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To Rome With Love, regia di W. Allen

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imagesDopo Midnight in Paris, convincente a metà, era forte la curiosità per To Rome With Love, il secondo film di Woody Allen dedicato a una splendida città europea. Curiosità amplificata dal nostro essere italiani, per vedere come Roma, comunque molto citata nei film d’oltreoceano, venisse trattata da un maestro come Allen.

Dopo aver visto il film possiamo dire tranquillamente che non è il caso neanche di accostarlo a opere come Vacanze Romane, ma non tanto per come Roma viene vista e vissuta nella pellicola (comunque un semplice sfondo per le storie, neanche troppo esaltato dalla regia), quanto per la mediocrità del film stesso. Se, come detto, Midnight in Paris ha convinto a metà, To Rome With Love non ha convinto per nulla, se non in verso negativo. Per quanto possa sembrare strano, a qualche spettatore nella sala è scappato addirittura un “sembrava un film dei Vanzina”. A questo punto deciderà il lettore, secondo i suoi gusti personali, se il commento citato fosse un complimento o meno. Noi tendiamo per il meno.
Effettivamente è difficile trovare un senso alle quattro storie che Allen intreccia per Roma: dal becchino che si riscopre tenore lirico a cinquanta anni, ma può cantare solo sotto la doccia; passando per Alec Baldwin che non si capisce quando è realtà e quando è fantasma nell’episodio di un ragazzo che si innamora della migliore amica della compagna; per poi arrivare ad Alessandro Tiberi e Alessandra Mastronardi novelli sposini di provincia, che a Roma si concedono un’avventura extraconiugale, arrivando alla chicca di Roberto Benigni che una mattina da semplice impiegato si risveglia famoso, seguito e adorato da tutti, per poi tornare nel dimenticatoio dopo una settimana (almeno qui capiamo la metafora, se non altro).

Onestamente l’opera lascia un forte senso di smarrimento mentre la si vede, perché veramente non si capisce dove voleva arrivare Allen, ma neanche da dove voleva partire. Sembra che negli ultimissimi anni il suo genio creativo si sia leggermente afflosciato, quello che lascia questo film è che il regista volesse innanzitutto fare qualcosa che riguardasse Roma, ma che poi non abbia ben capito come sviluppare l’idea. Anche la scelta del casting lascia un po’ a desiderare (anche se è splendida Penelope Cruz nel ruolo della escort), con una serie di attori bene o male famosi che appaiono in ruoli di anche solo una battuta, trasformando gran parte del film in una sfilata di stucchevoli camei, e dei protagonisti apparsi quantomeno fuori ruolo.
Una nota di colore: perché i personaggi italiani erano vestiti con abiti anni ’50 mentre i turisti Usa avevano vestiti normalissimi? Onestamente ci è sfuggito, ma potrebbe essere una nostra mancanza. Quello che non sfugge è la delusione provata nel vedere questo film, a maggior ragione se si è grandi fan di Woody Allen. Non consigliato.

Alan Di Forte

Alan Di Forte, cinema, martelive, martemagazine, Recensioni, To Rome With Love, Woody Allen

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