Storia di non-amore: Tradimenti
[TEATRO]
ROMA- Tradimenti (Betrayal), forse una delle più rappresentative pièce del celebre commediografo inglese Harold Pinter, è andato in scena dal 17 al 29 maggio al Teatro Piccolo Eliseo Patroni Griffi.
Il regista Andrea Rizzi ha diretto tre nomi di richiamo come Nicoletta Braschi nel ruolo di Emma, Tony Laudadio, l’amante Robert, ed Enrico Iannello nei panni di Jerry, marito- amico tradito e traditore. Un triangolo che di amoroso ha molto poco.
Per la scenografia la scelta è stata quella di eliminare la fisicità degli oggetti attraverso due pannelli sui quali scorrevano di volta in volta le 9 scene previste a ritroso nel tempo.
L’azione prende il via dall’appuntamento di Emma e Robert a due anni dalla fine del loro rapporto clandestino. Dal primo dialogo emergono immediatamente gli elementi caratterizzanti del testo, ovvero il peso della memoria sulle relazioni tra i personaggi, l’ipocrisia di una brillante borghesia in apparenza vincente e soprattutto il profondo significato del silenzio. Tra una battuta sulle ultime tendenza della pittura contemporanea e sulla scoperta editoriale di turno (Robert è un talent scout letterario), i due ex amanti trovano, senza non poca difficoltà, il modo di ricordare i momenti salienti della loro relazione durata sette anni alle spalle del marito di lei, Jerry, il miglior amico di Robert, e all’insaputa anche della moglie di quest’ultimo. Così la prima scena dà le coordinate spazio- temporali sulle quali poggia l’intera opera che, nelle scene successive, ripercorre a ritroso quei luoghi e quegli anni cruciali che costituiscono i ricordi di entrambi, fino all’inizio della loro storia. È chiaro fin da subito che il rapporto è stato vissuto dai due in maniera molto diversa, condensato nelle due visioni dell’appartamento comprato per incontrarsi: per Emma un nido d’amore da arredare, per Robert solo un’alcova per il sesso da consumare nei ritagli sottratti al tempo e al lavoro. Significativamente il rapporto sembra essere terminato non per mancanza d’amore, ma per mancanza di tempo: troppo complicato vedersi e badare ai propri impegni coniugali e lavorativi. La mancanza di amore è palese non solo all’interno di questo rapporto, ma anche in quello ufficiale tra Emma e il marito Jerry, al quale è stato rivelato tutto da alcuni anni, con grande sconcerto di Robert che deve così patire lo scomodo di una bella amicizia rovinata da un’inspiegabile voglia femminile di sincerità. La civilissima accettazione di un tradimento così squallido, la moglie con il migliore amico, è una ben poco riuscita maschera per l’ipocrisia di cui Jerry appare quasi fiero. Del resto anche lui ha avuto diverse relazioni extraconiugali che pareggiano una partita senza nessun vincitore.
Sono personaggi ai quali non riusciamo ad affezionarci in alcun modo per la loro inerzia emotiva,per il loro sorriso così in autentico e ostentato, per la totale mancanza di coraggio anche negli errori. Difficile persino immaginare che abbiano potuto esser così passionali da compiere un tradimento.
I dialoghi giocano sul peso significante del silenzio e del non detto e sul continuo contrasto tra verità e apparenza. Purtroppo la recitazione è apparsa forse troppo monocorde e flemmatica per convincere del tutto. L’assenza di passioni autentiche nei personaggi pinteriani, infatti, non doveva tradursi in mancanza di pathos, quanto piuttosto nel far trasparire una tempesta al di sotto di un’ipocrita apparenza di normalità.
Francesca Paolini
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