7 pezzi di carne
[TEATRALMENTE]
ROMA- Sette pezzi di carne (dal 26 settembre al 16 ottobre al DegliZingari Gallery), una morale a brandelli, una città dilaniata da brutalità e depravazione. Una Roma notturna, sotterranea, claustrofobica, che affonda la propria storia negli abissi di un’anti-etica lontana millenni dal modello sconfitto di pietas.
Ad attingerne a piene mani, Riccardo Reim: prima con il suo recente scritto Segnali notturni (edito da Gaffi nel 2011), ora con questo spettacolo visionario. A prestargli braccia, stomaco, cuore – davvero, ne hanno uno? – i personaggi messi in scena. Sei ragazze ed un ragazzo, tutti giovanissimi, rispondenti alla nomenclatura di Valentina Ardinzone, Letizia Barone Ricciardelli, Emanuela Cacciaguerra, Chiara Di Pietro, Federica Lamedica, Maria Santirocco, Valerio Cerasoli.
Sette pezzi di carne, come anticipato dal titolo, che uccidono, dimenticano, si confondono sotto il segno di Saturno. In un atteggiamento bipolare si snoda così la storia, tra risa amare e riflessioni cupe.
Del genio del dio non resta però traccia. Tutto è nebbia, buio e squallore. Ma, soprattutto, malinconia, nella sua accezione pura.
Bile nera, incapace di vere passioni. Un oscillare tra buio e luce, che qui – quando appare – è pur sempre tiepida ed affidata ai pochi pii presenti in sala. Da loro si aspetta il moto capace di scuotere la trama, riscattare l’abiezione, redimere perfino. Ma dai protagonisti, niente. Carne muta senza viscere, cui pure la parola sembra superflua: dono gratuito e mal speso. Perché della carne non restano che le pulsioni.
Dell’anima, quel palpito poco convinto nelle mani degli spettatori.
Angelo Passero
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