Tra il vero e il falso: il Mockumentary
[CINEMA]
MILANO- Lo Spazio Oberdan e la Fondazione Cineteca Italiana di Milano hanno organizzato tra il 14 ed il 18 marzo la rassega Tra il vero e il falso: il mockumentary. Non è la prima volta, ma in ogni caso è un’occasione molto ghiotta, che Milano dedica attenzione ai falsi documentari, utilizzati come mezzo per far riflettere su situazioni del mondo attuale.
In questo caso, a differenza che in altri (uno conosciuto da tutti è “The Blair Witch project”), i documentari sono sfacciatamente finti, preceduti e seguiti da chiari disclaimer che ne indicano la contraffazioni (a volte ottima, come nel caso di “A death of a president” ù§8vincitore el premio internazionale della cititca all’ultimo Festival di Toronto) in cui alcuni attori -che nella pellicola fanno di far parte dello staff di George W. Bush – sono stati perfettamente montati in fotografie e immagini di repertorio – anche filmate – con il presidente). La rassegna mischia grandi autori quali Woody Allen (chiaramente con “Zelig”), Rob Reiner e Peter Watkins (e indirettamente Werbner Herzog) a registi indipendenti o alla prima esperienza. Gli argomenti toccati sono tra i più disparati, suddivisi su nove titoli. Particolari “This is Spinal Tap”, che ha poi portato l’immaginaria band che ne è protagonista a incidere davvero ben tre cd, “Incident at Loch Ness”, che ha Herzog per protagonista e il mediometraggio “R2-D2” sulla (Immaginaria) carriera del robot protagonista di “Star Wars”.
C’è anche una mockumentary biopic: “E’ morto Cattelan! Evviva Cattelan!”, sulla farsa morte del celebre artista contemporaneo, che serve per ricostruirne la carriera. Buffo che Cattelan, che, sappiatelo, anche qui non parla, nato il 21 settembre 1962 abbia deciso di fingersi morto il 12 settembre 2006 (spostando le cifre).
La rassegna annovera anche “The war game” di Watkins (con la BBC), premio Oscar come miglior documentario (nonostante in realtà non lo sia!). Realizzato nel 965, rappresenta in stile giornalistico, in bianco e nero con la voce fuori campo, quale sarebbe stato la conseguenza di un attacco nucleare in Gran Bretagna. Si tratta di una critica alla società, alle sue ipocrisie e alle sue menzogne. Quel che si vede, su una pellicola appositamente rovinata, è ricostruito da quanto accaduto a Dresda e a Nagasaki. Un film molto disturbante: in molti hanno abbandonato la sala durante il film, che non mostra nulla, non è splatter ed è fatto con pochi soldi, ma che inquieta e terrorizza.
Altri temi sottoposti all’accusa sono il successo (per l’appunto, “R2-D2: beneath the dome”), un fenomeno psicologico collettivo e la spettacolarizzazione del cinema (“Incident of Loch Ness”), il legame tra politica ed affari (“Bob Roberts”), la musica heavy metal e la vita delle rock star negli anni ’80, e la politica estera di Bush (soprattutto la sua posizione riguardo la guerra in Iraq). Quest’ultimo titolo, basato sull’ottica del “osa succederebbe se..” in realtà ci porta a capire come non sia tutta colpa di Bush, quanto di tutto il sistema che ha scelto di farsi rappresentare da lui.
Atipico il film di Zack Penn (che nella pellicola interpreta il produttore doppigiochista) su Herzog e il mostro di Loch Ness, “Incident at Loch Ness”, i cui rimandi tra piani (ciò che vediamo, ciò che si crede sia accaduto, ciò che è reale) a volte si confondono, mentre l’aspetto avventuroso orrorifico diventa sempre più importante e alcune regole del mockumentary (ad esempio, il fatto che dobbiamo vedere tutto sempre e solo dal punto di vista del documentarista) si rompono.
Rassegna ottima, che speriamo Cineteca Italiana replichi quanto prima.
Silvia Tozzi