Skip to main content

Un bosco a regola d’arte: Dolomiti

viaggi
[TRIP: NOTE DI VIAGGIO]

viaggiPop Art, Fluxus, Performance Art e Body Art, Minimal Art, Arte povera, e Arte Concettuale. Alla fine degli anni ‘60 nascono una serie di movimenti artistici che, pur percorrendo strade differenti, tendono tutti alla messa in discussione della società affermatasi, con sempre maggior vigore, dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Forse però, il percorso che fino a qualche anno fa era rimasto più in sordina era quello della Land Art – o Earth Works o ancora Earth Art-  quel movimento che indaga, sovverte e rinegozia il rapporto uomo-natura.
In Italia sono noti da tempo parchi in cui artisti importanti hanno realizzato opere e installazioni, ma solo 25 anni fa è nato quello che rispecchia pienamente il concetto di “arte ambientale” e non si presenta solamente come un contenitore verde di opere d’arte. Questo posto è in provincia di Trento e si chiama semplicemente Arte Sella, una manifestazione foglia_erbainternazionale di arte contemporanea nella natura e per la natura.
Concepita inizialmente come una mostra privata all’interno dei terreni di una delle ideatrici, Carlotta Strobele, in pochi anni l’esposizione cresce e diventa un vero e proprio progetto culturale rivolto all’arte contemporanea in stretto connubio con il rispetto dell’ambiente. Il risultato è che ora l’esposizione si snoda attraverso un percorso di circa due chilometri, il percorso ARTENATURA, a ridosso di un torrente sul fianco del Monte Armentera, per terminare nell’area di Malga Costa, un’antica malga recuperata e adibita a luogo di mostre temporanee e concerti.
La caratteristica del progetto è quella di essere un punto di incontro tra artisti anche diversi (scultori, musicisti e scrittori ad esempio) per elaborare e creare opere ardite.
Lungo il percorso gli escursionisti si imbattono in una trentina di installazioni che abitano il bosco discretamente, lasciando ai suoni naturali il compito di creare l’ambientazione per l’incontro con l’opera. Una delle regole non scritte di Arte Sella è che l’artista non è più un protagonista piuttosto un celebratore, e il suo intervento non è altro che un ornamento all’essere arte della natura stessa.

La definizione è rappresentata a pennello dall’intervento Collana di Flora Viale, in cui le pietre del bosco sono appese da un albero all’altro a formare un sorridente monile. Quasi tutti i materiali provengono direttamente dal bosco e al bosco vengono rilasciati: essendo costituiti principalmente da  foglie, rami e tronchi, negli anni gli interventi artistici vanno degradandosi per poi scomparire e ritornare alla terra che li ha generati. L’incontro con l’opera, allora, diventa ancora più significante, perché, a differenza dalle “normalmente” eterne opere d’arte, in esso si riversa l’intero ciclo della vita.
Le opere hanno tutte un forte sapore concettuale, come Il Tempio dell’Amore di Belle Shafir o Dna Sella di Marco Nones che apre il percorso come un vero e proprio manifesto di scarna semplicità: una spirale lignea. Al concetto si affianca anche un senso di ironia in Filo d’erba di Johann Feilacher (un enorme tronco scolpito appena all’apice), Foresta accatastata di Cornelia Konrads (una piramide di tronchetti) o Tu sei qui di Tim Curtis, una gigante X di tronchi sospesi.
tempioamoreForti i richiami all’arte primitiva totemica per la natura stessa dei materiali – trochi e sassi- e per l’esplicita volontà di operare con essi più che sulla forma, sottraendo materia. Con Intersticios di Matilde Grau, un massiccio cubo in cui i funghi hanno trovato un riparo amico, il visitatore si immette in un ambiente diverso, il biotopo acquatico in cui gli artisti hanno davvero giocato come ci mostrano i Flauti di Herik Samakh, flauti di bambù appesi ai giunchi che catturano il vento.

Il percorso termina nell’area Malga Costa, l’unica a pagamento, che racchiude vere maestosità. La prima è senz’altro Le soleil di Francois Lelong uno dei simboli di Arte Sella, il leggerissimo sole di legno con il suo centro-occhio aperto verso il bosco e i rami ondulati a salutarlo. Gioca sulla maestosità anche Alois Lindenbauer con i suoi Silent Step, giganti tronchi di legno in una marcia immobile, che risaltano chiarissimi. Suggestivo è il passaggio all’interno del Teatro Naturale, ricavato dal pendio del terreno delimitato con intrecci di rami scuri e sottili, la cui acustica permette di fruire dei tanti concerti all’aperto che si tengono in questo luogo incantato per gli amanti della natura e dell’arte. Ma la regina indiscussa di questo regno silente è l’opera di Giuliano Mauri, una delle prime ad abitare la scenografia della Val Sella dal 2001: la Cattedrale Vegetale. Domina l’altura una struttura gotica di tre navate formate da ottanta colonne di rami intrecciati, alte dodici metri per uno di diametro; all’ interno di ognuna è stato messo a dimora un giovane carpino che cresce circa 50 centimetri l’anno. Tagli e potature daranno tra qualche anno la forma di una vera e propria cattedrale verde. Il progetto esprime tutto il senso di Arte Sella, cioè l’arte come processo più che come arrivo.
Tra vent’anni la gente si accorgerà che c’è stata la creazione della natura che ha dialogato con l’uomo. Che è poi quello che l’uomo ha sempre fatto. La dimenticanza è solo la nostra di non sapere, di non riconoscere più”. Giuliano Mauri (1938-2009)

Francesca Paolini

Le-soleil-
accatast
cattedrale
dna
foglia erba
intersticios
nucleo
tempioamore

Arte Sella, Carlotta Strobele, Dolomiti, Francesca Paolini, martelive, martemagazine, Trip: note di viaggio, viaggi

Lascia un commento