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Chronicle, regia di J. Trank

chronicle

chronicleRagazzi con superpoteri. L’irreale che entra nel quotidiano. Un concetto vecchio, preistorico: dal semidivino al ragno radioattivo, dal maghetto occhialuto al vampiro teenager. Il superpotere in sé ormai non ha bisogno di troppe spiegazioni, quello che conta davvero è evidenziare il quotidiano, quanto più possibile.

Perché il bello della favola sta proprio nella sua plausibilità, nel simulare un sincero bisogno di dare una versione accurata dei fatti. Nell’epoca dell’Eagle Eye (Grande Fratello non va più di moda), dov’è possibile ricostruire qualsiasi evento grazie alle testimonianze congiunte di telecamere, videosorveglianze e I-Phone, diventa quasi obbligatorio dare un filtro di amatorialità ai propri film per enfatizzare la componente realistica. Orson Wells sfruttava il medium giornalistico, oggi si simula l’utente informatico.
In più c’è la componente della visuale in soggettiva, che con la camera amatoriale ha trovato miglior sfogo in moltissimi horror/thriller, da Blair Witch Project a Cloverfield, da Rec a Diary of The Dead, per non dimenticare il nostrano Cannibal Holocaust. E forse è proprio nella tecnica found footage di queste ultime due pellicole, oltre che in District 9, che troviamo i precedenti fondamentali per Chronicle.
Scritto da Max Landis, figlio d’arte, e diretto da Josh Trank, alla sua prima prova mainstream, Chronicle è una pellicola dalla trama decisamente anni 80, con tre adolescenti agli antipodi (un videomaniaco povero, un ricco popolare e uno pseudofilosofo innamorato) che si trovano di colpo investiti da un potere misterioso e alieno. Dopo una prima fase di divertimenti, arriva il momento delle “grandi responsabilità” e del dover fare i conti con se stessi. I problemi tipici dell’adolescenza faranno il resto.

Il piacere nostalgico di una trama di trent’anni fa (si pensi a chicche come Explorer o Christine La Macchina Infernale) fa da contraltare a una fabula decisamente prevedibile. Personaggi sin troppo stereotipati, interazioni ovvie, momenti thrilling intuibili semplicemente da com’è impostata l’inquadratura. Dei tre attori protagonisti, Alex Russel, Dane DeHaan e Michael B. Jordan, solo l’ultimo riesce in parte a fuggire dal piattume del proprio ruolo. Ma nei film sui superpoteri l’originalità non è che sia proprio dietro l’angolo, e nonostante tutto sono pochissimi i momenti morti. Il sonoro salva la pellicola, coinvolgendo ancor più delle stesse soggettive, e lasciando lo spettatore in agitazione ben oltre la fine del film stesso.
Si passa dall’Uomo Ragno a Jackass nel primo tempo, da Christine a pesantissime citazioni ad Akira nel secondo. Grazie all’impostazione realistica, Chronicle salta con naturalezza tra i più svariati generi cinematografici, senza creare mai delle disarmonie nei passaggi. Ciononostante alcune carenze sono imperdonabili, soprattutto a livello di sceneggiatura e di effetti speciali, che si sposano malissimo con la qualità dell’immagine amatoriale.
Un film che merita la visione nelle sale proprio per la sua esperienza coinvolgente, ma dal quale non ci si può aspettare molto di più di un buon film horror.

Giampiero Amodeo

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