The Iron Lady, regia di P. Loyd
Una anziana signora che esce per andare a comprare il latte, passa le sue giornate interamente a casa dormendo, ricordando il passato, spesso in uno stato di forte confusione, che la porta ad avere gravi allucinazioni a causa dell’avanzato stato del morbo di Alzheimer.
Questa è, oggi, la vecchia Lady di Ferro, al secolo Margaret Tatcher. E questo ha deciso di portare sul grande schermo la regista Phyllida Loyd, al suo secondo film dopo il divertentissimo Mamma Mia! dal quale si è portata dietro Meryl Streep, straordinaria come al solito.
La visione di The Iron Lady lascia sensazioni contrastanti: da una parte è sicuramente molto apprezzabile la scelta della regista di voler partire dall’oggi, facendoci vedere la Tatcher dei giorni nostri, tra le mille difficoltà di una malattia tremenda, in grande contrasto con la donna forte che ha governato la Gran Bretagna per undici anni, per andare a ritroso nella sua storia con diversi flashback. D’altra parte è invece l’esecuzione dell’idea stessa a lasciare un po’ perplessi, resta infatti la sensazione che per un personaggio storico così importante ed influente sia stata troppo trascurata la sua biografia politica, per lasciare spazio ad una dimensione intima e casalinga che è, però, per causa di forze maggiori, di scarso interesse.
Probabilmente è questa la critica principale che va fatta a questo film, che sicuramente agli appassionati di storia lascia un po’ la bocca storta, ma d’altra parte è anche giusto ricordare che un film è un’opera d’arte e non un manuale di storia. Nel complesso l’opera è ben fatta e ci sentiamo di consigliarlo a chiunque voglia passare un’ora e mezza in compagnia di un buon film, che è stato oggetto di critiche da parte degli ultrà della Tatcher e del suo vecchio staff, che ha ritenuto giusto far sapere di non aver mai visto la Lady di Ferro tentennante e sopra le righe come nel film.
La realtà è che l’interpretazione di Meryl Streep è straordinaria, come sempre del resto per un’attrice oramai da considerare tra le più grandi di sempre, ma ha l’unica “colpa” di essere una persona normale, e che quindi dona inevitabilmente un lato umano ad una donna, la Tatcher appunto che, nella sua carriera, di umano non ha mai dimostrato di avere nulla. Ma non può certo essere una colpa per la bravissima attrice statunitense, che invece si è immersa nel personaggio molto bene, catturandone espressioni e movenze in modo incredibile. Con buona pace di tutti gli irriducibili di “ferro” della cara vecchia Maggie.
Alan Di Forte
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