Area765: il ritorno degli artigiani
Nascono nel 1996, come I Ratti Della Sabina, ma dopo l’abbandono di uno dei membri fondatori, Roberto Billi, hanno deciso di cambiare il loro nome in Area765, continuando anche sul filone rock che la band aveva già intrapreso nella vecchia formazione.
Abbiamo incontrato Stefano Fiori, voce e chitarra del gruppo, prima del concerto di presentazione di Volume Uno, il loro primo disco come Area765, e, nonostante la tensione per un soundcheck non andato nel migliore dei modi, ci ha dedicato il suo tempo con un sorriso e con tutto l’entusiasmo per il progetto che sta portando avanti.
Come prima cosa partiamo dal nome, perché Area765?
Col nome I Ratti Della Sabina era più evidente da dove venivamo. Area765 è il prefisso dell’area della Sabina, abbiamo tolto uno zero per accorciare il nome. Ci è piaciuto perché suona in maniera più generica e asettica. Non era facile con la storia dei Ratti alle spalle scegliere il nome per il nuovo gruppo anche perché volevamo riprendere un po’ il discorso da dove c’eravamo fermati, e quelle sono le cifre da cui veniamo.
“Volume Uno” arriva a due anni dallo scioglimento dei Ratti Della Sabina, avevate bisogno di tempo per dargli la luce o dovevate elaborare il lutto del divorzio?
In realtà è stato tutto abbastanza veloce perché nel novembre 2010 si sono sciolti I Ratti Della Sabina e a questo è seguito un periodo di ragionamento in cui ci siamo resi conto che senza suonare non potevamo stare: già a marzo del 2011 avevamo il nuovo nome e il 5 maggio dello stesso anno abbiamo fatto il primo concerto come Area765. Oggi 5 maggio 2012 esce il disco… a conti fatti è passato solo un anno e mezzo!
Quindi avete preferito ricominciare dal live!
Sì, abbiamo riproposto la storia dei Ratti Della Sabina, abbiamo selezionato alcune canzoni e le abbiamo rese un po’ più crude perché gli Area765 sono un gruppo rock più che folk.
Ma come mai avete scelto di ricominciare dal live piuttosto che dal disco?
Perché a noi interessa suonare, il disco lo vedo come una burocrazia da dover sbrigare, almeno io, personalmente, farei solo concerti!
So che proprio durante i live avete già testato qualcuno dei brani, “Galleggiare” e “Nonostante”, quali sono state le reazioni del pubblico?
Sì, sono state le prime due pietre miliari che poi hanno generato tutto il resto. Le reazioni del pubblico sono state molto positive, la fine della storia dei Ratti è stato un dispiacere per noi e per chi si seguiva perché ormai erano 14 anni passati insieme. Il folk ci ha dato tanto e nessuno rinnegherà mai quello che ha fatto e quello che è stato, però era anche diventato una sorta di cassetto in cui stare sicuri e avere la certezza che continuando su quel tipo di sonorità si poteva avere un certo tipo di riscontro. Abbiamo semplicemente deciso di buttarci facendo qualcosa che ci divertisse. Non che prima non ci divertissimo, ma il pericolo di rimanere incastrati in uno schema lo si avvertiva. Continuiamo a suonare anche i brani vecchi, ma abbiamo messo un po’ più di distorsori, abbiamo limitato la fisarmonica e inserito delle tastiere, il violino è molto distorto: ormai siamo rock!
Prima a comporre le canzoni eravate solo tu e Roberto, anche se già nel’ultimo lavoro coi ratti c’era stata anche la partecipazione del resto del gruppo. Come vi siete approcciati a questo nuovo lavoro? Chi ha scritto cosa?
In questo album una parte dei testi e dello scheletro della canzoni, lo faccio sempre io ma dal punto di vista dei testi c’è una valida figura, Paolo Masci, che ha iniziato a contribuire alle liriche col suo stile e la sua mano si sente. Per quanto riguarda le musiche c’è un approccio corale,c’è soprattutto Valerio Manelfi, bassista, che cura un po’ la parte della produzione artistica, il suono che deve uscire fuori dalle canzoni.
Mi ha colpito molto il titolo “Kant Vs Dylan Dog”!
Non sei l’unica, sta girando in maniera virale! (ride, ndr) È una sequenza di immagini molto veloci che ci riportano un po’ a quello che era la nostra adolescenza: Kant e Dylan Dog, Schopenhauer e Zagor convivevano a quell’età perché magari avevi un fumetto e un libro di filosofia uno accanto all’altro. Volevamo dare un quadro di un periodo della vita che è più o meno sereno per tutti, è il momento della vita in cui gli input che ti arrivano sono di tanti tipi e di diverso colore e ti forgiano senza che neanche te ne rendi conto. Credo, infatti, che sia una canzone che ho potuto scrivere proprio perché ormai mi sono abbastanza distanziato da quell’età per poterla osservare in maniera critica da lontano.
