i loro tipici caschetti.
Man mano che la lettura va avanti scopriamo che il destino sentimentale di Klaus è molto più marginale di quanto ritenessimo all’inizio, e che quegli sguardi fedifraghi tra Astrid e Stuart saranno la colonna vertebrale di tutta l’opera. La tragica storia d’amore tra la Kirchherr e il Quinto Beatles è ben nota ai fan della band. Soprattutto per un elemento faceto, ma fondamentale per gli appassionati del gruppo di Liverpool: la nascita delle loro tipiche acconciature.
L’ambiente artistico di Astrid e Klaus era fortemente influenzato dal neorealismo francese e dalla Nouvelle Vague, oltre che dai simbolisti. Facevano da padrone gli abiti scuri e le acconciature leggermente lunghe con la riga di lato. Una cultura visiva e fotografica che divenne uno dei perni principali della band, e di cui abbiamo una ricca testimonianza fotografica proprio grazie agli scatti della Kirchherr.
E forse la parte migliore del fumetto è proprio questa: riscoprire un periodo scuro di quella che sarebbe divenuta una delle più edulcorate e iconiche band degli anni 60. Un periodo in cui Lennon e soci dovevano dormire in un cinema abbandonato senza bagni, vincolati da una scena musicale che non li accettava e da contratti schiavistici che gli imponevano severe scelte stilistiche. Il tutto in uno stile minimal, dagli splendidi bianchi, grigi e neri.
A livello di trasporto la storia potrebbe dimostrarsi un po’ deludente. Spesso c’è un certo piattume nell’esposizione, tipico delle rinarrazioni a fumetti di fatti veramente accaduti: Klaus Voormann (quello di inizio storia, che poi sarebbe divenuto bassista dei Manfred Mann e artista della copertina di Revolver) che accetta con tranquillità il fatto che la sua ragazza se ne vada con un altro, nessuna traccia delle famose liti tra Stuart e Paul, e persino le ultime sequenze mute sulla tragica conclusione della vicenda non riescono a strappare moti di tristezza. Sembrerebbe che, a discapito dei disegni, la storia presenti pochissime sfumature di grigio, troppe poche persino per una narrazione di stampo minimalista. Unico elemento di spicco le brevi sequenze oniriche di Astrid, al sottofondo di Love Me Tender e dalla forte carica simbolica.
Edito da Blackvelvet, Baby’s In Black è una storia consigliatissima ai Beatles-maniacs, dal tratto semplice e dagli splendidi chiaroscuri.
Giampiero Amodeo
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