Sherlock Holmes- Gioco di ombre, regia di G. Ritchie
Uno Sherlock Holmes davvero fuori dagli schemi quello di Guy Ritchie, che ci presenta un secondo capitolo in cui può sbizzarrirsi a dovere e far esplodere la mente vulcanica dell’investigatore più famoso del mondo.
Bombe di supposta matrice anarchica esplodono a Strasburgo e a Vienna, e uno scandalo investe un magnate indiano del cotone mentre un industriale americano dell’acciaio muore misteriosamente. Secondo Sherlock Holmes (Robert Downey J.), tutti questi eventi hanno una matrice comune: il piano criminale del professor Moriarty, uomo dall’intelligenza sopraffina e privo di qualsiasi coscienza morale. Holmes strappa Watson alla sua luna di miele con Mary e lo trascina a Parigi, in Germania e infine in Svizzera dove la partita a scacchi con Moriarty sarà tesissima, e la posta in gioco sarà nientemeno che il corso della Storia.
Guy Ritchie esplora per il suo Sherlock un impeto tutto nuovo, mix tra una Spy Story molto american e un lavoro alla Bruce Lee maniera. Interessanti i flashforward sincopati che precedono le mosse d’azione di Holmes, mentre aggiunge verve alla narrazione l’entrata in scena di un divertente fratello Holmes (Stephen Fry) e dei dialoghi irriverenti eppure ben dosati con un Watson- Jude Law davvero perfetto.
Peccato per gli amanti della classicità, se vi aspettate di trovare Conan Doyle seduto sulla sedia vicino alla vostra nel corso dei 122’ del film, vi sbagliate di grosso: l’ambientazione storica esplosiva e la varietà di ambienti suggestivi forniscono uno sfondo opportunamente avventuroso, quasi alla 007, ma James Bond è un’altra storia e, in fondo, il giallo classico condito di invenzioni moderniste non dispiace affatto, perchè non è nè banale, nè scontato, diciamo un tantinello eccessivo, ma è fiction, l’esagerazione condisce solo la portata in maniera più sostanziosa…
Edyth Cristofaro
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