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I Lamb sono tornati!

Foto di Daniele Rotondo

Foto di Daniele RotondoROMA- I Lamb sono tornati ad esibirsi nella capitale, dopo la loro performance al MIT Festival di Roma con il concerto all’Auditorium Parco della Musica il 29 novembre scorso, una tappa fondamentale del loro tour che li ha portati in giro per l’Europa e che segna il ritorno sulle scene internazionali.

Dopo la pubblicazione del loro primo album Lamb nel settembre 1996, la storica band inglese, originaria di Manchester, formata da Andy Barlow, che è anche produttore del gruppo, e la cantante Lou Rhodes, i Lamb hanno raggiunto il successo con il singolo Gorecki, a cui fece seguito lo scioglimento temporaneo avvenuto nel 2004.
Nel periodo che seguì la divisione del gruppo i componenti hanno lavorato a progetti da solisti, Lou Rhodes ha WM  MG 0109lavorato al suo album Beloved One, mentre Barlow ha elaborato due progetti Hoof e Luna Seeds, fino a quando nel dicembre del 2010 è giunta la felice notizia della registrazione del loro quinto album che si intitola 5.
Drum and bass, dub e breaks sono le componenti essenziali dei loro dischi e delle loro performance. E noi ce li siamo gustati nella loro esibizione davvero straordinaria, nonostante le sedie dell’Auditorium non siano proprio lo spazio giusto per rispondere a ritmi elettronici e trip hop.
Tuttavia il concerto è stato a dir poco fantastico e lei, la straordinaria Lou è salita sul palco in splendida forma, incantando il pubblico con la sua voce spettacolare, mentre il suo compagno Andy, anche conosciuto con il nickname Hipoptimist, suonava al suo fianco passando dal sintetizzatore alla batteria, infuocando il pubblico che non riusciva a stare seduto.

La band ha presentato i brani, come la bellissima Build a fire, del nuovo album, il quale mantiene perfettamente lo stile di sempre, alternandoli con i successi del passato come Gabriel e What sound. Molti anni sono passati dal loro primo album, ma la sintonia e la loro grande musica continua a regalarci forti emozioni, come un brivido che accompagna il suono dentro le vene.
Ma il momento migliore, quello sicuramente più entusiasmante della serata, è stato quando la Rhodes e Barlow hanno presentato Gorecki, a mio avviso finora il pezzo più bello della band e che, stando ad alcune fonti, dovrebbe essere ispirato alla terza sinfonia di Henryk Górecki, la Symphony of Sorrowful Songs: al suono del tamburo il pubblico è andato letteralmente in visibilio e a tutti sembrava di essere da tutt’altra parte.

Eva Di Tullio
Foto di Daniele Rotondo

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