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Miracolo a Le Havre, regia di A. Kaurismäk

Miracolo a Le Havre1

Miracolo a Le Havre1Miracolo a Le Havre è il nuovo lavoro del regista finlandese Aki Kaurismäk, già famoso per La fiammiferaia (1989) e Nuvole in viaggio (1996), un film che racconta la storia di un uomo, Marcel Marx, di sua moglie Arletty e di un bambino africano, Idrissa.

Il lustrascarpe Marcel (André Wilms) ogni mattina esce di casa per andare al lavoro, certo il suo è un mestiere un po’ insolito e poco redditizio, ma la sera può permettersi di bere un bicchiere di vino con i suoi amici. Nella sua umile casa in un quartiere di Le Havre vive con sua moglie Arletty (Kati Outien) e il loro cane Laika. Mentre il film scorre per i primi venti minuti la vita di Marcel sembra essere fatta di cartapesta, fragile e in bilico, si ha la sensazione che da un giorno all’altro un pezzo si romperà. Il momento arriva quando Arletty viene ricoverata in ospedale per un tumore e Marcel deve chiedere soccorso ai suoi amici e vicini per continuare a sopravvivere.
Intanto la polizia è alla ricerca di un bambino fuggito durante la perquisizione al porto, dopo uomini e donne erano stipati in un container. In un pomeriggio di sole, durante una pausa al porto, Marcel incontra Idrissa (Blondin Miguel), il bambino ricercato, e subito l’uomo si sente in dovere di aiutarlo, offrendogli il suo cibo e mentendo al detective (Jean-Pierre Darroussin) in cerca del fuggiasco.
Con la complicità dei suoi vicini, umili e gentili come Marcel, e la pazienza del detective che chiude un occhio sulla verità, Marcel ospita in casa il piccolo Idrissa, il quale è alla ricerca di sua madre che vive in Inghilterra. Marcel prende sul serio la storia di Idrissa e cerca in tutti i modi, con l’aiuto dei suoi amici, di aiutarlo ad attraversare la Miracolo a Le Havre2Manica, riuscendo persino a raccogliere i soldi necessari per il viaggio in mare.
Il miracolo si completa il giorno in cui Marcel va in ospedale per prendere Arletty e riportarla a casa: la donna, a cui i medici avevano dato poche speranze di sopravvivenza al tumore, è miracolosamente guarita e può riabbracciare Marcel e tornare a vivere nella loro casa dove li attende Laika. E un ciliegio in fiore.

Anche in questo film, il regista torna a parlare di problematiche sociali che riguardano l’esistenza di tutti gli esseri viventi: in qualsiasi posto del mondo può accadere una storia simile, in queste immagini dilaga la bontà e la partecipazione al dramma di una famiglia messa a dura prova dalla malattia, quella di Marcel, a cui si lega il destino di Idrissa e della sua famiglia divisa a causa della povertà. Non esistono confini, non ci sono barriere che tengano quando l’essere umano è guidato dallo spirito di solidarietà, e le leggi che proibiscono il legame tra gli individui si infrangono di fronte allo spirito di sopravvivenza e all’amore. Anche il detective ne è convinto…

Eva Di Tullio

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