DANZA_ Agli sgoccioli, per ora…
Diana esaudì il desiderio della ninfa Aretusa e per salvarla dalle mire di Alfeo, la trasformò in una sorgente portandola in Sicilia, a Siracusa, nell’isola di Ortigia. Alfeo nel frattempo la cercò ovunque e il desiderio carnale stava lasciando posto all’amore e gli dei spinti dalla compassione, con Giove stesso in testa, gli permisero si raggiungere la sua amata, ma ad un patto: che Alfeo scavasse un sotterraneo dal Peloponneso fin nel porto di Siracusa attraverso il mare Ionio.
Così giunse e Aretusa e Alfeo vissero per sempre insieme. La favola per ora è finita e insieme a essa anche le finali regionali del Lazio del MArteLive 2011 con la sezione danza che ha chiuso con tre performance.
La prima esibizione è a cura della Compagnia AliREmote con L’Istante. La coreografia di Elisa Romagnani è un lavoro ispirato al racconto di Francis Scott Fitzgerald Il curioso caso di Benjamin Button ed è una sorta di rievocazione di situazioni diverse in cui il protagonista potrebbe trovarsi; ma le avventure di questo protagonista possono ricordare quella di ogni persona presente in sala. Ognuno ha vissuto situazioni e momenti particolari nella propria vita, a volte semplici, a volte difficoltose e molto spesso non si conosce né comprende l’origine di quel determinato problema. Ma questa performance lascia nella mente almeno il tentativo che fa il protagonista di provare ad andare avanti, andare avanti che è un cammino a ritroso per ricondurre il tutto all’origine, all’istante in cui tutto ha avuto inizio. Ed è lì che si dovrebbe puntare, all’origine perché l’origine racchiude in sé il movimento, quel percorso che porta all’autoconsapevolezza che mai viene raggiunta, ma non per incapacità, solamente perché la conoscenza non ha limite. La scoperta di sé e delle proprie potenzialità è un percorso infinito, ma che vale comunque la pena di intraprendere.
La seconda esibizione è la Compagnia della Quarta con 60 battiti e il tema principale riguarda il lavoro. Avere un lavoro non è necessario solamente per poter accrescere la propria stima e indipendenza economica, ma è un rito di passaggio. Proprio quel rito tanto caro a ogni antropologo che tenta di trovare una spiegazione sensata a ogni azione umana presente e passata. Ma effettivamente per l’uomo avere un lavoro è il primo passo per affermare la propria presenza attiva nella società, per poter avere maggiore consapevolezza di se stesso e dell’essere al mondo. E così la coreografia “lavora” in questo senso. Sul palco troviamo un gioco di ruoli tra personaggi, un gioco in cui ogni personaggio ha un proprio pensiero da condividere con gli altri e in cui ognuno può contare sul supporto di propri compagni. Tutto è una sfida, tutto divide, tutto rende più uniti, perché in fondo l’uomo è pur sempre un animale sociale e tutto ciò che muove il sé, muove gli altri. In questa Compagnia, a parte Patrizia Proclivi, gli artisti sono attori e non danzatori, ma riescono con sincronia e perfezione a rendere il tema della performance. “Per raccontare la realtà c’è bisogno di verità, di attori appunto che rendano il gesto danzato “non danzato” e l’espressione corporea, concreta e tangibile”; così la compagnia descrive l’opera presentata al MArteLive e così hanno trasmesso il loro pensiero: profondamente chiaro, giocosamente reale e attorialmente presente.
L’ultima compagnia presenta Shakespeare in brunch con le coreografie di Patrizia Proclivi ed è il primo studio di corti shakespeariani che si aprono con una rivisitazione di Sogno di una notte di mezza estate. Qui la parola si fa gesto, e ogni lettera, trasformandosi in puro movimento acquista un ritmo e un carattere diverso nonostante il messaggio risulti il medesimo. Personaggi che entrano in scena quasi volando su di un carrello, costumi che sembrano provenire direttamente dal bosco simbolo della libertà priva di costrizioni rispetto al castello, così colmo di regole e precetti; ma regole e libertà sembrano combattersi e ognuna prende il sopravvento sull’altra quasi fosse un perverso scambio di ruoli. È interessante notare la scelta di interpreti maschili anche per personaggi femminili, in fondo nel pieno rispetto della tradizione elisabettiana che considerava proibito dalla legge l’uso di attrici. Personaggi che giocano senza regole in un non luogo e in un tempo senza tempo. Basta un briciolo di potere sui sogni e l’abuso diviene parte integrante della storia.
Mi rivolgo ora a voi, Madame e Messeri che fin qui vi siete spinti a leggere per più di una luna, se in qualche modo ritenete vi abbia offeso, affinché io riceva il perdono, fate conto di aver dormito, e che a mostrarvi queste immagini sia stato un sogno. Se avrò in sorte di fuggire ai vostri insulti, vi auguro una felice vita, datemi la mano e siamo amici…
Emanuele Truffa Giachet
Foto di Federico Ugolini & Giacomo Citro
31 maggio, Compagnia Aliremote, Compagnia della Quarta, danza, Emanuele T. Giachet, martelive 2011, martemagazine, Patrizia Proclivi