Il video di “Galleggiare” è girato in diverse zone di Roma, io ho riconosciuto il Pigneto e il ponte di ferro…
Sì, è stato girato tra Roma e Ostia però non abbiamo voluto che fosse troppo riconoscibile. La protagonista è una bellissima bambina di 11 anni e l’obiettivo era quello di far compiere alla ragazzina una piccola impresa,e farle vivere esperienze che, da sola, non avrebbe mai potuto fare: nel video gira per i mercati, prende i treni, ruba una bici. Tutto ciò perché deve compiere una sua piccola impresa personale che poi si vede alla fine del video, quando coi pezzi che ha raccolto durante il suo piccolo viaggio costruisce una barchetta e la fa galleggiare.
Quindi l’idea è stata vostra?
Il soggetto l’ho realizzato io, poi l’ho sviluppato insieme alla regista che è Lidia Ravviso.
Come mai hai scelto proprio questo brano?
Perché rappresenta una pietra miliare degli Area765 essendo uno di quei due brani (l’altro è “Nonostante”, ndr) che è venuto da subito col marchio Area765,quando I Ratti della Sabina non esistevano più. Poi ha un sound molto accattivante, insomma,anche se io sono l’ultimo a doverlo dire, è una bella canzone! (ride, ndr) Ha anche un testo che si presta molto bene alle immagini!
Anche se avete cambiato nome, sono 14 anni che suonate, com’è cambiato il mercato discografico in questo arco di tempo?
Totalmente stravolto! Quando abbiamo iniziato noi a fare dischi si parlava appena di internet, non si pensava potesse avere un impatto così forte sulla vita quotidiana. Tornando al mondo musicale, ora i promo sono dei file che tu puoi mandare da qui a Trieste, prima per farti conoscere dovevi andare a suonare a Trieste e sperare di vendere dei cd, ora ci arrivi con un click!
Però diciamo che questo è il lato positivo della rete, i negativi?
Io sono totalmente favorevole! Ho visto che dopo un giorno era già comparso un file del nostro disco su internet, per me è importante, non dico”Mannaggia stanno già su internet”, dico “meno male!”. Questo perché per una realtà come la nostra, che siamo conosciuti ma abbiamo ancora tanta strada da fare, è importante avere la possibilità di arrivare subito, anche in maniera gratuita. Oggi i soldi non li fai con la vendita del cd ma con la gente che riesci a portare a un concerto, il cachet non è proporzionale alle copie vendute ma alla gente che viene a vederti! Prima si facevano i tour per promozionare il disco, oggi si fanno i dischi per promuovere il tour: è completamente ribaltato il concetto! Come ti dicevo prima,io faccio il disco perchè voglio suonare, sia perché mi diverto e sia perché è lì che registro l’apprezzamento delle persone.
Con la canzone “Galleggiare” il Primo maggio avete fatto gli auguri ai lavoratori e a chi purtroppo un lavoro non ce l’ha.
Si, perché quella canzone inizia con queste parole “Galleggiare di fronte all’impresa pronti al salto nel vuoto”. Secondo me nella situazione in cui ci troviamo il salto nel vuoto è quotidiano, ci svegliamo la mattina e non sappiamo quello che ci può succedere, su cosa possiamo avere delle garanzie e su cosa no. Già rimanere a galla, che come dice la canzone non è restare sul pelo dell’acqua ma andare esattamente dove si vuole, non è poco. Bisogna tenere duro!
Qual è secondo te il ruolo dell’artista in questo momento?
Artista no, è una parola che mi sta antipatica! Io mi sono sempre definito un artigiano, poi sono gli altri che possono definirmi artista, non io! Comunque l’artista è colui che avendo il tempo e la possibilità di comunicare attraverso i propri pensieri è forse colui che ha la maggior capacità di scandagliare la realtà e divulgarla con i propri mezzi: che possono essere una canzone come un’opera teatrale, insomma tutte le varie forme d’arte. Tra l’altro a mio parere non necessariamente si fa del sociale parlando del sociale, anche I Ratti Della Sabina, che sono sempre stati inquadrati come un gruppo schierato politicamente, non abbiamo mai fatto uno slogan, in nessuna delle nostre canzoni c’è politica, ci sono delle idee ed è questo il modo dell’artista di agire sul sociale. Se io guardo me stesso sto parlando anche di ognuno dei componenti di questa società. Detto ciò non addito chi fa gli slogan, ma non è il mio modo di comunicare. Secondo me è più importante che arrivi l’idea che il pensiero. L’amore, ad esempio, è uno dei temi più sociali, anche politico, di cui tu possa cantare perché muove tutto, sta alla base di qualsiasi cosa, anche il voler acquisire del potere ha l’amore alla base, è un amore per se stessi troppo forte, ma è amore! Il problema è che non sempre muove le cose nella direzione giusta.
Però ci son anche alcuni che scendono a compromessi col mercato…
Sì, ma la gente non è stupida, se ne accorge.
Testiamo la vostra autoironia: se perdete un altro membro avete già pronto un nome di riserva?
Certo: Area65, se poi va via un altro ancora ci chiameremo Area5! (ride, ndr)
Quando il volume due?
Abbiamo già alcune canzoni! A livello di produzione pensiamo di concentrarci su questo a fine tour 2012 così da farlo uscire in inverno/primavere del 2013. Ciò non toglie che le canzoni sono miracoli, arrivano quando meno te l’aspetti quindi non è escluso che se riusciamo a mettere insieme delle idee che ci convincono potrebbe uscire prima, ma non ci siamo dati una data esatta.
Giuditta Danzi
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