Parabole fra i Sanpietrini IV
Černobyl’
Černobyl’ è il titolo dello spettacolo della Compagnia Teatro Degli Erranti tratto da Preghiera per Černobyl’ di Svetlana Aleksievič, andato in scena al Forte Fanfulla dal 29 al 31 marzo nell’ambito della rassegna Parabole fra i Sanpietrini.
Sara Allevi e Dominic De Cia sono i due protagonisti dello spettacolo, Ljusja e Vasja, i quali raccontano in modo semplicemente drammatico le loro vicende in seguito al disastro di Černobyl’, quando, nella notte di quel non molto lontano 26 aprile 1986, il reattore numero quattro della centrale nucleare di Černobyl’ è esploso, rilasciando nell’aria una nube tossica che ha invaso l’Europa, causando morti e malformazioni nei nati degli anni a seguire.
Il disastro accaduto alla centrale nucleare di Černobyl’ è il motivo centrale della storia rappresentata sul palco, dove due giovani innamorati vedono svanire lentamente i loro sogni di vita insieme.
Lui difatti, uno dei vigili del fuoco della città di Pripyat’ che per primi hanno prestato soccorso alle manovre di quella triste notte, si ammala gravemente a causa della radioattività che ha intaccato i suoi organi interni e non c’è via di scampo per il suo futuro. Le cure e l’affetto di sua moglie non bastano a prevenire la morte che inghiottisce ogni attimo di vita vissuta insieme.
Mentre lo spettacolo prende forma con la vita dei due protagonisti al centro della scena, tra tenere effusioni e triste consapevolezza del proprio destini, sul palco si alternano immagini di disegni realizzati da bambini di quagli anni, tutti con lo stesso spettro, una nume nera che avvolge case e parchi e il loro stesso futuro. I disegni si alternano a immagini di bambini malformati, vittime ancor prima di nascere. Ed è proprio l’infanzia e la famiglia al centro di questo spettacolo teatrale che non punta tanto alla riflessione sull’accaduto quanto piuttosto cerca di rintracciare gli scenari familiari che ne sono derivati: alle malformazioni si aggiunge il numero degli orfani di genitori morti a causa della radioattività, un fatto che entra prepotentemente nello spettacolo quando i protagonisti si scambiano il ruolo di genitori adottivi di un bambino orfano di Černobyl’.
Lo spettacolo, davvero molto intenso e coinvolgente fino alle lacrime, non è stato solo la rappresentazione di un fatto realmente accaduto ma colpisce per quella sensazione di incapacità, di inettitudine di fronte alla morte, la quale sottoforma di nube tossica si prende la vita e i sentimenti degli esseri umani, segno tangibile dell’esistenza del tempo e della sua fine.
Eva Di Tullio
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