Close up on Suzanne Vega
ROMA- Il Laghetto di Villa Ada il 20 luglio scorso da solo dà l’impressione che Roma incontra il Mondo sul serio, a dimostrazione del fatto che una programmazione con artisti così internazionali, da così tanto tempo assenti dalla città eterna, sono quasi un miracolo.
Suzanne Vega è una di questi. Artista eclettica, fuori dal cono mediatico che spesso investe le grandi star statunitensi, la scopriamo dotata di una forte ironia e di quella voce, calda, limpida, accogliente che l’ha fatta amare dal pubblico di mezzo mondo negli anni ’80, quando ha rilanciato il cantautorato femminile, colmando il vuoto tra la Joni Mitchell degli anni d’oro e le cantanti folk e rock della seconda metà degli anni ’80 (Tracy Chapman, Tony Childs, Edie Brickell).
Cominciò a scrivere poesie a soli 9 anni e a 14 già dava luce alla sua prima canzone (la musica è una malattia che si contrae molto giovani) e forse è proprio questo suo spirito così poetico, apparentemente diafano, a catalizzare l’attenzione, proprio come quel suo stile così soave, a tratti anche malinconico che, però, sfocia in più di un momento di estrema dolcezza.
Tanti gli appassionati della sua musica ad ascoltarla in questa versione pseudo acustica, accompagnata dalla chitarra elettrica di Gerry Leonard. La Vega propone al pubblico di Roma il Close Up Tour, figlio del suo ultimo progetto, Close-Up, rivisitazione in chiave acustica di buona parte del suo repertorio, che si snoda attraverso quattro album tematici: Love Songs, uscito lo scorso anno, People & Places appena pubblicato, dedicato a New York e che contiene tra le altre “Luka”, “Tom’s Diner”, “Queen and the Soldier”, “The Man Who Played God”, mentre a fine luglio uscirà il terzo volume States of being (nel prossimo futuro uscirà Songs of family il quarto volume).
La scaletta del concerto propone un concentrato delle canzoni più belle e amate dell’artista: da “Marlene On The Wall”, “When Heroes Go Down”, “Small Blue Thing”, “Caramel”, “Frank & Ava”, “Gypsy”, “New York Is My Destination”, “Ann Marie”, “Harper Lee”, “Tombstone”, “Blood Makes Noise”, “The Queen And The Soldier”, fino a “Luka” e “Tom’s Diner”.
Il tutto condito dalle canzoni della sua ultima fatica, un musical scritto a quattro mani con Duncan Sheik, Carson McCullers Talks About Love, opera dedicata a Carson McCullers, scrittrice americana contemporanea di autori quali Hemingway, Lee andato in scena per la prima volta a New York nel maggio 2011 presso il Rattlestick Playwright’s Theater.
Una Suzanne Vega che lascia senza fiato per la capacità di dialogare col pubblico, raccontando piccoli aneddoti familiari o da dove nascono le sue canzoni, avvalendosi anche di un interprete d’eccezione, il cantautore Valerio Piccolo. Insieme i due presentano il sequel della dolcissima “Suono Nell’Aria – Freeze Tag” (feat. Susanne Vega), un brano nato spontaneamente dalla collaborazione che da anni Piccolo ha con la celebre songwriter.
L’amore è nell’aria in ogni momento del live, l’aria freddina tocca il cuore e lo trascina verso una New York forse un po’ autunnale, ma romantica, invitante. Sembra di viaggiare lontano chilometri e chilometri di musica, sembra di toccare l’America buona di chi racconta la vita e lo fa con dolcezza e dedizione, sembra di scivolare in un tempo senza tempo, mentre le sonorità a cavallo tra l’acustico e l’elettrico lasciano piacevolmente sorpresi e sospesi in un limbo dove tutto potrebbe accadere…
Edyth Cristofaro
Foto di Federico Ugolini
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