Rosalia De Souza: le note nel sangue
Rosalia De Souza è un’artista brasiliana, ma romana di adozione, che non ha certo bisogno di presentazioni, dopo aver inciso quattro dischi e aver collaborato con diversi artisti internazionali, da Roberto Menescal a Jarabe De Palo. L’Abbiamo incontrata poco prima del suo concerto al Piper, a Roma, dove abbiamo avuto questa lunga chiacchierata senza peli sulla lingua.
Iniziamo parlando di come ti sei avvicinata alla musica e, in particolare alla bossa nova e al jazz.
Mi sono avvicinata alla musica a quattro anni, che io ricordi, perché nelle feste comandate a casa io facevo felici i miei genitori e i parenti vari con le mie performance.
Come mai sei venuta in Italia a studiare alla Scuola Popolare di Musica di Testaccio?
Sono arrivata a Roma con altre idee ma c’erano degli amici che mi dicevano che avevo una voce bellissima, così ho deciso di andare a scuola di musica per studiare il sassofono, ma mi sono innamorata del canto e ho deciso di cantare. Così non ho mai imparato a suonare il sassofono!
Come mai proprio Roma?
È stata una scelta casuale, avevo una persona che mi poteva ospitare quindi ho preso l’aereo e son arrivata a Roma!
Un altro passo fondamentale è stato il tuo incontro con Nicola Conte, ti va di parlarcene?
Lui stava cercando una cantante per incidere un disco col Quintetto X, un gruppo di Bari che lui ha prodotto. In quel momento non credo ci fossero molte voci brasiliane in giro e Nicola Conte è arrivato a me tramite altre persone, così abbiamo deciso di collaborare insieme. Poi le nostre strade si sono separate.
Per Brasil Precisa Balançar hai collaborato con Roberto Menescal, com’è stato collaborare con uno dei padri della bossa nova? Com’è nata?
È stata una scelta difficile perché avevamo deciso di contattare due persone per la produzione di questo disco: o Roberto Menescal o João Donato che sono due personaggi importanti della bossa nova, ma alla fine abbiamo scelto Menescal perché, oltre che un grande artista, è un persona molto dolce e la più adatta per fare quel lavoro. È stato lui a coinvolgere anche Marcos Valle, collaborazione che mi ha emozionato tantissimo e invece lui temeva di non essere all’altezza! (ride, ndr) Credo che sia il disco più complesso che ho pubblicato, ma non so se il pubblico l’ha compreso.
Nel tuo ultimo lavoro, D’improvviso, hai inserito De Repente, di Aldemaro Romero, perché?
Sì, “De Repente” è il titolo originale e l’ho conosciuto tramite un amico che sentì una sua versione del 1975 per coro e orchestra di “D’improvviso” ed io mi sono innamorata di questa canzone bellissima. Romero tra l’altro è morto due anni prima della pubblicazione del disco, nel 2007, ed era un po’ un omaggio a lui in realtà anche se non è stato pensato.
Come racconteresti la tua esperienza musicale?
Ho lasciato che le note mi scorressero nel sangue e mi arrivassero al cuore. Ed è anche l’esperienza più bella che posso augurare ad ogni artista: lasciar correre le note nel proprio cuore e nel proprio sangue, perché è quello che ti dà l’emozione per andare avanti, che ti fa scoprire la passione per la musica. Io auguro a tutti di fare questa esperienza: lasciatevi andare nelle note!
A dicembre del 2009 hai partecipato al Concerto di Natale al Teatro Massimo Bellini di Catania cantando “O Que Será” di Chico Buarque con Jarabe De Palo, raccontaci com’è nato questo duetto e come mai la scelta è ricaduto proprio su quel pezzo.
Jarabe è fantastico, più che il duetto su questo pezzo mi rimane il contatto umano con una persona veramente molto carina. La scelta è ricaduta su “O Que Será” più per una casualità: lui la conosceva in spagnolo, io in portoghese e quindi è stato facile trovare l’accordo.
Tra l’altro nel presentare il vostro duetto la Venier sbagliò attribuendo la canzone a Toquinho…
Probabilmente ha sbagliato pensando alla versione cantata da Toquinho e Mannoia, però credo che una persona che fa quel mestiere non può non informarsi. Non puoi salire sul palco e dire che quel pezzo anziché essere di Chico Buarque, che è anche un autore molto famoso anche in Italia, è di Toquinho. Per me è imperdonabile! Forse gli italiani l’hanno perdonata solo perché è Mara Venier e lavora da quarant’anni alla Rai, ma per me non ha scusanti. È come se io salissi sul palco senza sapere i nomi dei musicisti che sono con me!
Chissà in quanti sapevano il nome dell’autore della canzone…
Sì, ma tu da informatrice del servizio pubblico devi dare una buona informazione, non una sbagliata.
In Italia c’è spazio per la bossa nova e per il jazz? C’è una solida cultura musicale?
Potrei anche dire “no comment” visto il Sanremo appena finito! Oggi abbiamo avuto una grande perdita, credo che Lucio Dalla, così come molti della sua generazione, ha fatto conoscere la musica italiana nel mondo. Oggi manca l’amore, sembra quasi che gli artisti abbiano paura di dirsi innamorati.
Forse lui si è trovato anche in un periodo fortunato della musica italiana, oggi pare che i talenti possano venir fuori solo dai vari reality come X Factor e Amici!
Non credo che esista un periodo facile per la musica, essere un fenomeno può essere facile, ma la musica non è fatta da fenomeni. Ad esempio dov’è la Ferreri? Forse è tornata a fare la cassiera, non so! I fenomeni non possono durare, la musica è un’altra cosa. Ecco perché Lucio Dalla è durato nel tempo, perché nella sua epoca così come nella mia, che ho iniziato 22 anni fa, fare musica non significava fare uno spettacolo da baraccone. Fare musica non è fare la hit, avere successo e poi essere dimenticato completamente dalle persone. Vediamo di quello che c’è in giro cos’è che rimarrà tra dieci anni! Io sono 22 anni che sono in scena!
La colpa può essere anche di un mercato discografico che tende a bruciare in fretta queste persone?
Può darsi anche questo, perché le major in generale hanno il concetto di sfruttare l’artista il più che possono, e quindi è normale che ad un certo punto spingono talmente tanto che la gente si stanca e cambia.
Il duetto dei tuoi sogni?
Posso sognare alto? Stevie Wonder!
Ormai è dal 2009 che non pubblichi un nuovo disco, quando il lieto evento?
Fra poco! Sto lavorando a un paio di progetti e se ci riesco a breve farò un disco nuovo. La situazione è abbastanza difficile, ma io incrocio le dita e vado avanti!
Che difficoltà stai incontrando?
Tutte: dalle case discografiche al mercato dei dischi, ai negozi di dischi che sono diventati dei supermercati, alla quantità di musica spazzatura che esce ogni giorno, alla distribuzione via Internet, anche trovare in musicisti giusti non è facile, senza contare che produrre un disco in Italia è molto costoso. Fare buona musica e un repertorio di qualità richiede tempo. Certo se io fossi un fenomeno da X Factor sarebbe diverso! (ride, ndr).
Giuditta Danzi
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