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TEATRO_ Allo spettacolo non c’è mai fine

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laura.fioravanti-teatro112ott0212 e 13 ottobre 2011. Finali nazionali MArteLive. La sezione teatro, come sempre, ha dato il proprio contributo in fatto di emozioni e arte. Sei esibizioni, quattro finalisti del Lazio e due della Campania. Per tre esibizioni a sera.

Apre la prima serata Pamela Sabatini con o taccia x sempre, un viaggio tra passato e presente: ci accompagnano lungo il tragitto le note di un organetto e di un violoncello, a musicare vecchie filastrocche o strofe di cui si è persa la melodia. Si narra la storia della famiglia della protagonista, si narrano aneddoti sull’amore dei nonni, si narra di fughe, miracoli, tragedie e gioie improvvise. Di come i vetri si trasformano in morbide piume, e di come si può trasformare la propria maledizione in una benedizione. Ben recitato, uno spettacolo che evoca belle immagini, e regala un sorriso. Uno, spettacolo che vien voglia di vedere fino in fondo.

Industria Indipendente ci ha regalato Crepacuore, un monologo in cui la protagonista, Maria, è una ragazza pugliese incastrata in una vita di paese in cui, se sei una sognatrice e non temi di vivere l’amore libero, sei automaticamente laura.fioravanti-teatro212ott02ghettizzata e giudicata prostituta. Il suo linguaggio è semplice e diretto, senza mezzi termini, senza paure. Racconta la sua storia, i suoi sogni, la sua vita nient’affatto semplice. Diletta Acquaviva, l’attrice che interpreta Maria, ha toccato picchi di emozione incredibili. Il pubblico in sala muto. “Marì, impara il cuore e mettilo da parte, non si sa mai che un giorno ti serve veramente”.

Ultima esibizione della prima serata, Ludovica Sistopaoli, in Cocci, la storia di una bambina, Sigismonda, oppressa dalla madre a causa della propria obesità. Tutti la umiliano, dalla madre ai compagni di scuola. Vergogna e infelicità si impossessano di lei, e lei “esplode”, letteralmente. Vittima di una società malata e alienante, la piccola Sigismonda muore a causa di un complicato procedimento psicologico. Sua madre non comprendeva che, se opprimi un cuscino, l’aria uscirà dai lati, deviata.
Ludovica porta sulla scena un tema importante, ha buone intenzioni e crede in ciò che fa, lo spettacolo che ha buone potenzialità, ma la sua prova di recitazione risulta poco convincente e lascia dei dubbi. Ma i dubbi sono fatti per essere spazzati via. E lei è giovane. Crescerà, come donna e attrice. E noi speriamo di poterla accogliere di nuovo tra i nostri artisti.

La seconda serata inizia con un monologo comico di Maria Antonia Fama, Diario di un killer sentimentale. È la storia di Assunta Buonavolontà, brillante studentessa che, dopo la laurea, si scontra col mondo del precariato, dei continui spesso assurdi colloqui di lavoro e delle infinite difficoltà che questa società riserva ai giovani in cerca di occupazione. La narrazione prende corpo a partire dalle pagine di un diario, che gradualmente si animano, attraverso flashback e cambi di. Assunta scoprirà che non c’è niente di più duraturo della provvisorietà. Come dire: l’unica certezza laura.fioravanti-teatro113ott03è il dubbio. Bella prova di una simpatica Maria Antonia, brillante, a tratti eccessiva. Che ha regalato un sorriso su un tema attuale.

Il secondo spettacolo cambia decisamente atmosfera. La Compagnia Andrea Saggiomo presenta Villon – il Romanzo del Peto del Diavolo, un estratto del lavoro completo della compagnia, ispirato al primo dei poeti maledetti, François Villon, la cui storia esistenziale fatta di miseria, prigione, crimine e passione sessuale è raccontata con tutte le contraddizioni del carattere bohèmien: toni irriverenti e struggenti.
Un misto di linguaggi che purtroppo non convincono il pubblico, che rimane spiazzato e sconvolto dall’atmosfera inquietante che si ritrova sul palco.

L’ultima esibizione è affidata al Quartetto Papanimico in Carmine G. un uomo che conta. Essa narra le vicende di un uomo con un vizio: contare ogni cosa. In casa di Carmine, tra le sue cose, i suoi “dispacci”, una lente di ingrandimento su un uomo qualsiasi, quasi della porta accanto, sulla sua solitudine, sui dialoghi senza interlocutori, sul suo guardaroba. Carmine ci racconta che “ogni cosa che è dentro va portata fuori”, per questo lui conta per sé e per gli altri. Conta i fiori in un prato, i baci ricevuti e quelli donati, conta i tipi di tristezza possibili.
Il racconto è fresco e raccontato bene, accompagnato dalla musica, che tanto dona alla poesia del teatro. Bello l’uso delle parole. Bello il sorriso che lo spettacolo ha lasciato nel pubblico.

E così si chiude un’altra finale. Con diverse emozioni e diversi stili. Tutto è accomunato però dalla passione per il teatro e l’arte, che MArteLive coltiva. E non può che essere che un successo. Come sempre. Per il momento chiudiamo il sipario e ringraziamo tutti gli artisti che ci hanno dato il loro contributo affinché tutto andasse com’è andato: nel migliore dei modi. Attori, registi, tecnici: arrivederci al prossimo anno.

Pina Ianiri
Foto di Laura Fioravanti

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