Il paradiso non può attendere: Andrea Simoncini Gibson
[ARTI VISIVE]
ROMA- Lo scorso 5 ottobre si è conclusa la personale del fotografo romano Andrea Simoncini Gibson dal titolo Heaven can’t wait presso la Mondo Bizzarro Gallery di Roma che continua imperterrita a sfornare mostre a raffica.
L’artista a cui è dedicata questa mostra è uno dei personaggi di spicco della fotografia Made in Italy, lui, Andrea Simoncini Gibson, nato a Roma, cresciuto tra la Capitale e Londra ma milanese di adozione, ha un curriculum artistico di tutto rispetto: la realizz azione di una propria linea di gioielli, la creazione di icone grafiche e mandala digitali, il ruolo di insegnante presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera e la sua attuale dedizione per i ritratti fotografici digitali, come quelli presenti in questo evento che si è concluso da poco.
Le immagini raccolte in questa occasione mettono in risalto la propensione dell’artista verso l’essere umano e le sue forme: egli si fa portavoce di un universo in cui il corpo diventa il luogo dove l’essenziale e l’immaginazione si sublimano, ovvero lo spazio entro cui la realtà e la visione si fondono e inconsapevolmente rendono lo spettatore partecipe di un momento irripetibile.
Le creature che posano per le sue fotografie sembrano provenire da un mondo che sfida la tradizione iconografica del passato: al posto di Madonne doviziose con in braccio Gesù bambino Simoncini Gibson pone di fronte allo spettatore degli esseri femminili dalle forme arrotondate e allungate, colte in un momento di straordinaria bellezza come in Mother and Doll.
Altre presenze femminili vengono immortalate nell’attimo della seduzione, nel frangente in cui la bellezza si impadronisce del loro corpo e le fa apparire drammaticamente irresistibili come in Rapture o ancora di più in Last Breath 2, dove forse una tarantola ha già posto la sentenza di morte ad una giovane fanciulla dalle dita insanguinate. E che dire della venere sinuosa (Beauty and Beast) che si lascia attraversare da un ragno in un cielo fatto di nuvole che si accostano al celeste dei suoi occhi sognatori.
Nelle sue fotografie si coglie anche un tocco di ilarità, specie in quelle opere in cui l’iconografia dei santi lascia il posto a volti noti che si lasciano ritrarre a mezzo busto come delle vere e proprie icone moderne: tra di esse spiccano Marco Materazzi, il quale viene fotografato assieme a tutta la sua raccolta di tatuaggi come non li abbiamo mai visti, e poi La Pina racchiusa nel suo universo floreale stampato sul corpo e Max Papeschi con in braccio un neonato imbronciato. Le sue opere non sono solo un omaggio alla bellezza del corpo umano, la sua è anche una ricerca sull’erotismo e sul pericoloso gioco della seduzione che non risparmia proprio nessuno.
Eva Di Tullio
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