Ballkan Bazar, regia di E. Budina
Passione, nazione, azione e ironia, storie di vivi e di morti che si contaminano, si mescolano in questa danza di nazionalità, nazionalismi e bandiere che traspare sin dal titolo di Ballkan Bazar, nuovo film di Edmond Budina prodotto da Mediaplex Italia ed Erafilm Production Albania che uscirà nelle sale italiane il 15 luglio prossimo.
La prima co-produzione italo albanese che offre uno spaccato dell’area del sud dell’Albania, al confine con la Grecia. Che parla di rivendicazioni tra i due popoli e singolari conflitti. Un film che in Albania ha raggiunto il maggior incasso di tutti i tempi e di certo non a caso.
Dopo il lungometraggio Lettere al vento del 2003, Budina torna al suo amore per il cinema regalandoci una riflessione sul suo paese: l’Albania. Una riflessione piena di poesia, di ironia, ma anche di tante verità. Il regista e sceneggiatore albanese toglie il velo e scopre con Ballkan Bazar una storia di confini, di morti e cimiteri che non sconfina mai nel sacrilego, anzi si gioca sulla chiave della comicità, del grottesco. Il film è contaminato da tradizioni popolari, canti, sogni e suggestioni delle due terre confinanti. La storia raccontata riprende un fatto di cronaca: un originale scambio di ossa, con l’esumazione di cadaveri albanesi che vengono poi interrati in finti cimiteri monumentali di soldati greci. Tutto questo per modificare i confini tra Grecia e Albania. Per possedere di più, al punto che un cadavere può fare la differenza.
Altro tema sfiorato, senza fare polemiche, nel film è quello che riguarda l’esistenza di una folta schiera di albanesi che ricevono pensioni dalla Grecia, purché rinuncino alla loro nazionalità, assieme ad altri albanesi che modificano perfino il loro nome per poter trovare un lavoro in territorio greco. Tutte questioni davvero scottanti.
Julie (Catherine Wilkening) affascinante quarantenne parte con la figlia Orsola (Veronica Gentili) verso l’Albania dove per errore è finita la salma del padre, che nelle intenzioni della donna doveva arrivare in Francia.
Le due donne si ritrovano prima a Tirana e poi all’estremo confine con la Grecia, nell’Albania del sud. Qui scopriranno un mondo pieno di drammatiche lotte clandestine, di rituali e interpretazioni di sogni. Dove perfino il prete del paese (cui dà il volto lo stesso Edmond Budina) nasconde qualcosa.
Tombe e cimiteri diventano strumento di conflitti tra Greci e Albanesi che si contendono cadaveri e confini, donne e tradizioni. Tutto bilanciato dalle musiche suggestive e allegre del musicista albanese Admir Shkurtaj.
Le bandiere vessilli della nazionalità e della patria sono simboli che delimitano confini e ideologie ponendo gli uomini gli uni contro gli altri. Ma si tratta di fratelli di sangue, di vicini o di conterranei, che finiscono per evitarsi, per affermarsi a scapito degli altri, per distanziarsi sia da vivi che, purtroppo, da morti.
Un tema attuale che riguarda ogni uomo in ogni tempo. Budina sa dipingere di sentimenti e di poesia questo teatro di conflitti che riguarda la sua terra e il mondo intero. Lo sottopone all’unica magia che non è superstizione all’amore che può unire terre e popoli, mogli e amanti, giovani e vecchi.
L’amore che estingue le lotte, che pure ha le sue bandiere di mille colori… le mutande! Finale ironico, profondo e, forse, provocatorio come solo questo regista poteva fare.
Elsa Piccione
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