Tetes Raides: nuova musica d’autore francese
AVIGNON- Credo sarà capitato anche a tutti, almeno una volta, di parlare di musica italiana con degli amici stranieri. Personalmente, a me fa un po’ tristezza, quando ci si trova a decantare le meraviglie della nostra canzone d’autore e nella stragrande maggioranza dei casi i nostri interlocutori assumono un’aria di vuoto totale.
Purtroppo, ad esclusione degli arcinoti cantanti lirici o degli artisti che coltivano generi di nicchia, è soltanto la musica pop ad avere il privilegio di varcare le frontiere. Escludendo alcuni artisti come Zucchero che ha fatto conoscere la sua vena blues anche fuori dall’Italia, gli unici autori che sono conosciuti all’estero sono Ramazzotti, Laura Pausini e Tiziano Ferro. Partendo da questa piccola premessa, ed avendo l’opportunità di sfruttare la vasta cultura musicale di alcuni connoisseur di musica francese, mi sono ritrovato nel magnifico sud della Francia, dove mi sono imbattuto in una performance live dei Tètes Raides, una band molto famosa Oltralpe, ma che personalmente non conoscevo.
In una calda sera di fine maggio presso l’Espace Auzon di Carpentras, un piccolo borgo che sorge vicino ad Avignon, questo gruppo folk-rock ha lanciato il suo ultimo album L’An Demain. Se si volesse fare un paragone per dare una vaga idea fornendo un corrispettivo italiano, direi forse, che ricordano leggermente uno mix fra la Banda Bardò, Vinicio Capossela ed i Folkabbestia.
La formazione musicale è piuttosto folta: sul palco infatti, sono presenti oltre a basso, batteria ed un ottimo chitarrista acustico, una variegata batteria di fiati che accompagnano -immancabili, in un band francese- violino e fisarmonica, quest’ultima suonata magistralmente dal cantante, chitarrista ed anima del gruppo: Christian Oliver.
La scaletta del concerto metteva chiaramente in evidenza i nuovi brani, infatti, sono stati suonati molti dei 13 brani che compongono l’ultimo album, un misto di folk-rock, molto ritmato e impreziosito da lunghi assoli dei fiati o di fisarmonica, che rendono questo particolare tipo di musica particolarmente apprezzabile nella sua versione live. Ma le Tetes Raides (letteralmente “le teste dure”), non sanno solo offrire ballabilissime melodie folk, che coinvolgono il pubblico di tutte le età, ma sulla scena sono state saggiamente alternate anche canzoni d’autore dalla vena più poetica, ispirati alla tradizione dei grandi cantautori francese alla Georges Brassens o alla Jacques Brel. Ad ampliare il repertorio si sono aggiunti anche due brani di rottura, che sono stati molto apprezzati. Sono stati suonati infatti, due pezzi dal forte accento punk, che come i fedelissimi del gruppo ricordano, risalgono agli albori di metà ’80 della band banliuesard parigina.
La resa scenica del gruppo è risultata, anche grazie all’ottima sintonia con i carichissimi fans che hanno ininterrottamente accompagnato la voce di Olivier, a testimonianza dell’enorme seguito che la band ha in Francia.
I cavalli di battaglia sono stati letteralmente cantati in duplice versione sia sul palco che dalla platea:”Je Chante, “St Vincent”, “Gino” e “La Vie C’est Pas Du Gâteau”, hanno particolarmente esaltato gli aficionados, poi come per ogni concerto, è arrivato il momento che tutti aspettavano quando la band ha preparato il solito spettacolo che accompagna la canzone più famosa – e più bella devo dire – che è “Ginette”.
Luci sceniche spente e nel buio, dall’alto, cala sul palco una lampada. Contemporaneamente una dolce melodia di fisarmonica comincia a cullare gli spettatori, che appena riconoscono cosa si sta preparando sul palco, letteralmente, impazziscono. Stupenda chanson d’amour romantica e un poco malinconica cantata a squarciagola da tutti i presenti (tranne me, purtroppo!) danzanti e dondolanti, mentre Olivier lanciava la lampada avanti ed indietro illuminando le facce estasiate degli astanti.
Ottima musica e poesia, un binomio indissolubile per la band parigina, ma anche impegno politico nei suoi brani talvolta molto ermetici, ma sempre originali ed ironici.
Dopo un due ore, ovviamente, è partita la “tarantella” dell’entrata-ovazione-uscita, che si è protratta per ben 4 volte nel compiacimento dei musicisti che erano ben disposti a deliziare ancora il loro pubblico, ormai tramutato in un’urlante bolgia euforica.
C’è stato pure il momento per il ricordo, prima della chiusura. L’ultima canzone è stata una dedica a Mano Solo, cantante che tante volte ha collaborato con le Tetes Raides, che è scomparso all’inizio dell’anno, ed è stato omaggiato dell’ultimo applauso da parte del pubblico di Avignon.
Claudio Aleotti
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